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L'intervista

“Io, testimone bergamasca del massacro di Gaza Tornerò tra le bombe” fotogallery

Caterina Piantoni, bergamasca di Predore, pochi giorni fa è stata in Palestina, dove ha visto con i propri occhi la crudeltà della guerra di cui si parla sempre troppo poco: "I discorsi politici mi interessano poco, ma la mancanza di umanità che ho visto contro la gente di Gaza mi ha lasciata terribilmente sconcertata".

di Luca Bassi

"Non voglio farne una questione politica, ma la mancanza di umanità che ho visto in Palestina mi ha lasciata terribilmente sconcertata". La premessa è doverosa: quando di mezzo c’è un massacro i colori politici devono passare in secondo piano. Perché è proprio questo il messaggio che Caterina Piantoni, bergamasca di Predore, ha voluto portare con sé di ritorno dalla Palestina, dove ha accompagnato l’associazione Onlus "Amici di Santina Zucchinelli" che, guidata da monsignor Luigi Ginami, ha compiuto la sua ennesima missione umanitaria tra i feriti di una guerra che continua a provocare vittime tra il silenzio di gran parte dell’Europa: "Il punto è proprio questo – racconta la signora Piantoni -, tanti media sanno benissimo quello che sta succedendo sulla Striscia di Gaza ma fanno finta di niente. Ma io mi chiedo: perché non si parla della realtà alla quale sono costrette migliaia di persone? Perché si finge che quello sia un conflitto normale, come tanti altri? Cerchiamo invece di chiamare le cose col proprio nome: si tratta di un vero e proprio massacro, diciamolo".

Caterina Piantoni in Palestina ci è volata assieme a monsignor Ginami, che non è nuovo a missioni umanitarie simili: "Ci siamo conosciuti in Kenya – spiega la bergamasca -. Io stavo trascorrendo le mie vacanze e lui stava aiutando della gente in difficoltà. Ci siamo trovati sin da subito e già dopo uno dei nostri primi incontri è nata l’idea di questo viaggio umanitario in Palestina. Quando mi è stata fatta la proposta ho subito accettato, consapevole di quello che avrei potuto trovare. Ma, se proprio devo essere onesta, non posso non dire che quello che ho visto sulla Striscia di Gaza mi ha messo a durissima prova. Non voglio fare discorsi politici, non voglio schierarmi da una parte e nemmeno dall’altra, ma non posso stare zitta, non urlare la mia denuncia: la mancanza di umanità che ho visto in quei giorni contro la gente di Gaza mi ha lasciata terribilmente sconcertata, non avrei mai potuto pensare che l’uomo sarebbe arrivato a tanto".

Tra le scene più difficili da digerire Caterina ricorda quella alla quale ha assistito al confine con Israele: "Una donna aveva assoluto bisogno di aiuto, quasi non si reggeva in piedi – racconta -, ma le porte di Gerusalemme restavano chiuse e nessuno si interessava minimamente a lei. Noi abbiamo cercato di fare il possibile, cercando subito una sedia o qualcosa che la potesse far accomodare in attesa dell’apertura dei portoni. Purtroppo a nessun altro interessava il fatto che quella donna avesse un disperato bisogno di essere portata al più presto in ospedale. Del resto per entrare a Gerusalemme servono mille documenti, mille carte, mille appoggi. Noi stessi eravamo costantemente seguiti da una scorta che non ci ha mai lasciati soli un attimo, fortunatamente. Quando penso alla gente di Gaza che vive ogni giorno come se fosse in prigione, in una gabbia vera e propria, mi si stringe il cuore. Tornerò in Palestina, ne sono certa. Ma a chiunque pensi di andarci di sua spontanea volontà, senza accompagnatori sicuri, dico di lasciar perdere: è troppo pericoloso".

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