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Gori al Foglio: “Sì, servono voto anticipato e nuova spinta riformista”

Intervistato dal Foglio, il sindaco di Bergamo dice di essere d’accordo con lo schema delineato dal giornale per salvare il renzismo. Tre mosse contro l’assedio: referendum, voto anticipato e rivoluzione sulle tasse, a costo di sforare il deficit.

Intervistato sul Foglio, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, renziano, dice di essere d’accordo con lo schema delineato dal giornale per salvare il renzismo. Tre mosse contro l’assedio: referendum, voto anticipato e rivoluzione sulle tasse, a costo di sforare il deficit.

“Il lodo del Foglio? Ci sta, anche se non del tutto. È chiaro che serve un colpo di reni, per non finire impantanati/logorati e per rendere effettivo, vero, il cambiamento di cui il Paese ha bisogno per tornare a respirare.

Ok i tre step, con qualche distinguo. Uno, bisogna a tutti costi vincere il referendum. È davvero la sfida tra chi vuole una democrazia che decide e l’Italia del no, bloccata nel suo immobilismo. Non mi convince invece l’idea che ne debba nascere una forza politica “altra” rispetto al Partito Democratico.

Non c’è bisogno di nuovi contenitori, soprattutto se (step 2) si va poi a elezioni, a rinnovare un Parlamento (e una rappresentanza parlamentare democratica) che oggi rappresentano equilibri politici in larga misura superati. Tutto ciò è però strumento. Il fine è una forte spinta riformista per il rilancio del Paese. E qui ci sta anche lo step 3 del Lodo Foglio, seppure esagerato e da integrare.

Temo che un taglio di 20 punti di Irpef e altrettanti di Irap sia un po’ una sparata… Ma la direzione è per forza quella, finalizzando uno sforamento controllato e temporaneo del deficit (cfr. Schröder 2003) ad un doppio intervento: una riduzione delle tasse che “si faccia sentire”, per le famiglie e ancor di più per le imprese; e accanto a questa un investimento epocale (e stabile) sulla formazione e sulla ricerca, accompagnato da potenti incentivi per gli investimenti destinati alla modernizzazione del nostro apparato produttivo: un “piano Marshall” dell’innovazione, con al centro l’istruzione tecnica, l’università, la ricerca e in definitiva il capitale umano, i nostri giovani e quelli di talento che l’Italia (qualcuno si studi la “30 % rule” adottata dall’Olanda) deve a tutti costi riuscire ad attrarre”.

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