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Dea, calma e gesso Col Parma non è decisiva, il Cola non rischia

Il nostro Luciano Passirani analizza il particolare momento dei nerazzurri con cinque domande che passano dalle scelte tecniche ai reali obiettivi del club dopo quattro sconfitte consecutive.

di Luciano Passirani

Cinque domande alla vigilia di Atalanta–Parma. Purchè non rappresentino un fastidio, ma un dibattito sul momento particolare che la squadra sta attraversando.

1- Si può perdere con il Parma? Sarebbe la quinta sconfitta consecutiva. Certo si può perdere, non dimenticando che anche il Parma era partito con obiettivi più ambiziosi. Quindi scontro tra due squadre che devono dimostrare che le scelte estive erano giuste. Il Parma ha qualche attenuante in più. Viene da un’estate travagliata dal punto di vista societario. L’Atalanta non proprio. Le ambizioni non dichiarate della proprietà erano diverse, quindi ci sta anche perdere. Non con la prestazione del primo tempo di Genova.

2- Quindi rischia di più Colantuono rispetto a Donadoni? Dal punto di vista dell’immagine, degli obiettivi, del modulo di gioco dichiarato in estate a rischiare è senz’altro Colantuono. Meglio precisare: non è certo in dubbio la panchina, Bergamo non è Palermo e Percassi non è Zamparini. E nemmeno De Laurentiis. Il mercato dell’Atalanta è stato buono. La rosa è competitiva per gli obiettivi non poi tanto nascosti. Salvezza tranquilla. Parte sinistra della classifica. Le cessioni di Consigli e Bonaventura erano dovute. Si può discutere solo sull’introito.

3- L’Immagine di Colantuono, com’è oggi agli occhi di tifosi e addetti ai lavori? Non è un mostro di simpatia il mister romano, basta ascoltarlo nelle conferenze stampa. Non lo era nemmeno Mourinho. E questo pare assodato. Il gioco espresso dalla squadra in questi anni non è quasi mai stato esaltante: si è visto di meglio a Bergamo, con Del Neri, pure con il primo Vava. Perfino con un acerbo Mandorlini nell’andata del campionato di B. I risultati danno ragione comunque a Colantuono. E’ un dato di fatto non da poco.

4- E gli obiettivi ora quali sono? Non è in discussione la permanenza nella serie maggiore. Se alla fine del girone di andata lo fosse diventerebbe un problema di scelte. Nessuno vuole pensarci. E in giro non c’è di meglio da Atalanta. I gufi da panchina possono fare a meno di gufare.

5- Il modulo di gioco: è quello che ci si aspettava? In estate Colantuono non aveva lasciato dubbi: 4-4-1-1, ovvero 4-4-2. La rosa è stata migliorata, non nei numeri sempre eccessivi, ma nella qualità. Il mister ha più scelte, sì, ma anche più possibilità di sbagliare. Il valore di un tecnico si evince anche da questo. Non è un paradosso. E nemmeno l’infortunio di Estigarribia può diventare un parafulmine. Il Raimondi finora ignorato e ammirato per buona parte della stagione scorsa diventa molto utile. Obbliga Colantuono a dei cambi. Sorprende la ventilata possibilità di passare al 4-3-3, modulo fallito l’anno scorso dopo averlo provato tutto il precampionato. Quest’anno si è insistito sul modulo che ha dato i migliori risultati per l’Atalanta. Sussurri giornalistici oppure Colantuono ci sta davvero pensando? La rosa è stata attrezzata per giocare con il 4-4-1-1 modificato nel 4-4-2. Avendo impostato più il secondo ci ha rimesso Maxi Moralez, poco impiegato a vantaggio di Boakye, attaccante aggiunto, con prestazioni altalenanti. Il secondo tempo di Maxi a Genova fa propendere per il ritorno al 4-4-1-1, e sono sicuro che Denis ne trarrebbe beneficio. La vera novità di quest’anno è che Colantuono ha spesso impostato gli esterni più alti. Una sorta di 4-2-4. E si è visto buon gioco, un’Atalanta più aggressiva. Ma sono mancati i risultati. Non scordiamoci che abbiamo perso male solo a San Siro. Con Verona, in parte Cagliari, Fiorentina e Juventus la prestazione c’è stata. Da dimenticare Genova dove Colantuono ha tradito se stesso. Tolti gli esterni ha impostato un confuso 4-3-3, modificato in 4-3-1-2, con Denis e Bianchi per sperare nel colpo di testa pacificatore. Senza esterni Denis e Bianchi finivano per pestarsi i piedi e le palombelle di Cigarini verso l’area sarebbero servite solo per un saltimbanco del circo Orfei. Rimangono forti dubbi sul 4-3-3 ipotizzato in questi giorni. Il mercato estivo non ha portato scelte tra Cigarini e Baselli. Applicarlo per accontentare entrambi sarebbe un errore. Il Baselli di oggi non vale Cigarini, anzi, sembra quasi lo disturbi e i mal di pancia di Cigarini potrebbero tornare. Rimane l’anomalia tattica di Gomez: non può fare il quarto di sinistra nella linea a quattro perché è portato solo ad attaccare. Ci può stare in casa contro una inferiore. D’Alessandro e Raimondi nelle rispettive corsie eviterebbero rischi nelle ripartenze avversarie. Gomez, che vede la porta, è la vera alternativa a Maxi. Ha qualità, perché non provarlo? A patto che sia in condizioni da tenere almeno settanta minuti, con la squadra corta che attacca. Un’idea per un risultato positivo accompagnato da bel gioco. Non è troppo chiederlo.

 

Conclusione: siamo solo all’inizio, tempo per recuperare ne abbiamo. La partita con il Parma non è decisiva. L’importante è non ripetere l’inguardabile primo tempo con la Sampdoria. Colantuono non deve trasmettere timori alla squadra. Il pubblico come sempre farà la sua parte. Il risultato sarà l’ultima cosa a cui pensare, almeno per ora.

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