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Il precedente

Quando la prova del Dna è sbagliata: il caso del barista scagionato

La prova del Dna sembrava averlo incastrato, un po' come sta succedendo a Massimo Giuseppe Bossetti. Ma la controprova lo ha scagionato. E' successo a Peter Neil Hankin, il barista inglese incarcerato il 13 febbraio del 2003 vicino a Liverpool con l'accusa di aver ucciso la 24enne Annalisa Vincentini

La prova del Dna sembrava averlo incastrato, un po’ come sta succedendo a Massimo Giuseppe Bossetti. Ma la controprova lo ha scagionato.

E’ successo undici anni fa a Peter Neil Hankin, il barista inglese incarcerato il 13 febbraio del 2003 vicino a Liverpool con l’accusa di aver ucciso la ventiquattrenne Annalisa Vincentini durante la rapina a una coppietta a Castiglioncello, in provincia di Livorno, dove il ventitreenne cittadino britannico giurava di non essere mai stato. E alla fine è stato prosciolto da un giudice londinese per "un manifesto errore nella schedatura genetica".

Ricevuto il profilo genetico dell’omicida così come il Ris lo aveva rilevato in più punti della pineta della rapina a Castiglioncello, era stata Scotland Yard a chiamare i carabinieri di Livorno: "Abbiamo il vostro uomo, il ‘biondino’ assassino della pineta, c’è coincidenza tra il Dna dell’omicida e quello di un barista della periferia di Liverpool finito nella banca data genetica per guida in stato di ebbrezza".

E così a Livorno i carabinieri avevano festeggiato la soluzione del caso senza però trovare tracce del passaggio di quel "biondino" sulla costa. "Non importa, la prova del Dna è schiacciante" sostennero.

Invece ecco il colpo di scena. Il tribunale londinese di Bow Street, di fronte al quale Hankin compare a febbraio e che concede la libertà su cauzione al barista, ordina una controprova del Dna e dopo qualche settimana Scotland Yard ammette l’errore: "Abbiamo esteso la verifica ad un numero maggiore di regioni genetiche rispetto alle 8 controllate originariamente e su una di queste non c’è coincidenza tra il Dna di Hankin e quella dell’assassino della pineta".

E così Hankin è stato prosciolto con formula piena. Ha pianto quando il suo avvocato gli ha telefonato la notizia al pub dove lavora, e ha detto che non gli basteranno semplici scuse. "Voglio un risarcimento, chi ha sbagliato nell’identificarmi dovrà pagare" ha dichiarato Hankin".

"Non ho mai posseduto un pistola, non sono mai stato in Italia e venti persone potevano testimoniare che il 19 agosto, giorno dell’omicidio in Italia, ero qui al Buckley’s pub, per servire birre alle persone tornate da un funerale".

 

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