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L'intervista

Gori, un anno di corsa “Abbiamo seminato molto Expo sarà banco di prova” video

Intervista al sindaco di Bergamo Giorgio Gori a un anno dalla vittoria delle primarie del centrosinistra che hanno segnato la corsa verso la vittoria alle elezioni. Il primo cittadino ha festeggiato il compleanno politico con l'approvazione del piano di recupero della caserma Montelungo ed degli ex ospedali Riuniti. Sul tavolo però c'è tanto altro.

Un anno fa Giorgio Gori vinceva le primarie del centrosinistra. 23 febbraio 2014: una data che segna l’inizio della lunga corsa verso il successo alle elezioni. Il sindaco ha festeggiato il suo primo compleanno politico con l’approvazione del piano di recupero della caserma Montelungo ed degli ex ospedali Riuniti (clicca sui link, in tutta l’intervista, per approfondire l’argomento), definito “storico” per le previsioni urbanistiche, economiche e sociali che lo caratterizzano. Sul tavolo, al primo piano di Palafrizzoni, c’è però tanto altro. “E’ stato un anno molto intenso. Sto facendo quello che desideravo e per cui mi sono preparato molto. Non è certo una passeggiata di salute, ma la fatica è bilanciata dai risultati”.

E’ meglio o peggio di come l’aveva immaginato? “E’ più o meno cosa avevo immaginato. E’ persino più totalizzante. Non penso ad altro da quando apro gli occhi la mattina a quando li chiudo per andare a dormire. Cinque anni così in effetti…”.

Montelungo, Riuniti, incentivi alle aziende. Ci si devono aspettare altri colpi nelle prossime settimane? “Ci sono tante cose su cui stiamo lavorando: stadio, gasometro, nuova Gamec, per stare soltanto sulle cose fisiche. Che rischiano di essere sopravvalutate rispetto all’attività amministrativa che è fatta anche di servizi immateriali. L’Expo sarà banco di prova, non soltanto per noi. Tutti coloro che abbiamo cercato di federare intorno a un’idea di città accogliente e vivace, con un calendario punteggiato di eventi. L’impressione che ho avuto al Kilometro Rosso è stata molto positiva: vedere la platea con albergatori, sindaci, associazioni, gente che da anni realizza cose sul territorio dà l’idea di u intreccio abbastanza nuovo che confido possa produrre effetto positivo”.

Qualche mese fa ha dichiarato che l’amministrazione sarebbe arrivata a ridosso di Expo con il fiatone. “Abbiamo la lingua di fuori. Arriveremo al pelo con il piazzale della stazione, con la campagna di comunicazione, con il nuovo sito, con l’applicazione, il Wi fi. Arriveremo al pelo con l’orto botanico, la nuova segnaletica in città. Tante cose devono succedere nei prossimi 60 giorni”.

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La tabella di marcia è stata rispettata? “Mi sembra di sì. I miei assessori mi prendono in giro perché vorrei fare tutto e subito, ma non si può. Ci scherziamo anche un po’ sopra. – Questa cosa quando? – è diventato un tormentone”.

La più grande difficoltà di questi primi mesi? “Mi avevano messo tutti in guardia sulla burocrazia. E’ vero che è complicato perché c’è sovrapposizione di norme che impedisce di fare le cose come sono stato abituato. Ci si mette sei mesi in più, però vedo che c’è un margine di miglioramento, legato alla motivazione. Se, io per primo, gli assessori e i dirigenti condividono un obiettivo, ci si mette molto meno”.

La città collabora? “Ci sono istituzioni ed energie e disponibilità che richiedono di poter essere attivati intorno a un orizzonte condiviso. La mia preoccupazione è legata all’indebolimento dei partner: la Provincia è in condizioni difficili, il Comune stesso è affaticato, la Camera di commercio ha i suoi problemi, il decreto sulle banche popolari avrà riflesso sulle fondazioni. Non sono contrario a emancipare le istituzioni bancarie da alcuni retaggi del passato, ma se porta una totale perdita di relazioni del territorio si può soffrire”.

Il governo non vi aiuta. “No, non ci aiuta. E’ paradossale perché condivido le scelte che sta facendo, ad esempio sulle tasse. Però il prezzo lo stanno pagando i territori perché c’è maggiore centralismo delle scelte e delle risorse. Non lo condivido. I Comuni hanno già dato il loro contributo”.

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Una delle mosse vincenti della campagna elettorale è l’attenzione ai quartieri. Riuscirete a mantenere le promesse? “Tutte le settimane facciamo una visita nei quartieri e dialoghiamo con le comunità. Paradossalmente è più facile trovare qualcuno che garantisce 20 milioni sulla Montelungo, rispetto a qualcuno che ci dà un milione per rifare piazza Risorgimento. Quei soldi li dobbiamo trovare noi. E i bilanci non sono in condizione per fare tutte le cose. L’idea è portare a termine un piccolo progetto ogni anno, in ogni quartiere. Anche solo rifare un marciapiede, sistemare un’area verde, fare una zona 30 dove richiesta. Siamo pronti con la riforma della partecipazione. Abbiamo incontrato le reti sociali, gli operatori sono stati scelti, il quadro è definito e partirà il progetto che ha trovato consenso nelle realtà di quartiere”.

Ogni mercoledì dedica qualche ora al ricevimento dei cittadini. Quali sono le loro richieste? “Ci sono molti disagi legati alla disoccupazione, all’affitto da pagare. Spesso non sono consapevoli dei loro diritti e riusciamo a dare loro assistenza, almeno indicando una strada”.

Questione aeroporto. Sono state risolte le incomprensioni con i sindaci? “Ho cercato di metterli nella condizione di sapere cosa si prevede di fare nei prossimi mesi. Cioè che l’aumento di passeggeri non necessariamente coincide con un aumento dei voli. Che perdere i voli notturni consente una ripartizione dei voli. E che nei prossimi anni verranno utilizzati aeromobili più silenziosi. Da qui al 2024, se andrà in porto l’operazione Montichiari, si ridurranno le persone nella fascia di rumore più critica. In più bisogna sperimentare. L’importante è migliorare i dati. Mi sento un po’ la cerniera tra Sacbo, che ha obiettivi a carattere privatistico, e il territorio. Se l’aeroporto continua a funzionare è importante per l’economia bergamasca”.

A proposito di rapporti con le amministrazioni dell’hinterland, il contributo dei Comuni per coprire il taglio regionale ad Atb può essere un primo passo per una collaborazione anche su altri servizi? “Quello di Atb è stato un passaggio importante. Per la prima volta i Comuni, di fronte alla prospettiva di riduzione dei servizi, hanno deciso di partecipare. Ho trovato disponibilità anche ad aumentare il contributo a fronte di un miglioramento del servizio. Attualmente spendiamo 13 euro per cittadino per l’integrazione delle risorse, a cui va aggiunto 1 milione di euro per il tram delle valli sui cui i Comuni non mettono una lira. Un po’ spinti dalla crisi, dalla necessità e dalla politica, tutti sono più portati a condividere scelte e servizi”.

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Il governo ha deciso di presentare ricorso alla Corte costituzionale contro la legge regionale anti moschee. “La legge rende molto gravoso il percorso di realizzazione di una nuova moschea. Sembra fatta apposta per renderla impossibile. Ho chiesto agli uffici di capire quali passi fare e andremo avanti”.

I rapporti con Regione Lombardia come sono? “In chiaroscuro. Non sempre sono facili. Dipende dai casi: ad esempio con l’assessore al Commercio e Turismo Parolini vado d’accordo. Ho anche promosso un ordine del giorno per riconoscere all’assessore ai Trasporti Alessandro Sorte un atteggiamento diverso rispetto ai predecessori. C’è più attenzione al tema della puntualità dei treni”.

Nuova Gamec. E’ tramontata l’ipotesi ai magazzini generali? “Non è tramontata, ma ci sono difficoltà tecniche che riguardano principalmente la viabilità. Il percorso è abbastanza accidentato. Noi lavoriamo per trovare ipotesi concrete. Ho garantito a Ubi (la banca ha messo sul tavolo 4,5 milioni per realizzare la nuova sede della galleria di arte moderna, ndr) che il progetto interessa a noi quanto a loro. Sappiamo che la Gamec ha bisogno di una nuova sede”.

Palazzetto. “Il presidente della Foppapedretti Bonetti ha ragione: quando aveva i soldi per realizzare il nuovo palazzetto nessuno gli ha detto come e dove farlo. Da parte nostra c’è la piena consapevolezza che lo sport è in una situazione di sofferenza, ma non abbiamo otto, nove o dieci milioni per realizzarlo”.

Stadio. “La partita è relativamente più facile. La società che possiede la squadra ha risorse per fare l’investimento. Il compito nostro, tutelando l’interesse pubblico, è facilitare la strada a chi prende l’iniziativa”.

Voci di corridoio dicono che sarebbe tra i papabili per la presidenza Rai. “Non ho nessuna intenzione di lasciare Bergamo, ci mancherebbe. E nessuno mi ha cercato. Ho il mio da fare. Mi sono appassionato a quello che sto facendo. La maggior parte del lavoro fatto finora è stato di semina, ora vorrei anche raccogliere”.

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