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Le testimonianze

Due bergamaschi a Parigi: “Allo stadio era una guerra Ora siamo tappati in casa”

Daniele Bergomi e Filippo Lamera, trentenni di Romano di Lombardia, per motivi diversi venerdì sera si trovavano nelle zone colpite dagli attentati terroristici: "Sembrava il finimondo. Ma nella sventura ci è andata bene"

"Sembrava il finimondo, ora siamo salvi ma chiusi in casa". Ci sono anche due ragazzi bergamaschi nell’incubo di Parigi. Due trentenni di Romano di Lombardia, che per motivi diversi venerdì sera si trovavano nelle zone colpite dai gravi attentati terroristici che hanno provocato 128 morti e 200 feriti.

Daniele Bergomi, barman romanese in vacanza in questi giorni a Parigi con un paio di amici che aveva conosciuto quando viveva a New York, venerdì sera si trovava allo Stade de France per assistere alla prestigiosa amichevole tra Francia e Germania (nella foto scattata prima delle esplosioni).

Quella che doveva essere una festa di sport, però, si è trasformata in una guerra, con due esplosioni kamikaze fuori dai cancelli: 6 i morti, tra i quali 3 terroristi che si sono fatti saltare con cinture esplosive. Le esplosioni sono avvenute all’esterno del terreno di gioco: la prima alle 21.20, la seconda dieci minuti dopo e la terza alle 21.53. Entrambe sono state avvertite all’interno dell’impianto dove, dopo una breve interruzione, il gioco è continuato. 
"Abbiamo sentito i potenti botti, ma all’inizio non ci abbiamo fatto molto caso. In Italia si sentono spesso alle partite 
– racconta Daniele – . Poi però, attraverso gli smartphone, abbiamo iniziato a capire cosa stava accandeno. Allora abbiamo deciso di tornare a casa. Siamo riusciti a uscire dallo stadio pochi secondi prima che, per motivi di sicurezza, chiudessero i cancelli e lasciassero all’interno gli spettatori".

"Stesso discorso per la metro – prosegue il bergamasco – , visto che hanno bloccato le corse esattamente da quella seguente la nostra. Siamo riusciti ad arrivare a casa e a metterci in salvo. Sembrava il finimondo. Una guerra. Non potete immaginare. C’era gente impaurita che correva ovunque e un sacco di agenti. Tra l’altro, il nostro appartamento è a pochi passi dal teatro Bataclan dove c’è stato l’altro assalto. Non so quando potremo uscire. Ma diciamo che nella sventura ci è andata ancora bene". 

Filippo Lamera, un altro 30enne di Romano, lavora per il portale Airbnb e vive a Dublino da un paio d’anni. E’ arrivato a Parigi martedì scorso con alcuni colleghi, per un viaggio di lavoro organizzato dalla sua azienda.

Venerdì sera, mentre iniziavano gli attentati, si trovava a cena in un ristorante (nella foto prima degli attacchi): "Eravamo a due fermate di metro dal teatro Bataclan dove sono state trucidate un sacco di persone – spiega Filippo – . Quando ci siamo resi conto di cosa stava accandendo, siamo corsi a casa e siamo riusciti a metterci in salvo. C’erano un sacco di ambulanze per le strade. Ora siamo qua, costretti a rimanere chiusi in appartamento, senza sapere quando potremo uscire. Avremmo il volo di ritorno a Dublino domani, domenica, ma non sappiamo ancora se ci faranno partire". 

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