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La polemica

Auto nei parcheggi per moto E nessuno le multa: Bergamo è “smart” o furbacchiona? fotogallery

Marco Cimmino racconta e mostra la situazione in via Nullo dove le vetture occupano gli spazi per la sosta delle due ruote. I vigili, interpellati non intervengono, il sopruso diventa abitudine. Bergamo vuole essere una città smart, cioè furba, in realtà sta diventando furbacchiona.

di Marco Cimmino

Bergamo mira a diventare una città “smart”: una città furba. Abbiamo indicatori per lo “smart parking” e puntiamo ad essere una “smart city”.

L’aggettivo “smart” pare mandare in visibilio i nostri amministratori, che, ogni volta che possono, lo utilizzano senza parsimonia, per indicare quanto siamo avanti, noi Bergamaschi, sulla via della civiltà.

C’è una sfumatura negativa, però, che la paroletta britannica non sottintende, ma che, nella sua traduzione italiana, viene prepotentemente a galla: in inglese, il termine “smart” prelude ad una forma brillante di intelligenza pratica, mentre, qui da noi, il suo equivalente lascia sottintendere che uno furbo possa essere anche un furbacchione.

E, anche da questo punto di vista, si potrebbe dire che Bergamo è una città furba: anzi, una città di furbi.

I quali furbi, si sa, prosperano se li si lascia prosperare.

Mi spiego: dovete sapere che, da qualche annetto, in via Nullo, in pieno centro, c’è un comodo parcheggio per motocicli, proprio accanto ai posteggi azzurri a pagamento.

Ad un certo punto, vuoi per l’endemica carenza di parcheggi in zona, vuoi per la presenza di nuovi esercizi pubblici, qualcuno ha pensato bene, nelle ore meridiane, di piazzare la propria autovettura negli spazi riservati alle moto: se mi va bene, deve aver pensato lo “smart”, risparmio tempo e denaro e, se mi va male, amen!

Il dettaglio dei motociclisti rimasti privi di parcheggio, dev’essere parso del tutto trascurabile alle sue sinapsi così “smart”. Dal momento che nessuno mai si è sognato di sanzionare questa infrazione, la manovra ha fatto scuola e, così, non c’è giorno in cui gli spazi per motocicli non siano invasi da automobili e furgoni di ogni genere.

Alcuni, evidentemente habitué, ci parcheggiano serenamente quasi quotidianamente: si vede che sono più “smart” degli altri.

Dato che io in via Nullo ci abito e che il comando dei vigili urbani dista 300 metri da casa mia, ho pensato bene di telefonare alla polizia locale, per chiedere loro di intervenire: ne multi due o tre, pensavo, e vedrai che gli togli il vizio.

Mi ha risposto una gentile signora, che mi ha assicurato un pronto e drastico intervento dei tutori dell’ordine.

Io, che sono tutto fuorchè “smart”, mi sono sentito tutto giulivo e ho atteso gioiosamente la nemesi dei furbacchioni. Sono passati dei mesi e sono ancora qui ad attendere.

Allora, ho scritto una bella mail al dottor Appiani, che è il responsabile del servizio: gentilissimo, eccetera eccetera. L’ho fatto con particolare garbo, perché il destinatario si era già lamentato presso i responsabili di un periodico per cui scrivo, sostenendo che ce l’avessi con la polizia municipale: speravo che il mio tono lo convincesse del contrario.

Evidentemente, però, il dottor Appiani non si fa convincere facilmente, perché non mi ha felicitato della minima risposta. Ben mi sta: così imparo a parlar male di un’istituzione efficiente e benemerita come la polizia locale.

Però, il problema, per i residenti rimane, a prescindere dai miei rapporti personali con la pubblica amministrazione. Così, visto che oggi si parla con entusiasmo di questa bella iniziativa dei cartelli “smart” per i parcheggi “smart”, mi piacerebbe che si parlasse un pochino anche dei parcheggi veri, non solo di quelli che compaiono su di uno schermo.

Io credo che sia semplicemente intollerabile che, a pochi passi dalla sede della polizia locale, dopo reiterate lamentele dei cittadini, della gente senza educazione e senza rispetto per le regole possa continuare a parcheggiare dove non deve, senza venire sanzionata.

Intollerabile per il sopruso nei confronti degli aventi diritto, ma soprattutto per l’esempio di impunità che ne deriva.

Perché, in fondo, più che una “smart city”, a tanta gente come me basterebbe che Bergamo diventasse una città normale. Di quelle dove si rispettano le regole.

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