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Il retroscena

Caso Yara, nella bara di Guerinoni una lettera scritta dai familiari

Per avere l'assoluta certezza che la salma fosse proprio quella, gli inquirenti convocarono all'ospedale Papa Giovanni di Bergamo i suoi familiari per il riconoscimento. Che venne effettuato anche attraverso una lettera che loro stessi scrissero dopo la morte e gli posero sul petto insieme a un mazzo di fiori.

Per avere l’assoluta certezza che la salma fosse proprio quella di Giuseppe Guerinoni, gli inquirenti che si stavano occupando delle indagini per il delitto di Yara Gambirasio convocarono all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo i suoi familiari per il riconoscimento. Che venne effettuato anche attraverso una lettera che loro stessi scrissero dopo la morte e gli posero sul petto insieme a un mazzo di fiori. 

E’ uno dei particolari emersi nel corso dell’udienza di mercoledì 18 novembre per il processo a Massimo Giuseppe Bossetti, il carpentiere di Mapello imputato per il brutale delitto della tredicenne di Brembate Sopra. In aula, come testimoni di fronte alla corte d’Assise presieduta dal giudice Antonella Bertoja, due consulenti dell’accusa: i genetisti Andrea Piccinini ed Emilio Giardina.

Piccinini e Giardina, rispettivamente responsabile del laboratorio di Genetica forense dell’Università degli Studi di Milano e genetista dell’Università Tor Vergata di Roma, con i loro esami (svolti separatamente) sulla salma di Giuseppe Guerinoni, avevano confermato il rapporto di paternità naturale con "Ignoto 1", le cui tracce di dna furono ritrovate sugli slip e sui leggins di Yara, poi identificato in Bossetti.

Piccinini, nel corso della sua deposione, ha raccontato un particolare toccante sulla riesumazione della salma di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999: "Il 7 marzo 2013 abbiamo prelevato la salma direttamente dal cimitero di Gorno – le sue parole incalzato dalle domande del pm Ruggeri – ed è stata trasportata all’ospedale di Bergamo, dove è stata riconosciuta dai familiari. Prima di aprire la bara ci dissero che all’interno avevano lasciato sul petto dell’uomo una lettera con alcuni loro ricordi, scritta dopo la morte. Insieme a un mazzo di fiori. E in effetti furono ritrovati.

Anche la salma, nonostante fossero trascorsi 14 anni, era ancora riconoscibile e i familiari confermarono che era la sua. Abbiamo quindi prelevato dalla salma frammenti e tessuti, unghie e una porzione di osso femorale. Il materiale è stato confrontato con quello di Ignoto 1 e c’è stata corrispondenza per 28 marcatori su 28 effettuati. Per essere certi abbiamo ripetuto il test, e il risultato è stato lo stesso".

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