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La protesta

Tagli e carenza d’organico Poste Italiane: sit in in via Locatelli a Bergamo

Tagli e carenza d'organico al centro della protesta dei lavoratori di Poste Italiane che inizierà a Bergamo martedì 17 marzo con un presidio davanti alla sede centrale di via Locatelli: in provincia rischiano 5 uffici, previste riduzioni in altri 7.

Inizia ufficialmente martedì 17 marzo, con un presidio dalle 10 alle 13 davanti agli uffici postali di via Locatelli, la protesta dei lavoratori di Poste Italiane a Bergamo: in provincia rischiano di chiudere cinque uffici, le piccole sedi di Botta di Sedrina, Grignano, Petosino, Ponte Giurino e Valsecca, mentre sono previste riduzioni delle aperture nei presidi di Barbata, Pumenengo, Torre Pallavicina, Gorno e Roncola (che resteranno aperti 3 giorni alla settimana invece di 6) e Averara e Moio de’ Calvi (2 giorni di apertura invece di 3). Attualmente in provincia di Bergamo sono attivi circa 250 uffici.

Nella vertenza aperta contro Poste Italiane anche l’ultimo incontro tra le parti, quello del 25 febbraio, è stato infruttuoso: “Nessuna seria proposta” è arrivata dall’azienda, dicono le diverse sigle sindacali sedute al tavolo della trattativa, Slc Cgil, Slp Cisl, Failp Cisal, Confsal Com e Ugl Com.

Al centro della discussione c’erano la mancanza di personale e il taglio dei presidi di tutta la Lombardia, con 61 chiusure e 121 “razionalizzazioni”, cioè riduzioni di orario e giorni di apertura.

“L’azienda ha dichiarato che i provvedimenti sono motivati dalla scarsa operatività, affermando anche che gli uffici interessati effettuano una media giornaliera di circa 20/30 operazioni – si legge in una nota sindacale unitaria regionale -Abbiamo fortemente contestato questa affermazione. L’azienda nega i dati reali ed appare chiaro che i vertici non conoscono le effettive condizioni di operatività negli uffici e le innumerevoli difficoltà e i disagi dei dipendenti (strumenti e sistemi informatici inadeguati; locali non idonei agli standard di sicurezza; incoerenza tra l’operatività quotidiana richiesta ed i contenuti del Manuale della Sicurezza; Direttori costretti ad attività di sportello per mancanza di personale; pressioni su Obiettivi, Ferie, Distacchi, piani formativi inadeguati alle reali necessità con modalità di fruizione e convocazione non conformi ecc.). Nel frattempo sono aumentate in modo spropositato i licenziamenti, le sospensioni dal servizio per errori indotti da urgenza, disorganizzazione, ambiguità delle disposizioni e deficit formativi. Una politica così spinta per il risparmio sui costi attuata con tagli sul personale e sugli adeguamenti strutturali, strumentali e formativi (invece di intervenire su altre diseconomie) ha portato alla perdita di qualità in tutti i servizi, alle chiusure di uffici e all’abbandono del territorio nei piccoli comuni già disagiati per la carenza di servizi ed infrastrutture. Tutto questo non è accettabile da un’azienda a totale capitale pubblico e che  da undici anni produce consistenti utili di bilancio”.

Dopo la rottura del tavolo di trattativa, dunque, i sindacati (con l’eccezione della Uil che non ha aderito alla vertenza) hanno deciso di effettuare in tutte le province della Lombardia dei presidi, con sit-in davanti alle Filiali Provinciali di Poste, a cui sono invitati a partecipare i cittadini, sindaci, pensionati, parlamentari e associazioni interessate.

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