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Federmeccanica sposa Poletti: “Sì ai salari legati alla produttività”

Fabio Storchi, presidente di Federmeccanica in occasione della giunta degli industriali del settore, che si è svolta martedì 1° dicembre nella sede di Brembo Spa al Kilometro Rosso, non ha mancati di commentare le dichiarazioni del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sulla necessità di legare salari e stipendi alla produzione e quindi di rivedere i contratti. “Mai più erogazione a pioggia dei salari, le retribuzioni devo essere legate alla produttività e alla ricchezza sviluppata dall’impresa. L’impresa è un bene comune per questo è necessario fare come in Germania: un patto tra impresa e lavoratori”.

Non è e non sarà il candidato per la successione di Giorgio Squinzi alla guida di Confindustria. Conferma che Federmeccanica non ha mai chiesto la restituzione dei 75 euro ai lavoratori: “è una versione naif di qualche sindacalista”.

Fabio Storchi, presidente di Federmeccanica, però si concentra sul contratto dei metalmeccanici del quale si discute da alcune settimane, mentre è in calendario un incontro con i sindacati il prossimo giovedì 4 dicembre. E lo fa in una sede prestigiosa di un’azienda che è un fiore all’occhiello della meccanica italiana: la Brembo Spa nel cuore del parco tecnologico del Kilometro Rosso a Stezzano. Storchi lo rimarca con orgoglio: “La Brembo ha triplicato il fatturato dal 2008 ad oggi. In piena crisi, Alberto Bombassei e la sua Brembo ci hanno dimostrato come si può essere competitivi grazie alla continua ricerca e all’innovazione”. Il patron della Brembo scherza con Storchi: “Un discorso così lo fanno solamente quando muore un imprenditore!”. Poi vira al cuore ai temi del lavoro, della ripresa, delle misure da adottare. “La leggera ripresa che stiamo vivendo va sostenuta con misure ben calibrate, alcune modifiche le ha già varate l’attuale Governo, penso al lavoro e alla defiscalizzazione, ma occorre fare di più perché il nostro Paese torni ad essere competitivo” aggiunge Bombassei. Concentrato sulle attuali scelte che determineranno lo sviluppo economico dell’Italia anche Roberto Zappa, Presidente del Gruppo Industriali metalmeccanici di Confindustria Bergamo: “Abbiamo bisogno di investire in ricerca, solamente così le imprese avranno la capacità di capire che cosa vogliono i mercati”.
Si parla di ricerca e sviluppo, di investimenti e innovazione, ma il tema caldo è il contratto. Non fosse altro perché il ministro del Lavoro Giuliano Poletti in ben due interventi ha ribadito la necessità di aprire una discussione sull’esigenza di legare salari e stipendi alla produttività.

“Sono pienamente d’accordo con il ministro Poletti – afferma Storchi – e serenamente andrebbe aperto un dibattito serio e costruttivo. Il contratto nazionale deve assolvere al suo ruolo di regolazione e di fissare le norme e le regole che alla fine governano tutto il sistema del contratto, sia a livello nazionale sia a livello aziendale. Ma il contratto deve avere anche un ruolo di tutele e di garanzie. Quando parliamo di garanzie indichiamo il fatto che il contratto nazionale dovrebbe fissare i nuovi minimi retributivi di garanzia per livello di inquadramento professionale. Evidentemente questa azione va accompagnata alla riforma dell’inquadramento professionale che è rimasta ferma al 1973 e che con le trasformazioni, che ci sono state in questi anni e che sono in atto, deve essere rivisto profondamente. Nel prossimo periodo dobbiamo riformulare, insieme al sindacato, i profili professionali adeguandoli all’oggi, nel contempo adegueremo questi livelli ai dei minimi salariali di garanzia. Questi minimi di garanzia saranno poi adeguati in azienda”. Ed è proprio nei luoghi di produzione che si sposta l’attenzione di Storchi, luoghi di contrattazione principe per il contratto: “L’incremento salariale deve essere negoziato in azienda, è il luogo dove si può portare avanti questo discorso collegato. Il salario deve essere legato non solamente alla produttività, ma anche alla ricchezza che genera l’impresa. Il profitto dell’azienda deve essere distribuito in misura anche con chi ha contribuito a realizzarlo, ossia i dipendenti e collaboratori dell’azienda”. Nei giorni che precedono l’incontro con i sindacati per ridiscutere di contratto, la posizione di Federmeccanica è chiara. “Non è più tempo di fare un’erogazione a pioggia sui salari, è anche immorale che ciò avvenga in un mercato che è cambiato moltissimo in questi anni – aggiunge Storchi –. Cito solamente alcuni dati: in sette anni il settore metalmeccanico italiano ha perso il 25% della propria capacità produttiva, i salari hanno avuto un incremento del 23,6% mentre le nostre imprese perdevano il 18% del loro valore aggiunto. Ora non è pensabile che tutte le aziende distribuiscano lo stesso salario, si può distribuire più salario là dove si produce di più”.

Sui termini dei contratti Storchi non manca di rimarcare l’attenzione su tutele e garanzie dei lavoratori. “Penso al Welfare, alla previdenza integrativa pensionistica, alle polizze assicurative sulla salute ai quali si aggiungono nuovi modelli di aggiornamento – conclude il presidente di Federmeccanica –. È necessaria una formazione continuativa per chi lavora all’interno delle imprese, sia per il bene dell’azienda sia per la possibilità dei lavoratori di potersi ricollocarsi. Non c’è più il posto di lavoro fisso per tutta la vita, ma i nostri lavoratori devono avere un’occupabilità a vita”.

L’industria del futuro che ha in mente Storchi si rifà alle “riforme Hans” introdotte in Germania all’inizio del nuovo millennio. “La Germania era considerata la malata d’Europa, poi grazie a riforme come quella di Hans, mirate al sistema di relazioni industriali, è stato possibile decentralizzare la contrattazione e coinvolgere i rappresentanti dei lavoratori in modo da assicurare di nuovo benefici occupazionali quando le condizioni economiche fosse migliorate. Per questo è necessario che si riconosca all’impresa la valenza di bene sociale per la comunità e istituire un patto tra lavoratori e imprenditori. Il bene dell’impresa genera ricchezza per il bene della comunità”.

 

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