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La classifica

Università, in 7 anni fondi tagliati del 13,9%: Bergamo è l’unica in crescita

Negli ultimi sette anni l'Università di Bergamo ha visto crescere dell'11,4% i finanziamenti statali: un dato in netta controtendenza rispetto a ciò che accade a livello nazionale e che posiziona l'ateneo al primo posto di questa speciale classifica stilata dal Sole 24 Ore.

Dopo averle riservato solamente il 31esimo posto nella classifica che analizza la qualità della Didattica e quella della Ricerca, il Sole 24 Ore riconosce a Bergamo un ruolo da protagonista nel panorama delle Università italiane: tenendo conto dell’inflazione che ha eroso del 10,6% il valore del denaro, l’Ateneo bergamasco è l’unico a segnare una vera crescita delle risorse statali rispetto al 2008.

Con 40.550.336 milioni l’Università di Bergamo non rientra nemmeno nella top ten dei finanziamenti statali, anzi, è tra le 20 che incassano meno: il dato positivo, però, viene dalla crescita continua degli ultimi anni, +6,6% rispetto a dodici mesi fa quando ne incassava 38.047.376 e +11,4% sul 2008 quando i milioni del Fondo di Finanziamento Ordinario erano circa 36.

I finanziamenti 2015 sono stati così suddivisi: 30.274.784 euro di quota base, di cui 9.626.119 quota costi standard, 10.153.756 euro di quota premiale e 121.796 euro di perequativo.

Dati che erano stati sottolineati in modo positivo già dall’Università di Bergamo non più tardi di una settimana fa quando, commentando la classifica generale degli atenei italiani, il ricercatore Michele Meoli spiegava come più risorse statali, insieme a programmi e progetti appena attivati e che porteranno i propri effetti nei prossimi anni, si tradurranno in un’inevitabile crescita per l’ateneo.

Al netto dell’inflazione, a crescere sono anche il Politecnico di Torino (+7,3%), L’Aquila (+5,4%), Milano Bicocca (+3,3%), Roma Foro Italico (+1,6%), Insubria (+1,5%), Venezia Cà Foscari (+0,6%) e Chieti e Pescara (+0,2%).

I tagli maggiori al Sud, con Messina e Palermo che si sono visti diminuire i fondi per oltre il 30%: una cura dimagrante che, complessivamente, in sette anni ha tolto agli atenei italiani il 13,9% delle risorse statali, fino ai 6 miliardi e 312 milioni di euro del 2015. Tagli che non hanno colpito indistintamente tutti e che si sono differenziati tra Nord, che perde il 7% sul 2008 ma cresce dello 0,3% sul 2014, Centro, rispettivamente -13 e -0,5%, e Sud, con -18,8 e -0,5%.

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