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Il 2015 di Brother Giober: Anderson East il top, Adele il flop

Il 2015 non sarà ricordato come uno dei migliori anni della musica, commenta Brother Giober. Sono mancate le grandi uscite di gruppi storici o di artisti consolidati, troppo spesso, oggi, a corto di ispirazione.

Il 2015 non sarà ricordato come uno dei migliori anni della musica. Quello che è mancato, a mio parere, sono le grandi uscite di gruppi storici o di artisti consolidati, troppo spesso, oggi, a corto di ispirazione.

Tuttavia non si possono dimenticare una serie di buone uscite, alcune sorprendenti perché relative ad artisti misconosciuti, altre a conferma della qualità di altri che, seppur poco noti al grande pubblico, hanno confermato l’indubbio spessore della loro vena artistica.

Al primo posto, secondo me, ci sta meritatamente Anderson East ed il suo Delilah, terzo album ma in realtà disco d’esordio considerato la produzione e la distribuzione che i primi due hanno avuto. Un disco di sano rock, mischiato al soul e al R&B che richiama alcune opere degli esordi di Van Morrison piuttosto che del Boss. Canzoni “finite” che parlano d’amore , di sentimenti ma anche della vita quotidiana. Grande musica che ha riempito delle sue note le mie orecchie in quest’anno.

Al secondo posto Warren Haynes ed il suo Ashes and Dust, un album superbo, spirituale, fatto di musica senza confini.

Al terzo posto Panda Bear e le sue suggestioni elettroniche: un lavoro vario, geniale, sorprendente.

Si conferma un grande artista, benché discontinuo, Sufjan Stevens che realizza un album, dedicato alla madre, intimo, triste e anche commovente.

Quinto posto per Drake e il suo If You’re Reading…, un lavoro moderno, forse troppo ma che cattura l’orecchio anche di persone avvezze a generi più tradizionali.

Jimmy La Fave è uno di quegli artisti di cui scrivevo prima e cioè che godono di un successo ristretto, fatto di pochi fan ma assolutamente fedeli. In realtà meriterebbe molto di più e The Night Tribe è li a dimostrarlo.

Al settimo posto troviamo i Tame Impala: acclamati come una delle cose più eccitanti del panorama musicale sino alla fine del 2014, producono nel 2015 questo disco che spariglia il mazzo e propone una musica che si potrebbe definire “dance” ma che in realtà è molto di più. Senza alcun dubbio una piacevolissima conferma.

Gli amanti della musica americana più classica, quella che trae linfa dal country, non saranno certo rimasti insensibili al fascino di Chris Stapleton, un artista maturo che presenta un album fatto di canzoni profonde, perfettamente riuscite e senza alcun dubbio ispirate. A completare il tutto una produzione superba.

Non ho mai amato il progressive ma impossibile rimanere indifferenti all’opera di Steven Wilson e il suo Hand. Cannot. Erase, un disco straordinario, geniale che considero anche ai rockettari più incalliti.

Chiude la classifica Kendrick Lamar e il suo To Pimp a Butterfly, un disco di protesta che riporta l’ascoltatore , fatte le debite proporzioni e i distinguo di genere, ai momenti più ispirati della black music degli anni ‘70

Per quanto concerne i dischi dal vivo, il 2015 è stato un grande anno: tra ristampe e nuove uscite c’è solo l’imbarazzo della scelta. Al primo posto Gregg Allman che ha sfornato un grande album, fatto con passione. Non è da meno il disco di Joe Bonamassa, giusto riconoscimento a due grandi bluesman del passato e nemmeno quello di Taj Mahal, un grandissimo, da me scoperto solo di recente: il suo live è registrato con una band con i controfiocchi e il risultato è eccezionale.

Nella categoria ristampe, senza alcun dubbio, la palma del migliore la assegno a Ry Cooder: il suo The Document, coevo all’inarrivabile Show Time non gli è comunque da meno. Poi Eva Cassidy per ricordare un’artista mai apprezzata per quanto meriti e infine il Boss che e sempre un bell’ascoltare.

Non sono un grande esperto (anzi non lo sono per nulla) di musica italiana ma De Gregori mi piace sempre di più: il suo omaggio a Dylan è sincero e il risultato lusinghiero.

Delusioni: Adele senza alcun dubbio. Lei resta bravissima, la sua voce eccezionale e anche nelle interviste rilasciate mi risulta simpatica; ma il suo “25” è noiosissimo, così come il singolo Hello. Poi c’ è da intendersi sul termine delusione: Sound and Colors degli Alabama Shakes non è un brutto disco, anzi l’ho trovato in testa in tutte le classifiche di fine anno, ma le aspettative rispetto all’album precedente erano ben più elevate, almeno le mie. Peccato.

Perché fare un disco come Montage of Heck per ricordare Kurt Cobain è certo un mistero: fatto sta che questa accozzaglia di scarti suona come un vero e proprio insulto alla memoria.

Restano i singoli: entusiasmante quello di Drake anche se forse ricorda troppo da vicino Why We Can’t Live together di Timmy Thomas, bello quello di esordio di Hozier anche se l’album, purtroppo è nel complesso abbastanza distante, mentre convincente è quello di The Weeknd ed in questo caso anche l’album è di livello.

Concerto dell’anno è, a mio parere, quello di Lenny Kravitz a Lucca: due ore e passa di pura energia e un gruppo di supporto da mille e una notte.

La trasmissione televisiva dell’anno (musicale) è certo Ghiaccio Bollente, condotta da quel grande che è Carlo Massarini , certamente il mio giornalista musicale preferito. Si parla di sopprimerla così come di cambiare il palinsesto di RAI 5; mi hanno detto che su FB si è scatenata al riguardo una protesta generale che trovo più che giustificata. Speriamo che i dirigenti RAI ci ripensino.

Al primo posto delle trasmissioni radiofoniche resta per me anche quest’anno Vibe, condotta da un altro grande che è Massimo Oldani, il più profondo conoscitore di Black Music che io conosca.

Miglior rivista musicale: per me resta il “Busca” ma un nome nuovo lo voglio dare. È quello di Classic Rock, giornale che parla di Rock e basta. Come dice il titolo manca forse di originalità e guarda un po’ troppo al passato, ma la rivista si presenta più che bene, in confezione lussuosa ed i giornalisti che vi scrivono mi paiono tutti competenti. E poi mi sembra di tornare giovane quando la leggo.

Chiudo come mio solito con i dischi da portare sull’isola deserta: qualche variazione rispetto al passato ma non troppe

È tutto! Buon anno e buona musica

Disco dell’anno: Anderson East – Delilah

Gli altri

2) Warren Haynes – Ashes and Dust

3) Panda Bear – Meets the Grim Reaper

4) Sufjan Stevens – Carrie and Lowell

5) Drake – If You’re Reading This It’s Too Late

6) Jimmy La Fave – The Night Tribe

7) Tame Impala – Currents

8) Chris Stapleton – Traveller

9)Steven Wilson – Hand . Cannot. Erase

10) Kendrick Lamar – To Pimp a Butterfly

Singolo dell’anno

1) Drake – Hotline Bling

2) Hozier –Take Me to The Church

3) The Weeknd – Can’t Feel My face

Miglior disco Live

1) Gregg Allman – Live, Back to Bacon

2) Joe Bonamassa – Mudy Wolf at Red Rocks

3) Taji Mahal – Live from Kauai

Ristampa

1) Ry Cooder – The Document

2) Eva Cassidy – Night bird

3) Bruce Springsteen and E street band – The complete Bottom Line and Roxi Theater

Miglior Disco italiano

1) Francesco De Gregori – De Gregori canta Dylan – Amore e furto

Delusione dell’anno

1) Adele – 25

2) Alabama Shakes –Sound and Color

3) Kurt Cobain – Montage of Heck

Isola deserta

1) Night and day – Joe Jackson

2) Ry Cooder – Show Time

3) Stevie Wonder – Songs in the Key of Life

4) Van Morrison – Astral Weeks

5) Bob Marley – Rastaman Vibrations

6) Mink De Ville – Cabretta

7) Elvis Costello – My Aim is True

8) David Bowie – On Stage

9) Little Feat – Waitin’ for Columbus

10) Joni Mitchell – Miles of Aisle

Migliore trasmissione musicale

Ghiaccio Bollente – Rai 5

Migliore trasmissione radiofonica

Vibe – Radio Capital

Migliore rivista musicale

Classic Rock

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