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L'intervista

La nostalgia di Dimartino sul palco del Filagosto “Io, finalmente a Bergamo”

"Passo dall'aeroporto di Orio al Serio 20-25 volte l'anno, ora finalmente posso suonare nella vostra città". Sabato 1 agosto l'artista palermitano salirà sul palco del Filagosto col suo ultimo lavoro "Un paese ci vuole".

Un cantautore che è un trio, un album che chiede di rallentare e di riavvolgere il nastro, una data, quella del primo agosto a Filago, attesa e desiderata da tempo. Sabato sera sul palco del Filagosto, nascosto dietro al basso ci sarà un cantautore. Anzi, uno dei più cantautoriali dei cantautori dell’ultima generazione. Perché è proprio così che va definito Antonio Di Martino firma principale di "Un paese ci vuole", il terzo album dei Dimartino di cui l’artista palermitano è anima e leader. Un inno alla nostalgia, ai ricordi di un tempo, a quei piccoli paesini di provincia troppo spesso dimenticati. E’ stato proprio da lì, da 300 paesini italiani rintracciabili per mezzo di una app – nella Bergamasca i comuni coinvolti sono stati Rovetta, Songavazzo, Zogno, Sedrina, Stabello, Endenna e Gromo – creata appositamente e che sfrutta le funzioni di geolocalizzazione dei dispositivi di telefonia mobile. "Mi piaceva l’idea che per venti giorni questo disco risuonasse nelle orecchie di persone attente, per le piazze e le strade dei paesi – ha spiegato a Bergamonews Di Martino -. Oggi siamo abituati con Spotify e Youtube a passare da un artista simile all’altro, senza possibilità di tornare indietro. Per questo ho pensato: se qualcuno ha la voglia di uscire di casa per ascoltare un disco allora sono certo che lo ascolterà con attenzione, al massimo se non gli piace il disco almeno ha visto un paese. I paesi hanno bisogno di essere guardati altrimenti sfioriscono e col tempo scompaiono. Trovavo necessario lanciare questo disco con un’iniziativa forte in controtendenza con l’eccessiva possibilità comunicativa a cui siamo abituati. I dischi hanno bisogno di tempo per essere ascoltati e quindi quale luogo migliore se non il silenzio di un paese".

Un passo completamente opposto rispetto a chi sfrutta i grandi spazi per assemblare il maggior numero di persone.

"E’ vero, perché in fondo ho sempre pensato che la musica particolare, qual è quella dei cantautori, abbia bisogno di posti particolari dove essere suonata e ascoltata. La mia idea è nata proprio da questo: riportare la musica di nicchia nei posti di nicchia. E ad agosto – questo lo dico in anteprima per Bergamonews – ho in programma dieci date che faremo in dieci piccole piazze del sud Italia".

Quindi noi, amanti e schiavi al tempo stesso della città, cosa ci stiamo perdendo?

"Io credo tantissimo nel ritorno ai paesi. Le grandi città che erano la speranza per i ragazzi ora stanno esaurendo l’energia. L’idea di ripartire dal posto in cui si è nati è secondo me un giusto modo per superare un momento di crisi. Un paese ci vuole per questo. Ritornando alle origini si può costruire qualcosa di interessante".

Malinconia e vecchi ricordi: da cosa nasce l’ambum "Un paese ci vuole"?

"In parte è un album nel quale ho voluto raccogliere le sensazioni e gli umori dei miei coetanei che stanno vivendo questi ultimi anni".

Una sorta di album colletivo?

"Sì, ma solo in parte. Perché c’è anche molto di autobiografico in quel lavoro".

Ha iniziato la sua carriera non ancora maggiorenne, scrivendo canzoni contro la mafia. Oggi, a distanza di 15 anni, in cosa si trova cambiato rispetto ad allora?

"Più che cambiato mi sento cresciuto. A 16 anni hai quella rabbia sana e incosciente che ti porta a dire tante cose senza riflettere troppo. Ora quelle cose ce le ho ancora in testa e, volendo, le scrivo ancora. Ma uso parole più ponderate, più pensate".

Quindi possiamo dire che quello di oggi è un Di Martino più riflessivo.

"Assolutamente sì, più riflessivo e molto meno impulsivo. Del resto è così, invecchiando si tende a pensare molto di più".

Sabato 1 agosto salirà sul palco del Filagosto. Impressioni?

"Sono davvero contento di fermarmi – finalmente – a Bergamo. So che possono sembrare parole di circostanza, ma vi assicuro che non è così".

Ci spieghi.

"Prendo il volo Palermo-Orio al Serio almeno 20-25 volte l’anno. E tutte le volte vedo Bergamo solo con la coda dell’occhio. Questa volta, invece, mi potrò finalmente gustare questa splendida città. Sono curioso, non vedo l’ora di vederla da vicino".

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