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L'intervista

Guadalupi lavora all’industria 4.0: “Non si deve temere il futuro”

Giulio Guadalupi, Vicepresidente gruppo metalmeccanici di Confindustria Bergamo e a capo con la sorella Vittoria della Vin Service di Zanica, spiega le grandi opportunità dell'industria 4.0.

La chiamano Industria 4.0 – anche se spesso viene indicata con nomi come “fabbrica innovativa”, “smart industry”, “advanced manufacturing” – e rappresenta una rottura tecnologica caratterizzata dalla fusione tra mondo reale degli impianti industriali e mondo virtuale della cosiddetta “Internet of Things”, l’Internet delle cose.

È la rivoluzione che stiamo vivendo. E, anche se siamo nell’occhio del ciclone, non sempre ce ne rendiamo conto. Abbiamo incontrato Giulio Guadalupi, Vicepresidente gruppo metalmeccanici di Confindustria Bergamo che sta osservando da vicino questa trasformazione, anzi la testa nella propria azienda di famiglia: la Vin Service di Zanica.

“Per prima cosa direi che regna una certa confusione tra i termini Industria 4.0., Internet delle cose o Smart manufacturing– afferma Guadalupi – e l’approccio comune e sbagliato, di fronte a questo epocale cambiamento, è quello di pensare che arrivino delle macchine che sostituiranno l’uomo nel processo produttivo”.

Non è così?

“Non è e non sarà così. Le macchine che hanno sostituito l’uomo nella produzione ci sono già. In uno studio che si sta facendo anche a livello di Afil (Associazione Fabbrica Intelligente) è emerso che il futuro di questa trasformazione sarà sempre a servizio dell’uomo, si cerca di razionalizzare l’intervento di un cervello elettronico nell’aiuto del lavoro umano. La possibilità della raccolta dati di un processo permetterà a un cervello umano di ottimizzare il processo stesso. Di fatto cambierà la velocità con cui le informazioni saranno a servizio dell’uomo”.

L’uomo non deve temere, avrà sempre un ruolo centrale?

“L’uso di cervelli elettronici nell’industria 4.0 permetterà di estendere le capacità dell’uomo di gestire un processo. Faccio un esempio: Google ha ritirato dal mercato consumer i Google Glass, ma solamente per rilanciarli in ottica business, come supporto al lavoro degli operatori. Prendiamo il tecnico che viene a casa per il controllo della caldaia e non ricorda il modello o necessita consultare i disegni esplosi della caldaia. Mediante una applicazione potrà ricercare ed individuare il pezzo che manca o che è difettoso, utilizzando questo strumento durante le fasi di lavoro, accompagnato punto per punto. In sintesi, queste nuove scoperte tecnologiche se applicate correttamente permetteranno di aumentare le capacità dell’uomo nel gestire un processo lavorativo”.

L’Italia e in particolare Bergamo si stanno muovendo per cogliere le opportunità di questa importante rivoluzione?

“Sì, sia a livello di Confindustria Bergamo che con altre realtà come Afil, che collabora attivamente con il Ministero dello sviluppo economico proprio su questo tema, si stanno seguendo le opportunità e le loro potenzialità. La nostra provincia ha un’alta industrializzazione e cogliere questa rivoluzione è naturale, diciamo che non potrebbe essere diversamente”.

Nel concreto ci sono degli esempi di queste innovative applicazioni?

“Gli esempi non mancano. Nella mia azienda, la Vinservice, abbiamo dotato gli operatori di un tablet che permette di poter consultare tutte le istruzioni durante la fase di assemblaggio. E c’è di più. L’operatore, quindi torniamo al discorso di prima che l’uomo è e sarà sempre più protagonista di questa trasformazione, può riportare delle critiche, segnalare un’anomalia o apportare dei suggerimenti durante l’assemblaggio. Il tutto viene poi registrato in un database unico che diventa patrimonio della conoscenza globale aziendale.”

In questa super rivoluzione l’uomo avrà quindi un ruolo centrale.

“Direi indispensabile. E per l’umanità questa rivoluzione è positiva e rappresenta una grande opportunità. Quando si hanno delle risorse e delle possibilità non si possono non utilizzare. Ho notato che ultimamente nei supermercati ci sono sempre più casse automatiche. Sostituiscono il lavoro del cassiere, ma liberano risorse per lavorare su servizi a più valore aggiunto per il cliente. Le cito un esempio di un film: ‘Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato’. Il padre del protagonista che per lavoro mette i tappi ai tubetti di dentifricio viene licenziato perché in fabbrica hanno introdotto una robot che sa fare il suo lavoro. Alla fine del film viene riassunto per riparare quello stesso robot. In sintesi: servirà più specializzazione. L’uomo sarà chiamato a lavorare in modo diverso e a pensare in un’ottica diversa, forse più creativa e innovativa, lasciando alle macchine il lavoro più stupido e ripetitivo. E questo direi che è una grande opportunità che cambierà anche i tempi del vivere le nostre relazioni, sia al lavoro che in famiglia. Insomma, credo che l’uomo non debba temere questa rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo , ma cogliere tutti gli aspetti positivi che porta con sé”.

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