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La testimonianza

Dieta, corse e sacrifici “Ecco com’è andata la mia Mezza Maratona”

Il nostro Alberto Caprini ci racconta la Mezza Maratona vissuta da dilettante che vuol fare l’atleta, da uomo che si ritiene sportivo e dinamico ma "normale" che vuol misurare i propri limiti e capacità. Ecco come è andata...

di Alberto Caprini

Mettermi in gioco in prima persona. Questo mi ha spinto, dopo anni da addetto ai lavori (dirigente e giornalista) nel mondo del volley, a tentare di vivere in prima persona un’esperienza di sport con annessa preparazione per alcuni mesi. Da dilettante che vuol fare l’atleta, da uomo che si ritiene sportivo e dinamico ma "normale" che vuol misurare i propri limiti e capacità… Un’esperienza forte che non rimarrà unica. Ma per pensare come migliorarsi c’è tempo, intanto mi godo il successo personale e provo a condividere con voi le sensazioni e i momenti di questa avventura. Prima di tornare ad occuparmi di volley e di Foppapedretti comodamente seduto a bordo campo…

A come allenamenti. Non posso che iniziare così. Tre mesi di lavoro per arrivare ad una condizione accettabile per correre una simile distanza. Dalle corse "brevi" sui 12 km a quelle più intense fino a coprire i 21 km. Dure in particolare le sedute a base di allunghi, di corsa con progressione di ritmo.

B come biblioteca, luogo di cultura per eccellenza che tra romanzo e un classico nasconde tra i suoi scaffali anche qualche pubblicazione in materia sportiva, dove ho trovato consigli di esperti sul programma di lavoro e sulla dieta da seguire.

C come ciclismo, lo sport che pratico di più e che mi è risultato utilissimo anche per preparare una corsa podistica. Il trauma ripetuto dell’impatto del piede a terra causa infatti nel podista dolori muscolari e tendinei (nei giorni successivi agli allenamenti più intensi) e alternare corse e pedalate mi ha permesso di tenermi sempre in movimento, mantenendo la costanza nel lavoro senza rischiare infortuni.

D come docce fredde (al liceo artistico), e non lo dico in senso metaforico ma fisico! Sicuramente l’unica nota stonata di un’organizzazione che ha sfiorato la perfezione.

E come entusiasmo, al traguardo dopo aver raggiunto tutti i miei obiettivi: prima metà della classifica e nuovo record personale sulla distanza (precedente in allenamento di poco superiore): 1 ora 42 minuti e 10 secondi! E scoprire di essere arrivato davanti a molti big (anche dello sport, penso al grande pugile Luca Messi) lo ha amplificato.

F come fuso orario. Vero, si è corso a Bergamo e vivo in provincia. Ma per motivi di lavoro è quasi impossibile per me correre alle 9.30 di mattina, orario della gara. Quindi abituare il mio fisico ad un simile sforzo a poche ore dal risveglio non è stato facile. E alzarsi alle 6.30 per mangiare la pasta alle 7 invece del latte per uscire due ore dopo a correre è stata dura, e l’ho fatto più volte…

G come ginocchio destro, la mia croce, il punto interrogativo che ad oggi rappresenta lo spauracchio per tentare di affrontare distanze più lunghe. Domenica ha fatto il bravo ma più volte in allenamento si è fatto sentire. 

I come internet, saccheggiato in lungo e in largo per leggere consigli sui forum su come affrontare al meglio la prova. O per guardare video di "quelli veri" studiandone il comportamento in gara e i consigli in allenamento.

L come limite. Il rischio di superarlo c’è in ogni istante, perché vuoi tenere il passo di un gruppetto, perché vuoi ben figurare dove c’è più pubblico, perché ti sembra di star bene e vuoi strafare. Ma se vuoi arrivare in fondo senza crollare ho imparato (in allenamento, per fortuna…) che non devo mai esagerare e superare il mio limite: un occhio alla strada e un altro all’orologio!

M come montagna. In estate la montagna è servita per migliorare la resistenza, trekking di 6-7 ore sulle Alpi aiutano a perdere peso e ad abituare a sforzi prolungati i muscoli delle gambe. Ottima palestra.

N come Nike Pegasus +30. Concedetemi questa piccola pubblicità occulta ma sono le mie "gomme" da gara: fascianti, leggere, reattive, ammortizzanti. Averle ai piedi è come calzare un mocassino e spingono benissimo, l’acquisto migliore del mio 2014.

O come organizzazione, che ha allestito ristori nei punti giusti, navette in numero adeguato per la partenza, area ritiro pettorali e deposito borse efficiente, cibo e beveraggi adeguati all’arrivo, cordialità e simpatia nei volti dei tanti volontari. Complimenti!

P come "personale", ovvero il tempo, che è sulla bocca di tutti in gara. Corri a fianco di qualcuno e subito ci si preoccupa di sapere qual è il suo ritmo, il suo "personale", per capire se è il caso di seguirlo o no. Certo non siamo nel ciclismo o negli sport dove la "scia" favorisce chi sta dietro, però il sostegno reciproco è un aiuto psicologico e correre in gruppo è più facile che da solo.

R come rinunce, e a tavola se ne sono fatte tante per raggiungere il peso forma. Niente alcolici per una settimana, carni bianche, pasta, riso e tanta verdura cotta. Sicuramente l’aspetto che mi è pesato di più essendo una buona forchetta a 360°.

S come Simukeka, il vincitore della gara. Essendo partito dalle prime file ho provato a stargli in scia nei primi duecento metri, ma alla prima salita l’ho perso di vista insieme al gruppetto dei migliori. E’ salito verso la Torre del Gombito come una gazzella, poi l’ho rivisto sul podio… Doveroso un omaggio al dominatore. Grandissimo.

T come tifo. Splendido correre con il pubblico che incita e i bambini assiepati alle transenne che ti danno il cinque. Una carica in più che sarebbe servita anche dal 18esimo al 20esimo km, che sono quelli più difficili, corsi invece nel nulla di via Crescenzi e via Baioni. Suggerimento per gli organizzatori: aggiungere un Borgo Palazzo e scendere dallo stadio direttamente verso l’arrivo?

U come "ultimo km". E’ quello dove vedi il coronamento della fatica. Inutile negare che la Mezza Maratona corsa a ritmo di gara è una faticaccia, soprattutto quando devi "rompere il fiato" e abituare il tuo corpo al ritmo di gara, oppure negli ultimi km quando le articolazioni scricchiolano… ma se credi in un obiettivo e ti metti in testa che ce la puoi fare, trovi risorse che nemmeno credi di avere. E l’ultimo km te lo godi alla grande.

V come velocità, che è rimasta costante per tutta la gara tra i 12 e i 13 km/h, con un passaggio ottimo a metà (50m35s) e una leggera flessione di un minuto e mezzo nella seconda. Complessivamente un rispettabile 4m50s al km.

Z come zuccheri, che ho consumato in gara in discreta quantità: garantiscono energia "pulita" in tempi brevi. L’ideale sono le maltodestrine ma ho visto parecchi concorrenti con le classiche bustine da bar, pratiche ed efficaci.

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