Cosa c’è da nascondere nell’accademia Carrara? Nulla. Eppure il sopralluogo dei consiglieri comunali in programma sabato prossimo è già stato rubricato alla voce “top secret”. Nonostante le tante richieste presentate nelle ultime settimane, la stampa sarà tenuta rigorosamente fuori dai cancelli. Al bando anche macchine fotografiche e smartphone: i consiglieri non potranno rivelare nemmeno un particolare dell’allestimento realizzato e regalato (e che regalo: 1 milione e 250 mila euro) dalla Fondazione Credito bergamasco.
Il categorico “extra omnes” arriva non dalla fondazione bancaria, che tutto sommato avrebbe diritto di dire la sua, ma dalla Cobe presieduta da Gian Pietro Bonaldi, società partecipata dal Comune di Bergamo e incaricata di studiare il nuovo modello di gestione dell’accademia in vista della riapertura. La motivazione ufficiale della segretezza imposta alla visita è il possibile svelamento di particolari legati all’allestimento, soprattutto il colore delle pareti.
La premura è sospetta. Non è certo mostrando il colore dei muri spogli che si rovinerà la sorpresa a turisti e cittadini, anche perché non sono state installate le luci scelte dall’architetto Attilio Gobbi, a cui la Fondazione ha commissionato il prezioso allestimento. Senza i quadri e le luci c’è ben poco da anticipare.
Sarebbe stato più interessante mostrare ai cittadini, attraverso le macchine fotografiche della stampa (sollecitata innumerevoli volte negli ultimi anni a visionare i lentissimi passi avanti del cantiere), i risultati dei lavori di ristrutturazione da oltre 11 milioni di euro.
Negli ultimi mesi se ne sono sentite di tutti i colori: prima che il cantiere era finito, poi che servivano nuovi investimenti , infine che sarebbero state necessarie riparazioni a danni sistematici. E’ noto che non tutto sia filato liscio e che la Fondazione Credito bergamasco abbia raggiunto livelli di self control degni di un monaco tibetano per sopportare gli intoppi.
L’amministrazione ha rimesso mano al portafoglio per sistemare infiltrazioni, spostare estintori e allarmi piazzati là dove ci saranno i quadri, gradini che rendevano inaccessibili i servizi ai disabili, installazioni approssimative. Le imperfezioni sono state corrette attraverso l’ennesima spesa sostenuta dalla collettività. O meglio, quasi tutte corrette perché c’è ancora un’infiltrazione dal tetto non ancora risolta. Che sia poco carino fotografare e pubblicare le gocce che cadono dal soffitto a meno di cinque mesi dall’apertura?
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