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La lettera

Paganoni, Patto Civico: “Nessuna bandiera su vittime di Vallanzasca” fotogallery

Simone Paganoni, consigliere comunale a Bergamo per Patto Civico, interviene sulla bocciatura in consiglio comunale a Dalmine della proposta del centrodestra per ricordare Luigi D’Andrea e Renato Barborini, le due Guardie di Polizia barbaramente assassinate per mano della banda Vallanzasca il 6 febbraio 1977 presso il casello autostradale di Dalmine.

Simone Paganoni, consigliere comunale a Bergamo per Patto Civico, interviene sulla bocciatura in consiglio comunale a Dalmine della proposta del centrodestra per ricordare Luigi D’Andrea e Renato Barborini, le due Guardie di Polizia barbaramente assassinate per mano della banda Vallanzasca il 6 febbraio 1977 presso il casello autostradale di Dalmine.

 

Egregio Direttore,

ho letto, con profonda amarezza, quanto accaduto durante l’ultimo consiglio comunale di Dalmine. Fossi stato un consigliere di quella amministrazione avrei certamente votato a favore della mozione presentata dal consigliere Iodice in ricordo di Luigi D’Andrea e Renato Barborini, le due Guardie di Polizia barbaramente assassinate per mano della banda Vallanzasca il 6 febbraio 1977 presso il casello autostradale di Dalmine. Lo avrei fatto ma, nel contempo, avrei anche “tirato le orecchie” al collega Iodice.

Ha ragione la signora Gabriella Vitali (vedova di Luigi D’Andrea) quando auspica, per il futuro, un freno alle divisioni politiche che sembrano essere alla base di quella bocciatura ma le divisioni si smorzano e si annullano quando queste mozioni, presentate in un contesto politico, vengono prima condivise e non presentate unilateralmente solo per poter mettere la propria bandiera sull’iniziativa. Un concetto che, purtroppo, il centrodestra sembra proprio non voler perseguire.

Due anni fa, a Bergamo, il centrodestra presentò una mozione per affiggere sulla facciata di Palazzo Frizzoni una fotografia dei due Marò, ancora oggi, in attesa di un processo; la mozione venne da noi contestata anche perché presentata senza una preventiva condivisione con i gruppi di minoranza. Al contrario, non più di tardi di qualche giorno fa, il centrosinistra ha ipotizzato l’affissione dell’effige di una colomba per la pace e, per farlo, ha prima coinvolto tutti i gruppi consiliari (compresi quelli di minoranza). Durante questo confronto abbiamo anche modificato il testo del comunicato (su mia richiesta) e deciso di spostare la foto dei due Marò su Palazzo Uffici (richiesta avanzata dal gruppo di minoranza della Lega Nord); quando un’amministrazione decide di condividere questo genere di mozioni, il risultato non può che essere migliore. Oggi, invece, leggo che il solo centrodestra di Bergamo ha deciso di ripresentare la stessa mozione presentata a Dalmine e, francamente, non capisco perché il centrodestra continui a prediligere la volontà di mettere la propria bandierina politica su eventi di questa portata piuttosto che condividerli con tutti gli altri gruppi. Una scelta sbagliata che il centrodestra ripete negli anni e che fa torto alle stesse richieste di superamento delle divisioni politiche proposte dalla vedova dell’agente D’Andrea. Non entro nel merito, poi, dell’opportunità di ricordare a Bergamo un fatto accaduto fuori Bergamo (ripeto, a scanso di equivoci, che, se fossi stato un consigliere di Dalmine avrei certamente votato a favore della mozione presentata nel comune in cui i fatti sono avvenuti).

Come nel non voler prima condividere con gli altri gruppi, anche questa scelta di presentare la mozione in un luogo diverso sa molto di provocazione, di voler cercare lo scontro e il voto contrario per poter poi contestare. L’esatto opposto di quello che, queste iniziative (come quella dalla Colomba affissa fuori da Palazzo Frizzoni e condivisa con tutti), dovrebbero insegnare.

Ritengo il fatto ancor più grave se si pensa che questi giochi di bassa politica li si propone coinvolgendo due persone barbaramente uccise, un vero e proprio non-senso anche perché, come dice la vedova di D’Andrea: “quei due ragazzi morti non lo meritano”.

Simone Paganoni

Patto Civico

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