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Ecosistema urbano

Bergamo città per pedoni? No, è in fondo alla classifica stilata da Legambiente

Bergamo non è una città per pedoni, almeno per ora. Il capoluogo orobico è stato classificato al 94esimo posto nella speciale graduatoria della pedonalizzazione, cioè il rapporto tra i metri quadrati di zona pedonale rapportati per numero di abitanti.

Bergamo non è una città per pedoni, almeno per ora. Il capoluogo orobico è stato classificato al 94esimo posto nella speciale graduatoria della pedonalizzazione, cioè il rapporto tra i metri quadrati di zona pedonale rapportati per numero di abitanti. Peggio di Bergamo sono L’Aquila e Trapani. Meglio invece nella classifica generale di “Ecosistema urbano 2015”, il rapporto pubblicato da Legambiente in collaborazione con il Sole24Ore.

La prima in graduatoria è Verbania, il capoluogo piemontese totalizza quasi l’83% dei punti assegnabili (sui 100 relativi a una ipotetica città ideale) collezionando buone performance negli indicatori più significativi del rapporto, a cominciare dai tre relativi all’inquinamento atmosferico che messi assieme pesano per il 23% del punteggio finale. Al secondo posto c’è Trento, seguito da Belluno e Bolzano, quest’ultimo è l’unica città con solo il 30% di spostamenti urbani effettuati con mezzi privati a motore, nessuno fa meglio. Al quinto e sesto posto si piazzano due città del centro Italia, la marchigiana Macerata e la sarda Oristano. Macerata arriva quinta grazie al panel abbastanza completo delle risposte inviate e al fatto che centra buoni risultati in tutti e tre gli indici legati all’inquinamento atmosferico, rimanendo di molto sotto le medie per le polveri sottili e il biossido di azoto e addirittura non facendo segnare superamenti delle medie nell’arco dell’anno per quel che riguarda l’ozono, indice nel quale è prima assieme a altre dodici città.

“Per sperare che le nostre città migliorino – dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente– c’è una sola strada. Fare la scelta strategica, con i ministeri interessati coordinati da una vera cabina di regia, di fare dell’innovazione urbana e del miglioramento della vita in città la vera grande opera pubblica. La trasformazione delle città è una grande sfida che intreccia nuovi bisogni con cambiamenti istituzionali e organizzativi con sviluppo di nuove filiere industriali e passa dalla messa in sicurezza dalle catastrofi naturali, dal rilancio della vita sociale nei quartieri, dalla valorizzazione della cultura, dalla riqualificazione energetica, dall’arresto del consumo di suolo, dagli investimenti nel sistema del trasporto periurbano, dal sostegno alla mobilità nuova. Una scelta politica che andrebbe nella direzione dell’interesse generale: si crea lavoro migliorando il benessere e mettendo al sicuro le nostre città. Questa sì sarebbe un’ottima carta con cui l’Italia, patria dei liberi comuni, si potrebbe presentare a Parigi, nella prossima COP 21 a dicembre”.

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