Mentre il presidente Roberto Maroni annuncia: "La Regione Lombardia mette a disposizione un milione e mezzo per riparare i danni", Milano si è rimessa al lavoro, subito, per ripulire la città e farla ritornare alla normalità.
Volontari, commercianti e cittadini a ripulire le strade e a cancellare le scritte di vernice che imbrattano muri e negozi.
E’ questa, domenica mattina, l’immagine di Milano dopo la devastazione, avvenuta tre giorni fa all’inaugurazione dell’Expo, dei block bloc. Strade sgombre, carcasse di auto e cassonetti bruciati rimossi, grazie alla determinazione dei cittadini è bastato un solo giorno per ridare al capoluogo lombardo il suo volto, pronto ad accogliere i visitatori di Expo che in questi primi due giorni sono stati migliaia.
E’ il presidente del Consiglio Matteo Renzi a definire in modo ufficiale i devastatori della città: "Voglio dirlo con molta serenità: 4 teppistelli figli di papà non riusciranno a rovinare l’Expo. Gli italiani sanno da che parte stare – ha aggiunto il premier – Hanno cercato di sciupare la festa, ma Milano è molto più forte di quello che questi signori pensano"
"Milano reagisce con grande unità di intenti e risorge rispondendo no alla violenza" gli fa eco il sindaco Giuliano Pisapia. "Saremo uniti e forti – ha aggiunto – e daremo un messaggio a tutto il mondo contro una violenza che Milano non può accettare".
E il governatore lombardo ha aggiunto: "Predisporremo un fondo della Regione Lombardia da 1,5 milioni di euro per risarcire i cittadini dei danni a negozi ed esercizi, d’accordo con il Comune di Milano".
Intanto il bilancio dei danni è pesante e non ancora quantificato, ma parla di vetrine di negozi devastate, ingressi di banche completamente distrutti, decine di auto date alle fiamme o danneggiate, di una guerriglia che lascia ben evidente sui muri della città le frasi della protesta.
L’INCHIESTA
Dopo i 5 arresti per violenza e resistenza a pubblico ufficiale e la decina di indagati, i carabinieri hanno denunciato altri 14 contestatori (di cui 10 con precedenti) che dovranno rispondere di porto di oggetti atti a offendere e detenzione di materiale esplodente, nonché di devastazione e saccheggio. Erano stati fermati, durante il deflusso post-corteo nelle stazioni della metropolitana.
L’inchiesta sulle violenze, coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Piero Basilone, è stata aperta con l’ipotesi di reato di devastazione, a cui si potrebbe affiancare anche l’accusa di incendio.
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