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L'analisi

Tra i padiglioni di Expo Un bilancio coi protagonisti: sì, è stato un successo fotogallery

Ora che il decumano è deserto, i fuochi d'artificio si sono spenti nel buio della notte, è tempo di fare un bilancio di questa Expo Milano 2015 che ha affrontato il tema: "Nutrire il pianeta, energia per la vita".

Ora che il decumano è deserto, i fuochi d’artificio si sono spenti nel buio della notte, è tempo di fare un bilancio di questa Expo Milano 2015 che ha affrontato il tema: "Nutrire il pianeta, energia per la vita".

L’appuntamento internazionale nel capoluogo lombardo è stato un successo? Sì per i numeri di visitatori che ha raccolto (21 milioni e mezzo), per i complimenti ricevuti dai Paesi partecipanti, per l’entusiamo che ha generato. Dati innegabili. Anche di fronte a molti che si auguravano un affossamento dell’appuntamento di Expo. Certo. Non si deve dimenticare che i ritardi di esecuzione ci sono stati, che troppe tangenti e tante manette sono scattate.

Ma se si chiede com’era andata a Shangai si scopre che il padiglione degli Stati Uniti d’America si aprì con quasi due mesi di ritardo dall’apertura di Expo. Allora i cinesi furono più furbi, non lo fecero sapere al mondo.

Nella sala stampa di Expo c’è Marzia De Giuli, bergamasca, che lavora per l’agenzia di stampa Nuova Cina che ammette come da Pechino Expo Milano 2015 siano giunte otre 65 delegazioni cinesi che hanno visitato Milano per stringere accordi commerciali. Lo stesso discorso lo ripete l’interprete dell’agenzia stampa russa. Entusiasmo anche dagli Stati Uniti d’America affascinati e innamorati dal Bel Paese con la First Lady Michelle Obama e il segretario di Stato Kerry venuti appositamente per Expo.

Taccuino alla mano, si passa ai padiglioni, magari quelli meno battuti dalle grandi folle: nel cluster dei cereali, allo stand della Guinea troviamo Carola, del Kazakistan, che serve riso basmati con spezie.

"Sono felicissima di questa esperienza, anche se estenuante – ammette – 184 giorni di lavoro senza sosta, senza vacanza, ma che mi permeteranno di iscrivermi alla facoltà di sociologia all’Università di Perugia. Expo è stato un successo, siamo tutti molto felici, un’ottima organizzazione".

Mohamed dello stand della Giordania ha solamente parole di elogio: "Per me Expo è stato un sogno, sono dispiaciuto che finisca. Mi rimarrà nella pelle come una delle esperienze più belle dalla mia vita. Adoro l’Italia e il vostro modo di vivere, dalla cucina all’arte".

Al padiglione della Repubblica Ceca c’è una ragazza che studia turismo all’Università di Bergamo: "L’unica in Italia che mi permetteva di seguire il corso il lingua inglese". Sguardi, sorrisi, strette di mano, inviti e magari una foto. Persino all’ambito padiglione del Giappone, alla ragazza si illumano gli occhi al parola Bergamo: "Adoro Cirtà Alta, c’è un ristorante buonissimo: Collioni". 

(Una nota: i due milioni di visitatori che hanno atteso ore per visitare il padiglione nipponico sostavano su un marciapiede realizzato da una ditta bergamasca).

Il mondo è venuto in Italia e si è innamorato di tutto. Il tutto è la bravura di un sistema, di una rete che è stata fondamentale per la buona realizzazione dell’evento: dalla hostess che risponde, ai volontari, a quanti hanno reso sempre pulito e decoroso il sito espositivo, le toielette funzionanti, le colonnine di acqua gratuita….. La buona impressione del 1° maggio si è confermata ogni volta che abbiamo fatto visita ad Expò.

E’ stata una grande prova che questo Paese ha superato brillantemente. Nessun dubbio su questo.

Ma ora è tempo di rispondere a quanti elencano le cose che non vanno.

– Quanto ci è costato questo baraccone?

– Che cosa ne faremo di questo spazio?

– Le persone sono andate a divertirsi ma non hanno compreso il tema.

– E’ stata una pubblicità per Renzi…

…..

A volte mi sono imposto di tacere. Cercando di verificare la domanda o l’affermazione. Ma poi ho capito che c’è sempre qualcuno che alle feste non si diverte e non coglie il senso e il bello dello stare insieme, non gode dell’armonia. Era così anche alle feste quando ero ragazzo.

Provate a pensarci. C’è sempre chi non pomicia, chi non gusta la tartina, chi contesta persino le bollicine della Coca-Cola.

La domenica dopo la chiusura di Expo, Milano ha registrato il tutto esaurito per le mostre in città, code ai musei e ai monumenti. E allora si dovrà pur dire che questa Expo ha ridato uno smalto a Milano e all’Italia intera. Il merito va ai milanesi, a quei cittadini che il primo maggio scorso erano scesi a ripulire la loro città dopo gli attacchi degli antagonisti.

Quindi Expo Milano 2015 ci insegna che si deve ripartire dal basso perché è solamente con la partecipazione dei cittadini, di noi tutti, che un evento di questa portata, come ogni cambiamento del nostro Paese, possa avvenire.

Infine va un riconoscimento a Letizia Moratti che volle questa manifestazione e ridisegnò il profilo di Milano con la costruzione dei grattacieli di Porta Nuova. L’eredità di Pisapia è e sarà diversa, magari non urbanistica, ma sicuramente un pregio lo ha avuto: nessun componente della sua amministrazione è stato indagato o arrestato per tangenti. Un dettaglio non da poco che è una lezione: si può essere al centro di un grande evento senza farsi tentare di arricchirsi personalmente. La variante è che l’ottimo risultato ricade su tutti: un beneficio diffuso.

Resta la Carta di Milano, resta l’impegno a non disperdere energie, resta le lezione di non sprecare cibo e acqua perché sono ricchezze che vanno condivise con chi non ne hanno.

Forse non è un caso che in questi 184 giorni di Expo, l’Italia ha continuato ad accogliere sulle nostre coste profughi, migranti, poveri che fuggono a guerre, carestia e fame. Una lezione di vita che è andata oltre il decumano e i padiglioni.

Potrà bastare come eredità?

A noi tutti il compito di raccoglierla con lo stesso entusiasmo di quanti sono rimasti affascinati dal nostro Paese.

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