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I conti

Pensioni: sono 60mila i bergamaschi che attendono il rimborso

Dati Cisl: su un totale di oltre 300.000, sono 60.000 i bergamaschi che attendono con ansia una decisione circa il “rimborso” dei mancati aumenti. A loro spetterà un “arretrato” pari a circa una mensilità e mezza di quanto percepiscono.

Entro questa settimana il Governo dovrebbe varare il decreto con modalità e tempi di restituzione delle somme dovute per la mancata perequazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo per gli anni 2012-2013.

Non saranno certo tutti i pensionati a ricevere un risarcimento.

Sono infatti circa 60.000, su un totale di oltre 300.000, i bergamaschi che attendono con ansia una decisione circa il “rimborso” dei mancati aumenti.

A loro spetterà un “arretrato” pari a circa una mensilità e mezza di quanto percepiscono.

È quanto emerge in una ricerca che la Fnp ha prodotto a livello nazionale e tarato su ogni territorio. Come si sa, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il blocco della perequazione automatica al tasso di inflazione programmato per gli anni 2012 e 2013, introdotto con la cosiddetta riforma Fornero per le pensioni superiori a tre volte il minimo (nel 2011 pari a 1.405,76 euro mensili lordi).

A titolo puramente informativo, a un pensionato che nel dicembre 2011 percepiva 2.000 euro mensili lordi (pari a 1.549 euro mensili netti), andrebbero 111,25 euro mensili lordi: € 52,41 nel 2012 e € 59,74 nel 2013 (1.457,95 euro lordi complessivi), per il biennio 2012 – 2013. Poi andrebbero ricalcolati gli importi per i due anni successivi, con gli aumenti pregressi.

Il blocco ha riguardato a Bergamo il 18% dei pensionati (circa 60.000, appunto). Di questi il 94% sono uomini contro il 6% delle donne. Le pensioni coinvolte riguardano soprattutto la gestione dipendenti privati (84%) contro il 16% del pubblico impiego.

Occorre ora attendere di conoscere in che modo il Governo intenda affrontare il problema che comporta un notevole esborso per le casse della Stato. A questo proposito la Segreteria Nazionale Fnp Cisl, insieme a Sspi Cgil e Uilp Uil, ha già chiesto un incontro al Ministro del Lavoro.

“A suo tempo avevamo sottolineato l’iniquità del provvedimento che, pur emanato in un momento di emergenza economico finanziaria, mirava unicamente a fare “cassa”. Non a caso venivano colpite le pensioni medio alte in modo da garantire allo Stato un risparmio certo, perché operato su una platea consistente di contribuenti pensionati”.

“Bastava il confronto con noi sindacati – dice Michele Bettoni, segretario generale della Fnp Cisl di Bergamo. Peccato che per farlo capire al Governo sia dovuta intervenire la Corte Costituzionale. Oggi, diciamo no a ipotesi di intervento sulle pensioni in essere, a partire dal ventilato ricalcolo con il sistema contributivo che imporrebbe una decurtazione inaccettabile per chi è andato legittimamente in pensione con le regole date, dopo 40 e più anni di lavoro. Ricordiamo, infine, che chiediamo maggiore flessibilità in uscita e proponiamo un patto generazionale che introduca il lavoro part time per i lavoratori anziani, in modo da fare entrare al lavoro, sempre a part time, i giovani. Se si riaprisse il confronto con i sindacati crediamo che sarebbe la risposta migliore, insieme alla sanatoria definitiva per gli esodati e al riconoscimento dei requisiti pensionistici delle “quindicenni” (cioè, quelle donne con 15 anni di contributi lavorativi bloccate dalla legge Fornero)”.

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