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Il caso

Genitori pagano l’autobus, ma è concorrenza sleale L’indignazione di Gramellini

Il giornalista del quotidiano torinese "La Stampa" nel suo "buongiorno" di martedì 15 settembre ha messo in evidenza il caso dei pullman di San Pellegrino, citando la Provincia di Bergamo. Poche ore dopo è arrivata la risposta del presidente Matteo Rossi.

Il presidente della Provincia di Bergamo contro il vicedirettore de "La Stampa" Massimo Gramellini. Non uno scontro frontale, ma poco ci manca. Il tutto è iniziato martedì 15 settembre, quando il quotidiano torinese ha pubblicato il consueto buongiorno del giornalista che ha voluto mettere in risalto il caso del pullman di San Pellegrino, dove un gruppo di genitori degli alunni della scuola alberghiera ha visto "stoppato" il progetto di un nuovo autobus, alternativo alla linea di pullman già esistente, per i propri figli visti i nuovi tagli portati dalla Regione. Secondo Gramellini lo "stop" sarebbe stato imposto dalla Provincia di Bergamo, tant’è che Rossi si è sentito in dovere di scendere in campo e di dire la sua.

Ecco il botta e risposta.

 

"Il buongiorno" di Massimo Gramellini (La Stampa, 15-09-2015)

A San Pellegrino c’è un istituto alberghiero servito malissimo dai pullman, che hanno ulteriormente ridotto le corse dopo gli ultimi tagli della Regione, conseguenza inevitabile di quelli del governo. Potendoselo permettere, le famiglie dei milleduecento studenti affittano un paio di automezzi e organizzano un servizio alternativo di scuolabus. Lo spirito è quello di Alessandro Gassmann che prende la scopetta per pulire il marciapiede sotto casa. Il privato che subentra al pubblico e supplisce alle sue carenze, riconoscendo un’amara verità: certi servizi, un tempo finanziati dalle tasse, oggi per funzionare richiedono un contributo supplementare – in tempo e in denaro – da parte di chi ne fruisce. Quand’ecco la sorpresa. La Provincia di Bergamo (ma non erano state abolite, le province?) blocca il progetto dei genitori degli alunni, tacciandolo di concorrenza sleale.

A riprendere in mano i fili della storia, sembra di impazzire. Un’istituzione che non dovrebbe più neppure esistere mette i bastoni tra le ruote (è il caso di dirlo) a un’iniziativa privata sorta per garantire un servizio che gli enti locali non sono più in grado di fornire. Bollandola come concorrenza sleale. Ma concorrenza sleale a chi? A qualcosa che non c’è o comunque non funziona. Per il burocrate di casa nostra, evidentemente spalleggiato dalle leggi, il cittadino è costretto ad accontentarsi della sbobba sempre più scadente passatagli di mala grazia dal convento pubblico. Se pretende un piatto di spaghetti al dente ed è persino disposto a pagarselo, deve rinunciare perché trattasi di concorrenza sleale. Alla sbobba.

 

La risposta di Matteo Rossi, presidente della Provincia di Bergamo

Molti di voi hanno chiesto spiegazioni dopo che il tema del trasporto pubblico a San Pellegrino è stato portato all’attenzione dai media locali e dal pezzo di Gramellini sulla stampa. Eccole.

Un gruppo di genitori si è organizzato con una ditta di trasporto per offrire ulteriori corse agli studenti. La ditta che ha vinto l’appalto su quella tratta fa un esposto alla Provincia e alla Polizia Stradale per segnalare questo come una violazione della legge regionale che assegna il monopolio a chi ha vinto la gara. Gli uffici della Provincia a questo punto, anche a tutela di chi come i genitori si è mosso per rispondere a un bisogno, scrivono ai genitori e alla scuola segnalando quanto ricevuto e scrivendo che "pare" ci sia questa violazione, rimanendo in attesa di altri elementi. Nessuna diffida dunque. Nel frattempo esce la notizia della Provincia cattiva e inutile, niente di più falso, anche perché noi, oltre l’esposto, non abbiamo mai ricevuto una comunicazione da nessuno della volontà di istituire un servizio alternativo a spese delle famiglie, che comunque va autorizzato e verificato, e se l’avessimo ricevuta, avremmo lavorato come sempre per provare a trovare una soluzione, magari orientando le risorse disponibili delle famiglie per migliorare nel rispetto delle regole il servizio esistente. Per cui, nessuna decisione politica di boicottare le famiglie, disponibilità ad incontrarci subito (gli uffici in questi minuti stanno provando a contattare il presidente del comitato genitori proponendo un incontro per giovedì), questione aperta dall’esposto di una ditta contro un’altra ditta, una normativa regionale che se si ritiene sbagliata consiglieri e assessori regionali possono benissimo cambiare, non noi, che non abbiamo potere legislativo. Mi domando, fra l’altro, se la ditta contattata dalle famiglie non sapesse delle normative regionali, mi pare strano, ma forse fa comodo scaricare le responsabilità su altri.

Sperando di aver chiarito, ultime valutazioni. Il diritto ad un trasporto dignitoso è sacrosanto, una questione di giustizia sociale. Le Province lombarde hanno storicamente messo circa 50 milioni per migliorare il tpl oltre ai fondi regionali e da gennaio questi soldi non ci saranno più. Sono sei mesi che poniamo il tema a livello nazionale e regionale, nessuno ha ancora risposto nulla. La situazione è delicata, e dobbiamo fare fronte comune per difendere il nostro territorio. Quest’anno si è fatto un gran parlare dei tagli, ma complessivamente sono stati del 4 percento, abbiamo lottato e siamo riusciti a mantenere lo sconto sull’abbonamento integrato, abbiamo coinvolto sindaci, sindacati e aziende nella gestione delle difficoltà. Certo, la bergamasca è diversa da molte altre province, e un servizio di trasporto sulle valli non è la stessa cosa che in pianura. Se Gramellini volesse aiutarci in questa battaglia, ne saremmo ben lieti. Sarebbe proprio un buongiorno.

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