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Malagò squalificato a Bergamo: “Io riformatore coraggioso nel mondo dello sport” fotogallery

Intervenendo al convegno organizzato dal Coni orobico sul futuro dello sport nostrano, il presidente nazionale Giovanni Malagò commenta: “Sono un riformatore, anche coraggioso. Purtroppo, nel mondo dello sport ci sono sacche di resistenza che non vogliono cambiare. Ma il mio impegno proseguirà”.

“Io sono un riformatore, anche coraggioso. Purtroppo, però, nel mondo dello sport ci sono sacche di resistenza che non vogliono cambiare”. È con queste parole che il presidente nazionale del Coni Giovanni Malagò commenta la squalifica impartita nei suoi confronti dalla Disciplinare della federazione per "mancata lealtà" e "dichiarazioni lesive della reputazione" del presidente della Federnuoto Paolo Barelli, denunciato dal Coni per una presunta doppia fatturazione.

Il caso era nato per una denuncia del Coni, presieduto da Malagò, alla Procura della Repubblica di Roma, per una presunta doppia fatturazione per lavori di manutenzione della piscina del Foro Italico in occasione dei Mondiali di nuoto. Nel registro degli indagati era stato iscritto il presidente della Federnuoto Barelli, ma il pm aveva chiesto al gip l’archiviazione. La partita giudiziaria era stata poi riaperta dalla decisione di Barelli di chiedere un supplemento delle indagini, tuttora in corso. Nei mesi la controversia è proseguita; intanto, la commissione disciplinare non ha accettato le controdeduzioni del Coni e ha squalificato Malagò in qualità di tesserato della Federnuoto, in quanto presidente del Circolo Canottieri Aniene di Roma, nonché presidente del Coni. Per lui, quindi, è prevista la sospensione per 16 mesi "da ogni attività sociale e federale".

Malagò ha appreso la notizia mentre era a Bergamo, poco prima di intervenire al convegno “Quale futuro per i prossimi 100 anni del Coni”, promosso al teatro Donizetti dal Comitato olimpico nazionale orobico. Nell’occasione, ha spiegato: “Sono laico, non rispondo ai partiti e non sono un uomo dell’apparato. Per esempio, ho fatto la riforma della giustizia sportiva, fortemente voluta dall’opinione pubblica, dai tesserati e dagli sportivi. Non è stato facile, anche per il continuo cambio degli interlocutori politici: in pochi anni ho conosciuto 3 governi e ben 4 ministri con delega allo sport. Purtroppo, però, anche nel mondo dello sport non mancano melassa e conservatorismo, e ci sono parecchie sacche di resistenza, che non vogliono cambiare. Ma il mio impegno proseguirà”.

Dopo aver espresso il proprio parere sulla squalifica, Malagò ha continuato evidenziando il valore sociale della pratica sportiva: “Lo sport si fa sul territorio, vera e propria spina dorsale della pratica sportiva. Per questo è importante che chi se ne occupa sia serio e non abbia scopo di lucro”. L’ex presidente della Provincia di Bergamo, negli anni già impegnato nella promozione dello sport sul territorio, Valerio Bettoni, lo incalza: “Ultimamente si è progressivamente tornati a centralismi che indeboliscono il territorio e che allontanano il volontariato, l’anima dello sport. Per questo, bisogna tornare a dare spazio all’ambito locale e porre un limite ai mandati che si possono effettuare”.

Dal canto suo, Malagò concorda, aggiungendo: “Oggi il presidente del Coni è l’unica carica che ha il vincolo di due mandati, mentre tutte le altre non hanno limiti temporali. Il mondo dello sport ha bisogno di profonde modifiche, con la definizione di una nuova legge quadro, che auspico dovrebbe essere proposta da alcuni parlamentari sensibili a questo tema”. Dello stesso avviso il giornalista de “La Gazzetta dello sport” Daniele Redaelli: “Il rinnovamento di cui c’è bisogno non è legato tanto all’età anagrafica, non è una rottamazione, quanto un cambiamento a livello di sistema. Un sistema che non può cambiare con persone che ne sono protagoniste da decenni”.

Il confronto, quindi, si è spostato sul tema centrale del convegno: il futuro dello sport italiano e sulla necessità di riscoprire il suo valore sociale. Il rettore dell’università degli studi di Bergamo Stefano Paleari ha evidenziato come “sport, cultura e istruzione siano parte di un unico sistema educativo” e il presidente del Coni regionale Pier Luigi Marzorati ha concluso sottolineando gli effetti positivi che ha per la crescita dei ragazzi. Analogamente, il direttore operativo dell’Atalanta Roberto Spagnolo e il team manager della Foppapedretti Andrea Veneziani ne hanno rimarcato la dimensione formativa per i giovani.

Infine, un ricordo a Yara Gambirasio alla quale, anche quest’anno, è stata intitolata la dieci giorni de “Lo sport contro la violenza”, che propone gare e incontri a tema, a Bergamo e a Brembate di Sopra. Il sindaco del Comune brembatese, Diego Locatelli, spiega: “Ricordiamo con affetto la piccola Yara, che era una giovane atleta, appassionata di ginnastica ritmica. È un modo positivo per ricordarla, considerando che nelle ultime settimane il suo caso è tornato in auge per gli sviluppi di cronaca”. Poi, aggiunge: “Penso che la violenza sia prima di tutto un problema di cultura e l’attuale situazione di crisi può aggravarla, mentre sport e volontariato possono educare a un modo di vivere sano”.

Paolo Ghisleni

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