Il 30 giugno è stato condannato a due anni di reclusione per una tentata rapina in un bed & breakfast di Bergamo. Condannato, però, a piede libero. Libero quindi di appostarsi sotto l’abitazione in cui abita con moglie e figli il testimone che lo ha indicato in tribunale, nonché vittima indiretta del tentativo di rapina, che ha deciso di rivolgersi alla Procura.
Una storia basata su leggi assurde che inizia nella notte tra il 16 e il 17 gennaio scorso in un ostello di via Boccaleone, in città. B.K.M, un 36enne originario del Marocco, di passaggio in quella zona, bussa in piena notte al portone della struttura. Urlando "Al fuoco, al fuoco", convince un 30enne portoghese, ospite dell’ostello, ad aprirgli la porta: una volta all’interno impugna un coltello da cucina e prova a estorcergli del denaro.
Il 30enne riesce però a fuggire e anche a chiudere nella stanza l’aggressore. Scende in strada e inizia a urlare impaurito. Arriva anche il proprietario del bed & breakfast, un 40enne bergamasco che abita con la famiglia nel palazzo, il quale chiama la polizia.
Gli agenti della squadra mobile di Bergamo arrivano in pochi minuti in via Boccaleone e riescono ad arrestare l’aggressore. Del caso se ne occupa il pubblico ministero di Bergamo Gianluigi Dettori.
Nel giro di poche settimane prende il via il processo, con l’imputato difeso dall’avvocato Alessandro Zonca. Tra i testimoni c’è anche il proprietario dell’ostello, vittima indiretta di quell’episodio, che indica il colpevole anche in Aula. L’imputato prova a spiegare una versione diversa dei fatti, che però non viene rienuta plausibile di fronte alle diverse testimonianze che lo inchiodano.
Il 30 giugno la condanna a 2 anni di reclusione, con obbligo di firma e sospensione della pena secondo i termini di legge dell’articolo 275 comma 3 bis del codice di procedura penale, che prevedono la scarcerazione immediata per pene inferiori ai tre anni. L’uomo non sconta quindi nemmeno un giorno di carcere.
Martedì 7 giugno alla procura di Bergamo arriva una segnalazione, da parte del gestore della struttura alberghiera di via Boccaoleone, che denuncia la presenza sotto casa propria, dove vive con moglie e figli, del marocchino protagonista del tentativo di rapina che aveva riconosciuto in Aula.
Ma la Procura non può fare nulla: secondo la legge infatti l’aggressore è un cittadino libero e può andare dove vuole. Anche di appostarsi sotto casa della vittima e dei suoi familiari.
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