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Al direttivo

Bresciani, Cgil: a Bergamo ripresa sì ma debole, preoccupa Italcementi

"Cosa sta accadendo sul mercato del lavoro bergamasco? E quali sono le situazioni più ‘sensibili’ oggi in provincia?" Con queste domande Luigi Bresciani, segretario generale della Cgil di Bergamo, ha aperto il capitolo “orobico” della sua relazione al Comitato Direttivo provinciale di giovedì mattina.

"Cosa sta accadendo sul mercato del lavoro bergamasco? E quali sono le situazioni più ‘sensibili’ oggi in provincia?" Con queste domande Luigi Bresciani, segretario generale della Cgil di Bergamo, ha aperto il capitolo “orobico” della sua relazione al Comitato Direttivo provinciale di giovedì mattina.

“Una prima tendenza è l’aumento dei nuovi contratti a tempo indeterminato. La crescita di questa tipologia di contratti è connessa allo sgravio contributivo introdotto dalla Legge di Stabilità. Continuano a ‘correre’ i tirocini, più che raddoppiati rispetto al 2011. Una seconda tendenza che registriamo è la ripresa produttiva nell’industria, soprattutto per le aziende che esportano. Ma questa piccola ripresa non riesce a trasformarsi in recupero di posti di lavoro. L’incremento degli avviamenti, cioè delle assunzioni, è più forte per professioni di bassa e media qualifica mentre per le qualifiche più elevate il saldo è negativo. Ciò indica una ripresa debole non basata sulla innovazione”.

Il segretario Bresciani ha poi elencato quelle che ha definito “situazioni aziendali particolarmente sensibili”: Italcementi, accordo Sacbo-Sea e Pigna. “Quest’ultima è in difficoltà ormai da diverso tempo: la società ha chiesto il Concordato in bianco per cercare di uscire dalla pesante crisi in corso. All’orizzonte sembra ci siano alcuni operatori interessati a rilevare l’azienda, in primis i tedeschi delle Arti Grafiche. Oggi la priorità è il piano di salvataggio, dal momento che parliamo del destino di 162 lavoratori. Il 27 ottobre verrà presentato il piano al sindacato dopo la firma dell’accordo sulla Cassa ordinaria fino a fine dicembre”.

L’ipotesi di un accordo tra Sea-Sacbo, ha detto Bresciani, “è il frutto della mancata intesa su Montichiari e di una valutazione da parte di Sacbo che, da sola, non sarebbe stato possibile proseguire. Sea e Sacbo pensano ad un’integrazione attraverso un percorso che non è una fusione delle due società, procedura che avrebbe visto Bergamo sotto il 20%, quindi sostanzialmente irrilevante. La strada illustrata dal professor Paleari, incaricato di studiare un percorso di integrazione, prevede la creazione di una newco dove far confluire parte delle quote dei soci: nella fattispecie quelle del patto di sindacato bergamasco (69% di Sacbo) e del Comune di Milano (54,8% di Sea) e cioè i pacchetti di controllo delle due società. Questo disegno porterebbe alla creazione di un sistema aeroportuale di rilevanza europea, con uno strumento come la newco fatto apposta per integrare altri aeroporti, in primis Montichiari. Se si giunge ad una gara europea, la nuova società ha le risorse per poter acquisire il sito, obiettivo che non avrebbe potuto raggiungere Sacbo da sola. Questa operazione consente di giocare alla pari con i vettori presenti, attive a Linate, Orio e Malpensa, nessuna compagnia aerea ha più del 20% del mercato. Se pensiamo che oggi Ryanair da sola ‘vale’ l’83% di Orio, possiamo capire il nervosismo della società irlandese”.

In merito al trasporto merci, Bresciani ha poi aggiunto: “Sappiamo bene che DHL vuole spostare sullo scalo di Malpensa un 30% del trasporto che oggi fa operare a Bergamo. Sappiamo altrettanto bene che il Comune di Bergamo spinge perché tutto il volume venga trasferito a Malpensa per eliminare i voli notturni e riequilibrare quelli diurni, alleggerendo così i quartieri che oggi subiscono forti disagi. In generale Cgil, Cisl e Uil di Bergamo, insieme ai sindacati di categoria, hanno manifestato un giudizio positivo sull’operazione che vede la nascita di un grande polo aeroportuale lombardo, con delle considerazioni riguardanti innanzitutto la garanzia dei livelli occupazionali e dell’autonomia gestionale dell’aeroporto di Orio”.

Ed infine il leader provinciale della Cgil ha affrontato la questione Italcementi: “L’accordo con il gruppo tedesco HeidelbergCement, se da un punto di vista industriale dà vita al secondo operatore mondiale nel settore del cemento, da un punto di vista d’interesse nazionale e delle ripercussioni occupazionali nel nostro paese e nel territorio bergamasco, ci preoccupa fortemente. Pensiamo al destino dei circa 3.000 dipendenti in Italia e del futuro dei 900 lavoratori della sede direzionale e della ricerca e sviluppo di Bergamo. Il rischio è l’impoverimento del territorio perché non è Italcementi che va con HeidelbergCement, ma è HeidelbergCement che si prende Italcementi. Non siamo di fronte ad un’alleanza, ma ad una vendita al gruppo tedesco. La famiglia Pesenti si è fatta ‘strapagare’ la società, senza chiedere nulla in cambio dal punto di vista occupazionale. Noi abbiamo chiesto l’’apertura di un tavolo di confronto presso il Ministero dello Sviluppo Economico che si ponga come obiettivi principali tre questioni: 1) per la sede di Bergamo e le società ad esse collegate, sia sul piano commerciale che su quello amministrativo siamo convinti che l’Italia possa e debba diventare ‘il gestore’ dell’area del sud Europa; 2) il centro di ricerca (Ilab) deve diventare il centro di ricerca mondiale di HeidelbergCement; 3) HeidelbergCement ha quattro filiali nel mondo che si occupano di assistenza agli stabilimenti (tecnici): proponiamo che si costituisca una quinta filiale in Italia per l’area sud Europa / Mediterraneo poiché qui vi sono le competenze e le professionalità necessarie”.

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