Esce il 15 gennaio nelle sale italiane "Striplife-Gaza in a day", il quattordicesimo lavoro cinematorgafico di Andrea Zambelli, regista bergamasco che dal 2001 si sta facendo notare nella scena cinematografica italiana come un attento documentarista rigorosamente fedele alle realtà che descrive nelle sue produzioni.
Le riprese del film, che sono iniziate nel 2013 e si sono concluse lo stesso anno, sono state effettuate ovviamente nella striscia di gaza, territorio distrutto dalla guerra che coinvolge palestinesi ed israeliani; il team di regia composto tra gli altri dai bergamaschi Andrea Zambelli e Valeria Testagrossa, ha osservato e ripreso la quotidianità che le persone comuni affrontano in questo ambiente dove il ritmo della vita è scandito da esplosioni e colpi di arma da fuoco.
La coppia bergamasca prende come soggetti un allentore di calcio con la sua squadra, un fotografo, due aspiranti musicisti… le loro vite vengono filmate per un giorno dalla cinepresa di Zambelli che si concentra molto sui "protagonisti per caso" presenti nel film, e dei quali cerca di evidenziare la forza d’animo che viene da essi manifestata nel cercare di vivere le loro vite normalmente nonostante la costante paura che inevitabilmente li accompagna sempre. I dialoghi in lingua originale, i pochi commenti audio e le scene del film non preparate a tavolino fanno sì che la realtà non venga cinematografizzata e resa più spettacolare di quello che è, cosa che invece sarebbe inevitabile con l’introduzione di voci e sottotitoli non appartenenti alla vita di Gaza.
Andrea Zambelli non è nuovo a questa idea del mesh-up tra film e documentario, ha infatti viaggiato molto in Paesi come Palestina, Libano e Colombia dove, accompagnato dalla sua telecamera, ha filmato la vita delle persone locali; i suoi film hanno ottenuto anche un buon successo a livello nazionale e mondiale, dato che, nel 2008, il suo documentario "Di madre in figlia" è stato l’unico lavoro italiano selezionato al toronto international film festival.
commenta