Dario Guerini, già assessore a Bergamo, amico di Bergamonews con cui collabora attraverso servizi fotografici e recensioni di concerti e festival jazz, ci scrive una lettera indignata sulla trasferta del Claudio Galimberti (il Bocia) a Londra, accompagnato dalla Digos.
C’è qualcosa che sfugge, anzi che indigna profondamente nella notizia sulla trasferta a Londra dell’immarcescibile Bocia per assistere alla partita dell’Atalanta con il Queens Park Rangers.
Che il capo degli ultras atalantini, dopo un obbligato digiuno da stadio di sei anni, volesse seguire in trasferta la squadra senza doversi preoccupare del Daspo è comprensibile. Il divieto di accesso agli stadi lì non vale.
Quello che offende profondamente è la scorta di due agenti della Digos, che, imbarcati su un volo di linea, hanno controllato sul campo che il Bocia e il suo turbolento seguito non creassero problemi di ordine pubblico.
Pare che l’iniziativa sia la risposta della Questura di Bergamo ad un invito delle autorità londinesi, informate della presenza inquietante del nostro.
Sono anni che la Polizia piange, a piena ragione, per grave mancanza di mezzi e di uomini necessari per fronteggiare la crescente criminalità sul nostro territorio. Che giustificazione può avere una tale operazione?
Tenuto conto che già le agguerrite tifoserie atalantine costano alla comunità locale una montagna esagerata di quattrini per presidiare le partite in patria e per fronteggiare i durissimi scontri tra tifoserie da parte di agenti della Polizia locale e di Stato, la trasferta londinese non può non provocare una forte indignazione collettiva.
Il Bocia, che poi nella terra dei gentleman ha dimostrato di essere un gentleman, ringrazia sia per l’opportunità di rivedere la sua squadra nonostante i divieti, sia per l’inaspettata scoperta di poter contare su una scorta istituzionale nei viaggi all’estero, come i Grandi. Mica scemo.
Dario Guerini
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