I dati sono chiari: l’Università di Bergamo è sempre “meno territoriale” e sempre più frequentata da studenti che non risiedono nella Bergamasca. Negli scorsi anni questi erano in media il 38% sul totale degli iscritti, mentre nell’ultimo anno accademico sono arrivati al 42,7%.
La facoltà che più attira gli studenti “stranieri” è Scienze dell’educazione (il 60% degli iscritti proviene da altre provincie o regioni) seguita a pari merito da Psicologia e Scienze della Comunicazione. Ancora Lingue (con il 49%) ed Economia (44%), notevole anche la facoltà di Ingegneria Meccanica che ha raddoppiato il numero dei ‘forestieri’ arrivando al 22,8% in questo anno.
Le percentuali sono ancora più significative se si prendono in considerazione le lauree magistrali, un esempio è il corso di laurea internazionale in Economia di cui solo il 25% degli studenti provengono da Bergamo e dintorni, o quella Inglese che da sempre attira studenti sia da tutta Italia che dall’estero.
Ad incidere su queste statistiche hanno contribuito fattori determinanti come il congelamento delle tasse, l’esenzione degli allievi migliori e il cosiddetto orario facile (comprime le lezioni nell’arco massimo di quatto giorni lasciando il quinto allo studio, a vantaggio cosi degli studenti pendolari).
Se si continuerà di questo passo si prevede che nel 2020 il 50% degli iscritti all’Università di Bergamo arriverà da fuori, con l’immediato aumento delle richieste di alloggi e servizi. Fino ad ora nove laureati su dieci si dichiarano pienamente soddisfatti del corso di studio intrapreso a Bergamo.
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