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Bergamo

Il nuovo anno dell’Ateneo: “Impegno e responsabilità per guardare al futuro”

L'Ateneo di scienze, lettere e arti, già Accademia degli Eccitati e degli Arvali Bergamo, ha inaugurato l'anno accademico 2015/2016. La presidente Maria Mencaroni Zoppetti: "Impegno e responsabilità sono le parole chiave per guardare al futuro".

Oggi più che mai l’attività dell’Ateneo di scienze, lettere e arti assume un ruolo strategico. Coltivare sapere, confronto e conoscenza, infatti, è la strada per orientarsi in un mondo complesso e frammentato come quello attuale e per tracciare prospettive future. È partendo da questa consapevolezza che, con rinnovato impegno ed entusiasmo, la storica realtà culturale orobica, già Accademie degli Eccitati e degli Arvali Bergamo, ha inaugurato l’anno accademico 2015/2016, il 374esimo.

La cerimonia, che si è tenuta nella sede di via Tasso 4, si è aperta con il saluto introduttivo del segretario generale dell’ateneo Erminio Gennaro, che ha dato il benvenuto a tutti gli intervenuti. Oltre a numerosi soci e amici dell’accademia, vi hanno preso parte il vicesindaco di Bergamo Sergio Gandi, in rappresentanza del Comune; il segretario generale della curia, monsignor Giulio Della Vite, in rappresentanza del Vescovo di Bergamo; il rettore dell’Università degli Studi di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini; e Teresa Capezzuto, rappresentante dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo. Ha fatto pervenire il suo messaggio di saluto anche il cardinale Loris Capovilla, socio onorario dell’ateneo. L’evento, come da tradizione, si è aperto in musica. A esibirsi, regalando emozioni a un salone gremito, il Mayr Ensemble, diretto dal socio accademico Pierangelo Pelucchi.

La formazione musicale e coreutica ha eseguito due brani composti da Gaetano Donizetti, "Canto XXXIII della Divina Commedia, Il Conte Ugolino" per baritono e pianoforte e "Ave Maria di Dante", per soprano, mezzosoprano e pianoforte, omaggiando Dante Alighieri in occasione del 750esimo anniversario di nascita. A conclusione dell’introduzione musicale, non è mancato l’inno dell’Ateneo, "Viva la patria", composto da Giovanni Simone Mayr. Entrando nel vivo della cerimonia, è stata la volta della prolusione della presidente Maria Mencaroni Zoppetti, dal titolo "Il confine".

Una riflessione articolata e approfondita, con numerosi riflessi sulla quotidianità, sulla società e sulla città, paradigma del mondo.

La professoressa Mencaroni Zoppetti ha sottolineato: "Il tema del confine può essere affrontato in modi estremamente diversi tra loro: può diventare chiacchiera da bar o alimentare dibattiti dei talk-show, oppure divenire spunto di riflessione sulla complessità dell’oggi: è una parola flessibile e liquida, che mette in crisi qualsiasi convincimento ritenuto solido. Storicamente, inoltre, le questioni di confine sono da ritenersi tra le cause delle sciagure umane, come nella prima guerra mondiale".

Non sono mancati riferimenti ai tentativi di superare i confini. La presidente ha sottolineato: "Il web è uno degli strumenti con cui vengono superati i confini e sembra che solo ora ci si accorga dell’unicità del mondo, che pare infinito anche se in realtà non lo è. La rete internet sconfigge i confini, ma trasforma tutto in fenomeno senza fare esperienze dirette e ci spaventiamo quando ciò che vediamo in televisione si concretizza nella nostra quotidianità. A fronte della dissoluzione dei confini esterni, si costruiscono confini interni, con distinzioni quali amico/nemico e sovrano/straniero. Vorremmo che la violenza rimanesse all’esterno del nostro confine e che all’interno ci fosse ordine, andando alla ricerca di radici e identità. Così si diventa turisti ma non abitanti del mondo. A un certo punto, però, sarà impellente guardare cosa c’è oltre il confine, se c’è futuro o incertezza, in altri termini, se la modernità ha lasciato spazio alla post-modernità".

Infine, citando il sociologo Zygmunt Bauman, la professoressa Mencaroni Zoppetti ha concluso: "In una società dei consumi come la nostra, in cui il mercato agisce da giudice, guida e valore, con la mancanza di un ceto legislativo intellettuale e di intellettuali liberi, c’è ancora molto lavoro da fare, alla ricerca di senso. In questa direzione, le parole-chiave sono impegno e responsabilità per guardare al futuro. Innanzitutto, occorre recuperare il significato della parola cultura, termine inflazionato, che spesso indica il nulla. Invece, cultura è ricerca, studio ed elaborazione di idee e pensiero con la propria testa: riscoprirla sarebbe una nuova rivoluzione copernicana. In una società ferma come quella in cui ci troviamo ora, diviene fondamentale ricreare movimento, ponendosi domande e andando controcorrente, mentre oggi è diffusa la tendenza a semplificare e dare risposte".

Al termine della cerimonia, si è tenuta l’aggregazione dei nuovi soci e la consegna della medaglia accademica.

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