• Abbonati
A febbraio

Dialogo tra vetro e carta Due giapponesi in mostra a Galleria Marelia

Sarà inaugurata sabato 28 febbraio la mostra “Un incontro possibile: dialogo tra il vetro e la carta” delle due artiste giapponesi Yumiko Kimura e Akiko Fujimoto a Galleria Marelia: ingresso libero, rimarrà fino al 30 aprile.

“Un incontro possibile: dialogo tra il vetro e la carta”: Yumiko Kimura e Akiko Fujimoto sbarcano alla Galleria Marelia dal 28 febbraio al 30 aprile per una mostra realizzata in collaborazione con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa di Bergamo (www.cnabergamo.it). Grazie a CNA, in un’ottica di sinergie sul territorio tra imprese artigiane e cultura artistica, il vetro per la realizzazione dell’installazione di Yumiko Kimura è fornito da Vetraria Santini, azienda storica attiva a Bergamo dal 1960 (www.vetrariasantini.it).

Yumiko Kimura: il rigore, la levità, l’eleganza del vetro. Akiko Fujimoto: il calore, la ricercatezza, l’energia tattile della carta. Sono questi i punti di riferimento della mostra che le due artiste giapponesi allestiranno alla Galleria Marelia di Bergamo, sfidandosi l’una con l’altra sulle tracce di tradizioni antichissime e culture millenarie, lasciando emergere sensibilità e percorsi di vita profondamente diversi. In un duello che è anche una danza, Kimura e Fujimoto lavoreranno materiali opposti: l’artificiale e il naturale. Dissimili per caratteristiche fisiche e distanti per metodi di produzione, pur nelle forti differenze il vetro e la carta possiedono la capacità di colloquiare tra loro con inaspettata armonia.

Il vetro usato da Yumiko Kimura nelle sue sculture e installazioni è il float industriale, ossia il vetro comunemente utilizzato per finestre, porte, tavoli, specchi. Oltre il 90% del vetro prodotto a livello mondiale è ottenuto con questo metodo. Viene così chiamato dal nome del più diffuso procedimento di fabbricazione messo a punto in Gran Bretagna negli anni Cinquanta. Il termine deriva dal verbo inglese to float in quanto, ad un certo punto del processo, il nastro di vetro in formazione si trova letteralmente a “galleggiare” in assenza di aria su uno strato di stagno liquido. Questo procedimento fornisce un prodotto di elevata qualità a costi contenuti.

Akiko Fujimoto impiega invece la carta Uda, un materiale prezioso, appartenente alla tradizione giapponese. Si tratta di una delle tante varietà di carta washi e veniva realizzata a Yoshino dall’anziano maestro Hiroyuki Fukunishi, considerato, fino alla sua scomparsa nell’agosto 2014, un “tesoro nazionale vivente”. Ancor oggi l’atelier Fukunishi produce questa carta con delicati metodi artigianali rigorosamente manuali rimasti invariati dal VIII secolo e tramandatisi di generazione in generazione a partire dal legno di un particolare tipo di gelso chiamato Kozo. Gli artigiani fanno bollire le fibre vegetali, le battono e le impastano con una colla naturale fatta di acqua di fiume e mucillagini. Per rendere il prodotto finale resistente e impedire la nascita di parassiti viene aggiunta al composto una piccola quantità di terra bianca della zona montuosa di Yoshino, infine si filtra e si lascia asciugare su assi di legno. La carta di tipo washi è stata recentemente inclusa dall’Unesco nel patrimonio culturale dell’umanità.

In una mostra dedicata a due artiste giapponesi non è fuori luogo trovare qualcosa di simile agli origami, i famosi piccoli oggetti costruiti attraverso l’arte del piegare la carta. Lavorando con questo materiale, non stupirebbe che se ne occupasse Akiko Fujimoto. Curiosamente è invece Yumiko Kimura ad elaborarli – se così si possono chiamare con un termine certamente improprio ma efficace – i singoli oggetti in vetro che compongono le sue installazioni.

Sebbene anche l’uso del vetro in Giappone risalga all’antichità e ancor oggi la tradizione artigianale vetraria in Giappone risulti fiorente sia per quanto riguarda il vetro soffiato (Bidoro, Furin) che quello inciso (Satsuma Kiriko), Yumiko Kimura sceglie il vetro industriale contemporaneo con il preciso obiettivo di reinventare un materiale “vecchio” di oltre cinquemila anni.

L’artista lavora su base progettuale cominciando dal disegno e dallo studio geometrico delle forme, cercando soluzioni strutturali che possano colloquiare con la luce, naturale o artificiale. Gran parte del lavoro è realizzato con la tecnica del collage: in pochi secondi l’azione dei raggi ultravioletti fa polimerizzare le colle UV liquide, inodori e completamente trasparenti precedentemente spalmate dall’artista tra uno strato di vetro e l’altro. Tale tecnica permette di creare sculture che vanno da piccole volumetrie sino a maestose e solenni composizioni, mantenendo leggerezza e ariosità. In questo lavoro non c’è spazio per l’improvvisazione, tutto è calcolato al millimetro, dal taglio della lastra all’assemblaggio, con la massima concentrazione, per evitare scheggiature, sbavature e imperfezioni. E’ un processo di non ritorno, il minimo errore renderebbe il lavoro irrecuperabile.

Yumiko Kimura fa parte del Movimento Madi Internazionale nato in Argentina nel 1946 e tutt’oggi attivo. Lavorando nello spirito del gruppo e condividendone la filosofia, la sua progettualità non ha fini simbolici o rappresentativi, è pura arte aniconica che si allontana dal particolarismo aneddotico del dato naturale per esprimere “concretamente” le forme plastiche e universali che sottendono al reale. L’artista aspira al distacco emozionale a favore di una ricerca interessata soprattutto all’oggetto, alla sua fisicità e al materiale di cui è composto. I lavori di Yumiko Kimura si offrono allo spazio e alla luce semplicemente, nella purezza e nel rigore delle forme.

Totalmente differente è il lavoro di Akiko Fujimoto che agisce invece su base emotiva, con un procedimento istintivo e viscerale. Da impasti di materiali naturali – in particolare carta washi – genera membrane sottili e forme leggere, le lega ad esili rami, le sospende con fili di nylon e le fissa a terra, a soffitto o a parete.

Ricordano strutture dall’aspetto primordiale, residui di epoche lontane e misteriose: silenti baccelli, nidi e gusci vuoti, involucri fluttuanti nel nulla, crisalidi abbandonate da insetti di cui nessuno ricorda il nome, bozzoli poco rassicuranti ma perfettamente credibili. Akiko Fujimoto ci mostra degli oggetti “altri”, entità fragili, persino teneramente buffe, avulse da qualsiasi possibile contesto, aggrappate all’invisibile e precariamente galleggianti nell’etere. Quiete presenze tra il reperto biologico e il corpo alieno, questi surreali, annaspanti organismi popolano con effetto straniante lo spazio della galleria disorientando l’osservatore, attratto e sconcertato dalla loro vulnerabilità e dal bisogno di protezione che comunicano, proprio perché indifesi come lo è la natura.

I lavori di Akiko Fujimoto sono earth-friendly e biodegradabili, possono infatti essere idealmente lasciati decomporre nell’ambiente naturale senza provocare danni, producendo semmai sostanze nutritive preziose per altri viventi. Questa circolarità è il cardine principale della sua filosofia artistica. Dal 2002 intitola le sue serie Life work, termine che, a seconda venga scritto con la “s” finale o meno assume diversi significati: “il lavoro di tutta una vita”, “l’insieme dei lavori della vita” ma anche “lavori di vita” nel senso di “viventi” in quanto organici e naturali. Yumiko Kimura e Akiko Fujimoto realizzeranno parte del lavoro nei relativi studi di Parigi e di Osaka e completeranno l’allestimento direttamente in galleria, nei dieci giorni antecedenti la mostra, cercando un accordo nelle differenti esigenze e il miglior dialogo possibile tra le rispettive modalità d’espressione.

Le due artiste sono legate da una rispettosa amicizia. Si sono incontrate la prima volta nel 2004 a Osaka nel corso di una serata organizzata da amici. Nel maggio 2005 si sono di nuovo casualmente riviste a Parigi. La comune ammirazione per l’artista giapponese Shigeru Shinjo ha posto le basi dell’attuale rapporto di reciproca stima e collaborazione professionale che le lega.

Artiste: YUMIKO KIMURA  e AKIKO FUJIMOTO

Titolo mostra: Un incontro possibile: dialogo tra il vetro e la carta

Inaugurazione: sabato 28 febbraio 2015 ore 18.30 Periodo: 28 febbraio – 30 aprile 2015

Curatela: Paola Silvia Ubiali

Catalogo: online, scaricabile gratuitamente dal sito www.galleriamarelia.it a partire dal 28 febbraio 2015

Sede: Galleria Marelia arte moderna e contemporanea Via Torretta, 4 | 24125 Bergamo | Italia www.galleriamarelia.it | info@galleriamarelia.it + 39 347 8206829

Orari: lunedì – sabato 15.00/19.30 Si consiglia di verificare sul sito o tramite telefonata. Ingresso libero.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI