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Il sindaco di sedrina

“Ho chiesto di ospitare alcuni profughi in seminario Mi hanno dato del pazzo”

Il sindaco di Sedrina Stefano Micheli è tra i primi cittadini che in provincia di Bergamo hanno contribuito nei fatti a rispondere all'emergenza profughi. Da qualche settimana il sindaco ha chiesto più dialogo da parte della prefettura e ora ha deciso di prendere nuovamente posizione su Facebook con un post piuttosto polemico.

Il sindaco di Sedrina Stefano Micheli è tra i primi cittadini che in provincia di Bergamo hanno contribuito nei fatti a rispondere all’emergenza profughi. In una struttura sul territorio del suo Comune ospita, da molti mesi, oltre cento richiedenti asilo. Da qualche settimana il sindaco ha chiesto più dialogo da parte della prefettura e ora ha deciso di prendere nuovamente posizione su Facebook con un post piuttosto polemico:

"Ultimamente noto che sia sul web che in televisione alcuni vescovi e sacerdoti esprimono dichiarazioni di condanna riguardo una certa resistenza all’accoglienza dei profughi-migranti. Una presa di posizione legittima, una presa di posizione che può essere d’aiuto per aiutarci ad affrontare con fede e senso religioso questo evento dei nostri tempi e a mitigare un po’ la paura, ma a mio parere questo non è sufficiente. D’accordo nel condannare forme di disprezzo nei confronti delle persone Esseri Umani, che effettivamente scappano da situazioni drammatiche e disumane. Condizione che deve poi essere verificata dalle commissioni che se confermata ne rilasceranno poi lo status di rifugiato. Ma tutto ciò presuppone dinamiche e fenomeni che non devono essere ignorati, altrimenti poi il rischio è proprio quello di generare un risentimento o comunque una tensione che non giova ne ai residenti ne alle persone che si vorrebbe accogliere. Innanzitutto ribadisco la mia contrarietà ad un’imposizione dell’accoglienza da parte di enti che si atteggiano come superiori, sia che siano religiosi o civili, l’accoglienza deve essere ricercata con le dovute cautele e sensibilità e nessuno può permettersi di imporre e giudicare… A maggior ragione chi in concreto poi in casa non accoglie.

Al giorno d’oggi, fortunatamente, la gente si basa su quello che vede, sui fatti concreti e non solo solo sulle parole. Personalmente, come avevo suggerito anche in un tavolo di confronto in Prefettura, sarebbe stato un bel segnale accogliere anche solo una decina di migranti in un ala del seminario maggiore a Bergamo, in Città Alta, un segnale concreto che avrebbe davvero toccato il cuore dei fedeli, sicuramente un segnale ben più forte ed incisivo di un messaggio, omelia volta alla sensibilizzazione dei fedeli. A questa mia proposta proprio un sacerdote presente mi diede pubblicamente del pazzo! Potrà anche essere, non lo metto in dubbio, però credo che il mettere a disposizione una struttura di proprietà della Diocesi che si trova a 10 km da Bergamo, sebbene sia da apprezzare la disponibilità e la carità del gesto, il risultato percepito non sia proprio lo stesso.

Però forse mi sbaglio!? Mi chiedo anche se questa azione di mettere a disposizione per il Prossimo una casa che può accogliere benissimo fino al 30% della popolazione residente sia stata presa in considerazione, soprattutto per i limiti dati dalla posizione del luogo e dai servizi disponibili nella frazione. A prescindere dall’etnia di provenienza, anche se fossero 130 nuovi cittadini residenti italiani, un incremento di numero di questo tipo avvenuto nell’arco di pochi mesi in una popolazione di 800 residenti qualche problema di convivenza lo potrebbe anche generare. Credo sia fisiologico e naturale ma nessuno a questo sembrerebbe pensarci o dare il giusto peso. Fa anche un certo senso vedere le persone ospitate che camminano a lato di una strada provinciale con limite di velocità a 70 km orari mettendo a rischio la propria incolumità, dato la mancanza di altre vie di comunicazione percorribili a piedi. Anche a questa cosa sembrerebbe che non ci si abbia pensato.

Inoltre è innegabile che l’accoglienza di queste persone non avviene solamente a titolo gratuito e caritatevole, sono convinto che la quota destinata dallo Stato in qualche modo sia un incentivo, con questo non voglio giudicare nessuno ci mancherebbe, in coscienza poi ognuno farà le proprie considerazioni e non competono a me, ma una riflessione è d’obbligo. Se attualmente nella struttura a Botta vi sono circa 130 persone per una quota pro capite pro die di euro 35 circa (escluso la quota di pocket money 2,50 euro pro die circa) sarebbe davvero così difficile coinvolgere la comunità e amministrazione nel trovare una forma di compensazione che possa in qualche modo ricompensare ed incentivare lo sforzo ed essere concretamente di supporto all’accoglienza? Potrebbe essere anche solo 1 euro a persona al giorno da destinare alla popolazione residente, una quota che il comune potrebbe impiegare sul territorio di Botta, ad esempio per rafforzare la sicurezza e il controllo del territorio, dato il numero maggiore di persone presenti, oppure per fare degli interventi sulle strade o per pagare parte del trasporto pubblico dei bambini che dalla frazione vanno a scuola a Sedrina. Tutte cose che comportano difficoltà notevoli, oppure impossibili da realizzare a causa della scarsità delle risorse economiche dell’ente.

Avrebbe un certo impatto poter dire ai ragazzi e alla gente, vedete? Questo è stato possibile grazie anche a… Non credo che una riflessione al riguardo sia insostenibile e così impossibile da intraprendere. Diversamente credo che difficilmente, data la situazione attuale e la modalità di gestione intrapresa, si possa pensare di continuare in questo modo e soprattutto sarà difficile si possa trovare una soluzione condivisa. Riflettiamoci e confrontiamoci senza paura e riserve alcune, ma soprattutto senza atteggiarsi in facili giudizi morali altrui che non ci competono e sono fuori luogo oltre ad ottenere un maggiore risentimento.

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