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Intervista

Expo, ministro Martina: McDonald’s e Coca-Cola? Occasione per sfidarle fotogallery video

L'Expo gli è capitata fra le mani prima da sottosegretario e poi da ministro delle Politiche agricole, ma Maurizio Martina non mostra nessuna tensione per l'apertura dell'appuntamento internazionale che si apre oggi a Milano: “Sarà un'emozione, per l'Italia si tratta di una grande opportunità e il mondo chiede proprio a noi di indicare la soluzione per una nuova nutrizione, una diversa distribuzione degli alimenti tra Nord e Sud del mondo, evitando sprechi e utilizzando risorse che non inquinino il nostro pianeta”.

Più teso o più emozionato?

"Più emozionato".

Risponde Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole.

Ormai è Expo. Che cosa si aspetta da questo appuntamento?

"Si apre un’esperienza straordinaria per l’Italia dopo due anni di lavoro intenso. C’è stata una mole di impegni che ho seguito prima da sottosegretario con il Governo Letta e poi da ministro con il Governo Renzi".

Due anni intensi di lavoro. Come sono stati questi 24 mesi se dovesse voltarsi ad osservare?

"E’ stata una fortuna potermene occupare. Non sono mancate situazioni difficili, ma il progetto e l’opportunità è così fantastica che la passione ha superato ogni ostacolo".

Non sono mancate le polemiche. Per alcuni si è tradito lo spirito iniziale di questa iniziativa?

"Se si riflette sulla potenza del significato del tema proposto ‘Nutrire il pianeta, energia per la vita’, non possiamo sottolineare che questa Expo è un’occasione cruciale per il nostro Paese. Il mondo ci ha riconosciuto e ci riconosce un’autorità come Italiani intorno alla questione dei nuovi modelli di sviluppo, di disegnare delle prospettive strategiche differenti da poter utilizzare su scala planetaria, partendo dal modello italiano. Sarà un confronto bellissimo".

L’Italia che cosa dirà a riguardo?

"Siamo un Paese riconosciuto come la patria del gusto e della bellezza. Questo progetto è una sfida per tutti noi e credo sia ancora più forte dell’eredità che ci hanno lasciato chi ci ha preceduto. Il mondo, attraverso 145 Paesi, viene a Milano. Ognuno di loro esporrà progetti, prospettive sul grande e delicato tema della nutrizione. Noi avanzeremo la nostra proposta".

Qual è? Anche perché finora di Expo – purtroppo per noi media – non resta che sottolineare i grandi ritardi dei cantieri.

"Ogni Expo lascia sul territorio un’opera architettonica significativa. Ma Expo Milano 2015 non ha mai avuto questa ambizione materiale. Punta ad un obiettivo ben più alto e condiviso, ed è questa la vera novità di Expo. Lasceremo come eredità la Carta di Milano che è stata presentata alla vigilia. La Carta sarà l’eredità culturale di questa Expo. Un documento che potrà essere sottoscritto dai cittadini, dalle associazioni, dagli enti, dai Paesi. Sarà un atto di grande responsabilità che si rivolge ai cittadini, alle imprese, alle istituzioni. Basti pensare che è stata tradotta il 18 lingue e può essere letta da 3,5 miliardi di persone. Un vero e proprio messaggio universale dell’Expo italiana".

Forse una sfida troppo ardua o di difficile impatto comunicativo?

"Dobbiamo cambiare prospettiva. Dobbiamo sforzarci di osservare i contenuti che il grande titolo di Expo ci invita a riflettere. E da lì lavorare. All’Italia è stata riconosciuta una leadership su cui lavorare con questi temi che sono la sostenibilità, lo spreco alimentare, l’utilizzo della chimica in agricoltura, il risparmio di energie e di acqua. E’ un’occasione mondiale per approfondire una discussione su un tema cruciale come quello della sfida alimentare".

Riusciremo a focalizzare questo problema o saremo distratti e incantati solo dai padiglioni?

"Sapremo indicare la via e credo che Expo sarà un successo anche perché coinvolgeremo moltissimo le scuole. Solamente nel mese di maggio sono attese più di seimila classi di alunni italiani e oltre 700mila studenti prenotati. Expo sarà grande luogo di educazione alla cittadinanza, alla sostenibilità ambientale".

E’ molto ferrato su questo aspetto.

"Avendo due figli in età scolare so come hanno vissuto, studiato e si sono preparati in classe su questo tema. Merito anche di una grandissima piattaforma educativa che ha il nostro Paese".

Senta Ministro, lo so che è una domanda antipatica e qualcuno l’avrà anche già fatta: ma era davvero necessario avere all’Expo due marchi come Coca-Cola e McDonald’s? Non li trova un po’ fuori luogo in un contesto simile?

"Io credo che questo attacco alle multinazionali abbia innestato una polemica sbagliata. L’esposizione se vuole essere universale deve raccogliere tutti i soggetti fondamentali. L’Expo non ha pensiero unico e a non sarà senso unico. Tutti i soggetti si possono e si devo confrontare. Non possiamo escludere le grandi imprese".

E come pensa di coinvolgerle su temi come la sostenibilità?

"Sta proprio qui la sfida. E toccherà a noi come cittadini sfidare queste multinazionali su alcuni punti. Penso per esempio allo spreco. Un terzo del cibo che viene prodotto viene gettato. Questo a uso domestico. Si pensi a livello industriale, ecco allora che se voglio provare a ridurre gli sprechi devo chiedere alle grandi imprese di prendersi degli impregni per raggiungere questi obiettivi".

Ci riusciremo?

"Sì. Anche perché si guarda solamente alle multinazionali, ma nessuno annota che proprio all’esposizione italiana, per la prima volta, è consentito alle associazioni Ong (organizzazioni non governative ndr) di essere protagoniste. Abbiamo 70 Ong che hanno organizzato una serie di iniziative e di incontri a Cascina Triulza. A Milano ci saranno grandi imprese, Ong, governi, enti pubblici e privati che potranno confrontarsi su una piattaforma globale sul tema dell’alimentazione".

Milano grande protagonista dell’evento. E Bergamo?

"Bergamo sicuramente può giocare un ruolo importante. Un dato interessantissimo è come la città si sta preparando alla sua offerta turistico, ricettiva e culturale. Sono segnali molto positivi e importanti. Penso alla riapertura dell’Accademia Carrara, alla mostra alla Gamec di Palma il Vecchio promossa dalla Fondazione Credito Bergamasco e dall’Università di Bergamo. E credo che oltre a questi aspetti, Bergamo e la sua provincia possano invitare i Paesi presenti ad Expo a guardare all’espereinza agro alimentare come uno dei pilastri forti dell’economia bergamasca. Non solamente nei prodotti tipici, ma in un’idea più strategica che si concentri attorno alla filiera agroalimentare che porti ad un vero sviluppo in questo settore".

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