“Il nostro assistito non ha assolutamente chiesto di essere sottoposto al test della macchina della verità: è una notizia falsa”: è perentoria la risposta dell’avvocato Silvia Gazetti, difensore di Massimo Bossetti, alle indiscrezioni lanciate venerdì 5 settembre dalla trasmissione di Rete 4 “Quarto Grado” secondo la quale l’uomo, accusato di essere l’assassino di Yara Gambirasio, avrebbe fatto richiesta di provare la propria innocenza tramite la prova del poligrafo.
Una smentita che arriva a pochi giorni da quella che ormai è invece una certezza, ovvero la presentazione dell’istanza di scarcerazione: gli avvocati di Massimo Bossetti, Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, stanno preparando con meticolosità i documenti che finiranno sul tavolo del Gip Ezia Maccora mercoledì 10 settembre.
Una decisione maturata dopo che il loro assistito ha passato in una cella di isolamento gli ultimi due mesi e mezzo, "pur proclamandosi sempre innocente e senza che dalle indagini emergessero altri elementi a sostegno della tesi dell’accusa".
Toccherà al gip Maccora, che al momento dell’arresto aveva deciso di non convalidare il fermo per il pericolo di fuga, come richiesto dal pm Letizia Ruggeri, ma aveva comunque disposto il carcere per Bossetti in quanto a sua carico c’erano gravi indizi di colpevolezza e il rischio di reiterazione del reato, decidere se accogliere o meno la richiesta della difesa: l’accusa non è riuscita a dimostrare il movente, non ha l’arma del delitto e non ha ottenuto da Bossetti un’ammissione o una confessione e l’unico elemento al quale rimane aggrappata è la prova del dna.
Ed è proprio facendo leva sulla mancanza di ulteriori indizi a carico del proprio assistito che Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni faranno leva per ottenerne la scarcerazione.
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