Quanto ci distraggono le notifiche? Tantissimo, come hanno mostrato i risultati di un’indagine effettuata da studiosi della Florida State University (Cary Stothart, Ainsley Mitchum e Courtney Yehnert) che hanno approfondito l’effetto dell’incessante bombardamento di notifiche sulle persone.
A 150 studenti è stato chiesto di completare un test d’attenzione piuttosto noto, vale a dire la reazione a una sequenza di cifre, proiettate singolarmente ogni secondo su uno schermo. A ciascun numero doveva corrispondere un’azione su una tastiera. A tutti tranne che ad uno: il 3.
L’esperimento è stato realizzato due volte.
La prima senza interrompere i volontari con alcuna fonte di disturbo, la seconda indirizzando ai dispositivi di alcuni studenti chiamate e messaggi. Provocando quindi notifiche, suoni, squilli di vario tipo durante il test.
Il risultato? Quale che fosse il genere di notifica la performance ha subito dei crolli notevoli.
Perché è proprio lo smartphone a costituire la fonte regina di distrazione: noi sappiamo di aver ricevuto un qualche tipo di notifica, contenuto, messaggio. Siamo cioè coscienti che c’è qualcosa che ci aspetta. Basta questo chirurgico meccanismo a far volare via la nostra attenzione da ciò che stiamo facendo.
L’altro lato della medaglia è che si porducono danni anche in assenza di notifiche. Si tratta cioè di quell’atteggiamento che consiste nel dare uno sguardo allo smartphone anche quando non ce ne sarebbe alcun bisogno. Quando, cioè, non è arrivato alcun avviso sonoro: lo mettiamo in pratica, dicono i ricercatori, proprio perché vogliamo appianare gli stessi pensieri legati alle notifiche. Come se, tirando fuori il telefono ogni cinque minuti, volessimo sempre rimanere aggiornati, quasi anticipare l’arrivo di una qualche notifica.
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