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Ubi, Banca Popolare!: giudizio negativo sul nuovo statuto

L'Associazione Ubi, Banca Popolare in una nota critica il nuovo statuto redatto dal Consiglio di Sorveglianza della banca: "La fretta è sempre cattiva consigliera soprattutto in una situazione ancora tutta in divenire e connotata da profili legali e giuridici che si distinguono per la loro delicatezza".

L’Associazione Ubi, Banca Popolare in una nota critica il nuovo statuto redatto dal Consiglio di Sorveglianza della banca: "La fretta è sempre cattiva consigliera soprattutto in una situazione ancora tutta in divenire e connotata da profili legali e giuridici che si distinguono per la loro delicatezza".

 

Con stupore abbiamo appreso dai media locali che nel consiglio di sorveglianza di UBI, che si è tenuto il 16 giugno scorso, sono state approvate le modifiche statutarie che aprono la strada alla trasformazione della storica cooperativa in società per azioni.

La nostra Associazione, che ha sempre sostenuto lo spirito cooperativistico e la forma popolare dell’istituto, è nettamente contraria alla detta trasformazione. Pur considerando che tali modifiche dovranno essere approvate da una prossima assemblea dei soci con almeno due terzi dei presenti votanti o per delega, e quindi la decisione ultima sarà rimessa ai soci, la determinazione del Consiglio di Sorveglianza desta perplessità e preoccupazione.

Infatti se da un lato la deliberazione di trasformazione in società per azioni è stata assunta da un Consiglio composto da membri eletti con il sistema tipico delle cooperative (un voto indipendentemente dal numero di azioni possedute), dall’altro la stessa è stata posta in essere a pochi giorni dall’emanazione da parte della Banca d’Italia delle disposizioni di attuazione della legge di riforma delle banche popolari, che quindi certamente non sono potute essere compiutamente valutate proprio per il brevissimo periodo trascorso.

Il Consiglio di Sorveglianza ha così totalmente disatteso le proposte sinteticamente avanzate da alcuni soci, appartenenti anche e non solo alla nostra associazione, nel corso dell’ultima assemblea riguardanti proprio soluzioni alternative e/o azioni oppositive alla trasformazione delle banche popolari, che è bene ricordare è stata imposta per legge.

Il Consiglio di Sorveglianza, che si ricorda nuovamente è stato eletto con il sistema popolare, ha quindi disatteso le aspettative di quei soci che lo hanno eletto, accelerando del tutto immotivatamente la procedura di trasformazione, mentre tutte le altre grandi banche popolari soggette legislativamente alla stessa sono rimaste in attesa di decidere quali comportamenti assumere.

La fretta e’ sempre cattiva consigliera soprattutto in una situazione ancora tutta in divenire e connotata da profili legali e giuridici che si distinguono per la loro delicatezza. Per tutto quanto sopra detto la nostra associazione plaude all’iniziativa del mondo imprenditoriale e associativo bergamasco rappresentato da Impresa e Territorio che ha organizzato per giovedì 2 luglio alle ore 18 presso la sala borsa merci di Bergamo un convegno in cui si dibatterà’ del tema della trasformazione delle popolari con titolo “Tra profili di incostituzionalità’ e percorsi alternativi”.

I relatori, noti ed apprezzati nel mondo accademico, come il prof. Giulio Sapelli e il prof. Giovanni Ferri, affiancati da un pool di avvocati di provata competenza in materia come Zanchetti-Pontani -Di Nola-Restuccia saranno sicuramente in grado di fare luce su tanti aspetti ancora poco chiari della vicenda.

E’ importante che i soci e la società’ civile bergamasca sappiano chiaramente qual’è il quadro giuridico/normativo in cui ci si deve e ci si può muovere in modo che poi possano votare, liberamente e coscientemente, la soluzione ritenuta più’ idonea per salvaguardare il patrimonio della banca e del territorio. Infine, per i motivi sopra esposti, ci piacerebbe conoscere l’esatta espressione di voto dei consiglieri di sorveglianza in ordine alle modificazioni statutarie, con conseguente abbandono del sistema capitario, che è stato da loro archiviato trincerandosi dietro a dettami legislativi, affrettando un cammino che, qualora obbligatorio, avrebbe potuto essere intrapreso nel temine concesso di diciotto mesi decorrenti dall’emanazione delle disposizioni attuative della riforma da parte di Banca d’Italia, utilizzando tale tempo utilmente per conoscere, valutare e fare conoscere.

Il presidente

Avv. Antonio Deleuse Bonomi

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