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Il riconoscimento

Ricerca senza test su animali Giovane bergamasca vince premio internazionale

Una giovane ricercatrice bergamasca, Elena Kummer, si è aggiudicata il Lush Prize, il più grande premio nel campo della sperimentazione non animale.

Una giovane ricercatrice bergamasca, Elena Kummer, si è aggiudicata il Lush Prize, il più grande premio nel campo della sperimentazione non animale. Il suo progetto sugli allergeni studiato negli ultimi anni e sviluppato all’università degli studi di Milano ha convinto la commissione del prestigioso riconoscimento. “Sono davvero molto orgogliosa di questo premio, che potrà rappresentare un passo avanti nell’abolizione della sperimentazione sugli animali in ambito cosmetico – spiega Elena Kummer -. Il nostro progetto si basa sulla ricerca di un metodo alternativo senza l’utilizzo di animali per la valutazione del potenziale tossicologico delle nuove sostanze che vengono immesse sul mercato, soprattutto in ambito cosmetico in quanto ora la legislazione europea vieta l’utilizzo di animali per testare ingredienti e prodotti cosmetici. L’obiettivo è rimpiazzare l’attuale Test del Linfonodo Locale (Llna), che prevede l’utilizzo del topo, e che è ad oggi utilizzato come riferimento per l’identificazione dell’allergenicità dei nuovi composti chimici immessi sul mercato”.

Ora grazie anche al sostegno economico garantito del premio, 10 mila sterline, Elena potrà continuare a lavorare al suo progetto. “Ci siamo messe in gioco per il premio Lush, ma non ci aspettavamo di vincere perché non è impresa facile. Ovviamente ci abbiamo sperato fino all’ultimo. Poi è arrivata la grande notizia. Con questo premio ho la possibilità di lavorare per un altro anno nel laboratorio di Tossicologia, cercare di dare un contributo allo sviluppo di metodi alternativi, soprattutto per la valutazione della potenza degli allergeni, cosa che attualmente è possibile valutare solo in vivo. È chiaro che questo progetto è solo un pezzo che può contribuire al replacement degli animali, insieme ad altri metodi che ad oggi si occupano dello stesso obiettivo. Voglio ringraziare il laboratorio di tossicologia del professor Galli dell’ universita degli studi di Milano, in particolare la Professoressa Emanuela Corsini, la Dottoressa Valentina Galbiati e la Dottoressa Angela Papale che han contribuito allo sviluppo del progetto”.

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