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Taglio ai vitalizi: gli ex consiglieri regionali annunciano ricorsi

Dario Falcini, sul Fatto Quotidiano racconta la decisione di tagliare i del 10 per cento i vitalizi agli ex consiglieri regionali lombardi e la reazione degli stessi ex consiglieri, assolutamente in disaccordo con quanto il Consiglio del Pirellone ha varato, col solito ritornello: "Se vogliono davvero risparmiare devono tagliare altrove, non qui".

Dario Falcini, sul Fatto Quotidiano racconta la decisione di tagliare i del 10 per cento i vitalizi agli ex consiglieri regionali lombardi e la reazione degli stessi ex consiglieri, assolutamente in disaccordo con quanto il Consiglio del Pirellone ha varato, col solito ritornello: "Se vogliono davvero risparmiare devono tagliare altrove, non qui".

 

A partire da adesso e fino al 2018 gli ex consiglieri di Regione Lombardia percepiranno il 10% in meno del loro vitalizio, con un risparmio di 500 mila euro ogni dodici mesi per le casse pubbliche.

Lo ha deciso l’aula del Pirellone, che ha votato un provvedimento frutto di settimane di mediazioni.

Oltre alla decurtazione temporanea della rendita, la legge porta da 60 a 66 anni l’età necessaria per meritarsi l’assegno e lo sospende a chi ha già un incarico in un altro ente pubblico.

Infine è stabilito che le somme erogate siano pubblicate sul sito istituzionale.

La norma non riguarda gli attuali consiglieri regionali, per cui il privilegio era stato cancellato tre anni fa.

I beneficiari del vitalizio – i 221 ex inquilini degli scranni nelle passate nove legislature – portano a casa 7,4 milioni di euro all’anno. Il più ricco risulta essere Luciano Valaguzza, ciellino, ex Dc e Forza Italia, che dal 2005 incassa 6mila e 319 euro lordi ogni mese.

L’ex sindaco di Milano Giampiero Borghini porta a casa 5mila e 898 euro, circa 400 in più dell’ambientalista Carlo Monguzzi, che però ha versato negli anni una quantità considerevole di contributi. La maggior parte degli altri assegni sono tra i 2 e i 3mila euro, come quelli dell’ex presidente Giuseppe Guzzetti o dell’ex leader del Movimento studentesco Mario Capanna.

I primi vitalizi sono scattati nel 1980, gli ultimi appena un anno fa.

Il taglio è passato con 57 voti a favore e 9 astensioni, quelle dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle che chiedevano un intervento più incisivo con il passaggio al sistema contributivo.

Una presa di distanze che è stata stigmatizzata in aula, ma a creare discussione è stato soprattuto il comportamento dei consiglieri del Nuovo Centrodestra, che hanno abbandonato le loro postazioni al momento del voto.

“Sarebbe stata utile una riflessione più approfondita – ha motivato il capogruppo Luca Del Gobbo – Non siamo contrari al taglio, ma non vorremmo che quello che andiamo oggi a tagliare sia vanificato dai ricorsi”. Del Gobbo potrebbe avere ragione, perché agli ex consiglieri il provvedimento non va giù e sono pronti a dare battaglia.

“Vinceremo al 99,9%” il commento di Luigi Corbani, ex esponente del Pci lombardo e attuale direttore generale dell’orchestra Verdi. Corbani, che fa parte dell’associazione che riunisce gli ex colleghi, si dice sicuro che i tribunali ribalteranno la decisione presa dall’aula del Pirellone.

Ostenta fiducia anche Alessandro Patelli, che calcola il 10% di 3mila e 686 euro. Viene da Bergamo, fece idraulico e poi il tesoriere della Lega Nord. Nel 1993 fu arrestato per una mazzetta da 200 milioni di lire del gruppo Ferruzzi e divenne famoso perché si diede pubblicamente del “pirla”. “La legge, per come è scritta, è attaccabile in qualsiasi punto – spiega – perché mischia le competenze regionali e quelle nazionali. Inoltre i soldi risparmiati finiranno a Roma, senza alcun beneficio per i cittadini del territorio. In media il nostro vitalizio è sui 2mila 700 euro al mese, se vogliono risparmiare bisogna guardare altrove. Ci saranno ricorsi e la Lombardia dovrà ridare indietro i soldi e pagare pure gli interessi”.

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