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Letto per voi

Il bergamasco Bonetti “Ho sconfitto il tumore e riparto dal volley”

Lo schiacciatore del Vero Volley Monza ha vinto la battaglia contro un tumore alle cellule al livello di inguine e addominali ed è ripartito dal contratto strappato in A1: "Ho sconfitto il male che mi aveva colpito con la forza mentale. A chi soffre consiglio di non isolarsi, la gente intorno può fare molto"

Proponiamo ai nostri lettori l’articolo pubblicato da La Gazzetta dello Sport a firma di Giulio Masperi, una chiacchierata con il bergamasco Lorenzo Bonetti che ha sconfitto il male che l’aveva colpito, un tumore alle cellule al livello di inguine e addominali, ed è ripartito dal Volley Monza, che l’ha messo sotto contratto.

Ecco l’intervista.

 

"Da quando il numero 13 è diventato il mio numero fortunato, e non solo di maglia, non sono più superstizioso". Lorenzo Bonetti, schiacciatore del Vero Volley Monza, è un bergamasco tutto d’un pezzo. Audace, fin da ragazzino, quando smise i panni del talento calcistico, maturato nei vivai di Atalanta e Albinoleffe, per entrare nel volley, seguendo le orme della madre. E coraggioso: Bonetti ha lottato contro un cancro vincendo la sua battaglia.

"Ho giocato a calcio fino a 17 anni, dagli Esordienti dell’Atalanta agli Allievi nazionali dell’Albinoleffe – racconta -. Ma in famiglia si masticava pallavolo. Mia mamma, Rosa Gagni, giocò a Bergamo in A, tra anni ‘70 e ‘80; oggi è allenatrice alla Don Felice Colleoni: a un certo punto ho cambiato sport".

LA DIAGNOSI — Da calciatore a pallavolista, una scalata dal basso. "Primo anno in Serie D a Grassobbio, poi le giovanili dell’Olimpia Bergamo fino all’A-2. Ero il secondo palleggiatore – continua Bonetti -. L’anno successivo al Sisley Treviso e poi iniziai a girare. La prima svolta a Cantù in A-2, nel 2012: coach Della Rosa mi chiese di giocare in banda. Accettai, fui la sorpresa per tutti, me compreso». A quel punto arriva la seconda svolta, ben più tosta: un fulmine a ciel sereno. Durante l’estate Bonetti accusa un fastidio alla schiena e si sottopone a una risonanza magnetica. "Venerdì 13 luglio 2012 scopro la malattia. Il giorno dopo mi ricoverano per un mese in ospedale, il peggior periodo della mia vita: venerdì 17 agosto la diagnosi: Linfoma non Hodgkin, un tumore alle cellule al livello di inguine e addominali – spiega -. Una batosta. Inizio le terapie, il 13 settembre mi dicono che le cure funzionano e che mi aspettano cinque mesi di chemio e poi radioterapia. Sono stato fortunato, il fisico ha reagito molto bene".

LA CHEMIO — Ricevuta la notizia, lo schiacciatore va subito al sodo. "Chiesi al dottor Rossi la gravità del problema, mi disse che avrei potuto recuperare in cinque mesi: lo considerai come un infortunio – afferma Bonetti -. Ogni lunedì un ciclo di chemio. Ho perso i capelli, ma non mi sono mai chiuso in casa. Andavo in centro, ogni tanto una birra con gli amici, anche se non avrei dovuto. È questo l’atteggiamento giusto, la forza mentale può fare molto, oggi esistono le cure per molti casi. Consiglio a chi soffre: non isolatevi, la gente può solo aiutarti quando conosce la tua situazione".

MESSAGGI — Segnali d’amicizia captati in ogni direzione. "Ho scoperto quanta gente mi volesse bene. Amici e famiglia, ma anche i vecchi compagni di Treviso, i campioni e i coach: mi chiamarono tra i tanti Marco Bonitta, mio ex allenatore a Reggio Emilia, Robert Horstink, Nikolay Nikolov mi telefonò il giorno prima della semifinale olimpica – racconta -. L’sms che mi fece sobbalzare fu quello di Lorenzo Bernardi". In testa un obiettivo: tornare a giocare. Come un filo rosso ecco il numero 13. "Il 6 gennaio 2013 torno a Cisano, anche se facevo ancora la radioterapia, il palazzetto pieno di amici, sembrava una finale olimpica. Pelle d’oca – spiega -. E il 13 giugno firmai il primo contratto di A dopo il cancro, con il Vero, la mia nuova casa dove spero di rimanere altri dieci anni: il 13 è il mio numero, e lunedì scorso l’ho tatuato sul braccio in ebraico antico".

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