Mino Favini dice addio all’Atalanta. Dalla prossima stagione sarà nei quadri dirigenziali del Como, club nel quale è già stato sia calciatore, negli anni ’50, che responsabile del settore giovanile, prima di arrivare proprio a Bergamo nel 1991.
Ventiquattro anno che hanno segnato indelebilmente la storia recente dei nerazzurri che con il Mago di Meda si sono costruiti delle vere e proprie fortune che hanno fatto diventare quella bergamasca una delle società più importanti d’Europa per la crescita dei talenti.
Non è proprio un caso se negli ultimi due decenni, dall’inizio del anni ’90, il settore giovanile atalantino ha sfornato così tanti giocatori di livello. Gli ultimi sono Sportiello, Zappacosta e Baselli, ma dietro ci sono un numero impressionante di nomi: Consigli, Bonaventura, Zauri, i gemelli Zenoni, Montolivo, Morfeo, Lazzari, in parte anche Pazzini (che però prima è cresciuto in Toscana), Pelizzoli. E tanti altri.
Favini lascia Bergamo e non è un fulmine a ciel sereno. Tutt’altro. L’aria di addio si respirava ormai da qualche mese, forse da un anno addirittura, da quando Antonio Percassi ha deciso di puntare forte su Maurizio Costanzi togliendo proprio al Mago di Meda quel potere che per vent’anni era stata la marcia in più di un club medio-piccolo qual è quello orobico che si è costruito le sue fortune grazie ai gioielli sfornati da Zingonia.
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