Bergamo in piazza a favore delle unioni civili. Erano circa 800 i partecipanti alla manifestazione per l’uguaglianza organizzata nel pomeriggio di sabato 23 gennaio in città.
Un’iniziativa promossa dalle associazioni LGBT bergamasche Arcigay Bergamo Cives, ArcilesbicaxxBergamo, Bergamo contro l’omofobia e Proud2be, indetta a livello nazionale e presente in tantissime piazze della Penisola.
Un modo, hanno spiegato gli organizzatori, per lanciare un appello a Governo e Parlamento:
“L’Italia è uno dei pochi paesi europei che non prevede nessun riconoscimento giuridico per le coppie dello stesso sesso. Le persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali non godono delle stesse opportunità degli altri cittadini italiani pur pagando le tasse come tutti. Una discriminazione insopportabile, priva di giustificazioni. Il desiderio di ogni genitore è che i propri figli possano crescere in un Paese in cui tutti abbiano gli stessi diritti e i medesimi doveri.
Chiediamo al Governo e al Parlamento di guardare in faccia la realtà, di legiferare al più presto per fare in modo che non ci siano più discriminazioni e di approvare leggi che riconoscano la piena dignità e i pieni diritti alle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, cittadini e cittadine di questo Paese.
La reciproca assistenza in caso di malattia, la possibilità di decidere per il partner in caso di ricovero o di intervento sanitario urgente, il diritto di ereditare i beni del partner, la possibilità di subentrare nei contratti, la reversibilità della pensione, la condivisione degli obblighi e dei diritti del nucleo familiare, il pieno riconoscimento dei diritti per i bambini figli di due mamme o di due papà, sono solo alcuni dei diritti attualmente negati”.
Presenti alla manifestazione di Bergamo anche diverse autorità politiche, come il sindaco Giorgio Gori: Noi come città ci siamo già mossi per questa battaglia. Ora speriamo che la situazione si sblocchi anche a livello nazionale”.
Con lui anche i deputati bergamaschi Antonio Misiani ed Elena Carnevali: “Siamo qui uniti per una battaglia di civiltà. E’ giusto che tutti abbiano gli stessi diritti”.
Oltre a Pia Locatelli, capogruppo della componente socialista alla Camera: “Sono anni che proviamo a fare una legge e si trova sempre un motivo per farla saltare: con 6 mila emendamenti presentati al Senato è evidente che l’accordo è quasi impossibile. Si vada al voto senza scandalizzarsi se, come è avvenuto in passato per il divorzio, si approverà la legge con altre maggioranze”.
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