Ha patteggiato una condanna a 2 anni con sospensione condizionale della pena M.C., la donna rumena che faceva parte di una banda che costringeva ragazze a prostituirsi nella zona di Osio Sotto.
Nell’ambito del medesimo processo, il giudice Alberto Viti ha inoltre rinviato a giudizio quattro suoi connazionali, sempre per sfruttamento della prostituzione. Sono invece stati stralciati i procedimenti a carico di altri cinque soggetti, sempre di nazionalità rumena, che al momento risultano irreperibili.
La banda che gestiva il racket della prostituzione sulla ex statale 525 tra Dalmine e Boltiere, era stata smantellata nell’aprile del 2014 dai carabinieri di Bergamo, attraverso una serie di intercettazioni telefoniche. “Sposta quei rastrelli, non servono a nulla e ci perdiamo. È meglio rimettere un pinguino”, una delle frasi raccolte dagli inquirenti nel corso dell’indagine coordinata dal pubblico ministero Raffaella Latorraca.
Un’organizzazione strutturata, con sfruttatori che costringevano a prostituirsi anche le proprie compagne. Del clan facevano parte anche alcuni italiani, che erano i taxisti delle ragazze.
L’operazione era scattata dalla denuncia di di una di queste ragazze, una rumena che in Italia come ospite della cognata era costretta a prostituirsi sulla strada per contribuire alle spese di casa, ma una volta avviata alla prostituzione era stata vittima di minacce e soprusi.
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