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Il doppio ex

Dea-Sassuolo, Manfredini “Questa Atalanta la voglio ancora in A”

Il difensore ferrarese, oggi in forza al Vicenza, analizza l'annata-no dei nerazzurri e parla del delicatissimo match di domenica: "La differenza la faranno le motivazioni e i miei ex compagni ne hanno da vendere".

L’Atalanta fa parte della sua storia e lui fa parte della storia dell’Atalanta. Thomas Manfredini non ha paura ad ammetterlo: "Il mio cuore è ancora nerazzurro", e per lui, ancora di proprietà del Sassuolo nonostante i sei mesi in prestito al Vicenza, quella di domenica non sarà una partita come tutte le altre. "Ma non chiedetemi chi spero che vinca, mi mettereste in difficoltà" scherza.

A Bergamo dal 2007 al 2013 (dopo i due anni in prestito a Rimini e a Bologna), Manfredini ha lasciato un segno indelebile nel recente passato del club bergamasco. Quando Delneri lo rispolverò per mancanza di alternative nella stagione 2007-’08, lui conquistò tutti con una serie di prestazioni di altissimo livello, diventando un pezzo fondamentale dello scacchiere atalantino in men che non si dica. Poi il passaggio al Genoa nel gennaio del 2013, il ritorno in Emilia con la maglia del Sassuolo, un anno dopo, e infine questa nuova avventura vicentina che ha fatto tornare veramente importante il "Manfre" che a Bergamo nessuno ha mai dimenticato: "E io non ho mai dimenticato la vostra città, alla quale sarò legato per tutta la vita – ha commentato a BgNews il difensore di Ferrara, classe 1980 -. A Bergamo, con la maglia dell’Atalanta, ho vissuto gli anni più belli e importanti della mia carriera e sì, devo ammettere che un po’ il vostro ambiente mi manca".

Lei, onestamente, si aspettava una stagione tanto travagliata per i suoi ex compagni?

"Direi proprio di no, chi poteva immaginare un’annata così per l’Atalanta? Nessuno. La scorsa estate, tra l’altro, ero convinto che la società avesse costruito una delle rose più forti mai avute a Bergamo negli ultimi anni".

Invece, è addirittura finita l’esperienza di Colantuono.

"Ormai era evidente che qualcosa non stava andando per il verso giusto, ma commentare un esonero è sempre difficile: bisognerebbe far parte dello spogliatoio per sapere cosa è davvero successo. Come detto, però, era chiaro che la situazione non era quella che i dirigenti si aspettavano ad inizio anno. Mi dispiace moltissimo per come sia finita con Colantuono, non dimentichiamoci che ha fatto la storia dell’Atalanta tra promozioni, salvezze quasi impossibili e record di punti".

Che idea si è fatto di questo campionato in salita per la Dea?

"A volte capita che le cose diventino più difficili del previsto senza che ci sia una spiegazione logica. So per certo, perché certe annate storte le ho vissute anche io, che i primi ad essere dispiaciuti per le tante sconfitte sono i giocatori stessi ma a questo punto della stagione è inutile chiedere loro numeri e gioco spumeggiante: ora è arrivato il momento di prendere i punti anche con le unghie, senza guardare come arrivano".

Pensa che l’Atalanta si salverà?

"L’Atalanta deve salvarsi, io la voglio vedere in Serie A l’anno prossimo e per tanti altri campionati ancora".

E chi sarà decisivo, secondo lei, in questo finale di stagione?

"Il gruppo, senza dubbio: molti dei miei ex compagni sono ancora lì e mi fido ciecamente della loro esperienza e della loro voglia di non fallire".

Un pronostico, però, glielo chiediamo lo stesso.

"Non mi sbilancio, e dico che la differenza la faranno le motivazioni. E l’Atalanta, a questo punto, ne ha da vendere".

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