“La croce è la domanda di ogni cristiano. Qual è la risposta di Dio alla domanda dell’uomo? Il crocifisso. La croce rappresenta il massimo dell’ingiustizia che produce la morte, evoca l’insofferenza acuta. Nella passione di Gesù viene evocata questa ingiustizia. Il giusto non si sottrarre alla croce, la vincerà standoci sopra, standoci dentro. La croce è anche il simbolo della sofferenza e del dolore più acuto di ogni persona. Il crocifisso è la rappresentazione dell’amore più grande, capace di rompere l’argine dell’ingiustizia, del dolore e della morte”.
Sono alcune delle riflessioni che monsignor Francesco Beschi, vescovo di Bergamo, ha condiviso nel momento di preghiera proposto da Molte fedi sotto lo stesso cielo e dalle Acli nella giornata di venerdì 25 marzo alle 13.30 alla chiesa delle Grazie di Bergamo.
“Ogni uomo nella sua sofferenza si avvicina a Dio. Nel giorno della sofferenza di Dio tocca a noi stargli vicino – ha cocluso il Vescovo di Bergamo -. La giustizia di Dio è la risposta alla suprema ingiustizia. La risposta di Dio non è dare a ciascuno il suo, ma dare a ciascuno sé stesso. Una risposta che placa non solo del domande della fede, ma quelle della nostra intelligenza e della nostra civiltà”.

Nella preghiera proposta dalle Acli è stato “ribadito che il nome di Dio è la misericordia. Nei confronti dei vicini e dei lontani, di tutti coloro che fanno parte della famiglia umana. Contemplando il Cristo morto, nella preghiera di oggi, vogliamo ricordare le vittime innocenti e implorare da Dio il dono della pace. La violenza cieca che causa così tanta sofferenza ci lascia attoniti e spaventati. Il terrore vuole ferire la convivenza e il sogno di unire paesi e popoli. Vuole inquinare il clima sociale, instillare paura, portarci a reagire secondo logiche violente che alimentino odio e separazione. Non cediamo a tale progetto. Restiamo uniti. Solo l’unione, quella sognata dai padri fondatori d’Europa, può preservare la nostra vita e il nostro futuro”.

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