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Il bergamasco Rovaris per il dopo Muti all’Opera di Roma?

Giuseppe Cerasa e Giovanna Vitale su La Repubblica provano a capire chi potrà sostituire Riccardo Muti al Teatro dell'Opera di Roma. Nell'identikit del successore c'è una donna, magari giovane e italiana. Ma si parla anche del bergamasco Corrado Rovaris che dirige la Filarmonica di Philadelphia.

Giuseppe Cerasa e Giovanna Vitale su La Repubblica provano a capire chi potrà sostituire Riccardo Muti al Teatro dell’Opera di Roma. Nell’identikit del successore c’è una donna, magari giovane e italiana. Ma si parla anche del bergamasco Corrado Rovaris che dirige la Philadelphia Opera Company. 

 

Il successore di Riccardo Muti non ha ancora un nome, ma un identikit, quello sì, ed il presidente della Fondazione Teatro dell’Opera ce l’ha ben stampato in testa: "Donna, giovane e, perché no?, italiana".

L’unica scelta possibile per sostituire colui che, in realtà, sostituibile non è: a meno di non sparigliare le carte giocando su un mix di sorpresa e novità, appunto, senza sacrificare il curriculum. A contendersi il podio del Costanzi sono al momento in tre: la pianista lombarda Gianna Fratta, 41 anni, prima donna a dirigere i Berliner Symphoniker e prima italiana sul podio dell’Opera di Roma, esperienze con le maggiori orchestre del mondo, dal 2009 Cavaliere della Repubblica; l’australiana Simone Young, classe ’61, già direttore dell’Opera a Sydney e ora della Statale di Amburgo; la newyorkese Marin Alsop, classe ’56, direttore della Baltimore Symphony Orchestra.

In alternativa, in cima alla lista dei desideri ci sarebbe Corrado Rovaris, direttore della Philadelphia Opera Company (dove però ha un contratto blindato), già allievo di Muti alla Scala e, come lui, profondo conoscitore dell’opera verdiana.

E per completare gli organici al femminile, il tocco di classe nei desiderata di Marino, sarebbe avere alla guida del corpo di ballo Eleonora Abbagnato, étoile dell’Opera di Parigi, al posto del dimissionario Micha van Hoecke.

Va di corsa, il sindaco Marino. Questo dirà con chiarezza oggi al sovrintendente Carlo Fuortes nell’incontro convocato per stabilire come rispondere allo schiaffo che ha schiacciato il Costanzi nell’angolo esponendolo a una figuraccia planetaria.

"Il cda del 2 ottobre valuterà le nostre proposte: per allora avremo individuato sia il nuovo direttore, sia che cosa fare del teatro. Se cioè chiuderlo, oppure provare a farlo funzionare" spiega l’inquilino del Campidoglio.

Quindi la chiusura del Teatro dell’Opera non è solo una minaccia, sindaco: si rende conto che lei potrebbe essere il commissario liquidatore di una istituzione secolare?

"Sarebbe una decisione estrema ma è nel novero delle possibilità. Vorrei ricordare che anche Londra e Parigi, in un momento di difficoltà, hanno chiuso i rispettivi lirici e li hanno fatti ripartire da zero, diventando poi competitivi nel mondo".

Sta raccontando un sogno, sindaco: specie dopo l’addio di Muti l’Opera di Roma è considerata serie B.

"Per questo siamo ancora indecisi se scioglierla o no. Anche perché, per il livello che esprime attualmente, non si giustificano le spese sostenute: questo è infatti il teatro più caro d’Italia, ogni anno riceve dal Comune 17 milioni di euro, ricompensati con una conflittualità senza paragoni. Da nessun’altra parte un primo violino si sarebbe potuto rifiutare di seguire Muti in tournée in Giappone, com’è avvenuto qui. Noi siamo per abbattere tutti i privilegi".

Quali per esempio?

"Lei lo sa che ci sono musicisti autorizzati a suonare con altre orchestre in giro per il mondo pur avendo un contratto a tempo indeterminato con l’Opera di Roma?".

Sostituire Muti però non sarà facile. Si parla anche della possibilità di far slittare la prima dell’Aida.

"Io sono assolutamente contrario. L’Aida si farà con il nuovo direttore. Al massimo entro 15 giorni avremo il nome. Il rischio, altrimenti, è di fare l’ennesima figuraccia da italiani inconcludenti: una cosa che ci dobbiamo e possiamo risparmiare".

Ma con Muti è tutto finito, sindaco?

"Per la verità non escludo, dopo aver stabilizzato il teatro, di poter recuperare un rapporto con lui. Che è e resta direttore onorario a vita".

Sarà complicato fargli dimenticare l’irruzione dei sindacalisti nel suo camerino.

"Dove non sono andati certo per cantargli l’Ernani. Ma per metterlo in difficoltà: sotto ricatto. Ed ecco il risultato".

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