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Fatti e misfatti

Troppi galli nel pollaio? Difficile che Marino rimanga all’Atalanta

Con l'arrivo di Sartori, la dirigenza dell'Atalanta è tra le più prestigiose della Serie A. Come potranno convivere due figure di spicco come Sartori e Marino? Luciano Passirani traccia un quadro del futuro nerazzurro.

di Luciano Passirani

Il ricordo dei Bortolotti,  con i quali ho lavorato,  riempie l’animo del tifoso bergamasco e il mio.  Purtroppo non altrettanto suffragato da fatti, o meglio memorial, concreti. L’appuntamento per il trofeo dedicato ai Bortolotti si disputa ancora in uno stadio intitolato agli Atleti Azzurri d’Italia. Vecchia storia mai seriamente affrontata da giunte seppur di colore politico  diverso. Di certo nessuna di queste aveva dentro il vero ricordo di Cesare e Achille. Guardo a Cesena, per il memorial Lugaresi, con la Juventus campione d’Italia invitata di lusso. Spettatori paganti 17.626, niente male, pur considerando la festa per la prima uscita dei neopromossi cesenati. A Bergamo per il Trofeo Bortolotti, con tutto il rispetto per Lugaresi, un’altra storia, solo 5.185 paganti. Confronto impietoso. A riprova che il pubblico accorre dove almeno sulla carta c’è grande calcio. Ricordo dei grandi presidenti a parte, non poteva essere il Nantes, squadra francese con un dna targato spesso  Ligue 2,  a fare lievitare l’interesse per la serata. Ci si è divertiti solo ai rigori, dove grazie alle decisive parate di Sportiello abbiamo tenuto il trofeo in casa.

Meglio voltare pagina con gli occhi puntati in tribuna e tra gli addetti ai lavori sul ruolo futuro piuttosto che  sul probabile addio di Pierpaolo Marino. A dispetto delle recenti dichiarazioni di Percassi ("Puntiamo a strutturare la società con top manager"), non sono pochi a pensare che troppi galli nel pollaio portino confusione. Dichiarazioni rilasciate, in occasione della presentazione del nuovo responsabile dell’area tecnica Sartori, ("Marino farà solo il direttore generale"), che ha destato più di un punto interrogativo. Un dejà vu, per "Giulio Cesare" Marino. A Napoli , Marco Giunio Bruto vestì i panni di Aurelio De Laurentiis, ora la proprietà tanto ermetica sembra diventare giustizialista. Non sono mancati segnali nel corso degli ultimi mesi. Dalle dichiarazioni di Luca Percassi che criticava il mercato invernale di Marino, all’ordine perentorio da parte dello stesso presidente di sfoltire la rosa, soprattutto svecchiandola. Impossibile per un rigoroso bilancio come quello atalantino dover stipendiare quaranta giocatori. E vedere i nostri giovani giocare in squadre pari grado Sarà l’epilogo di un matrimonio? Fatico a credere che Marino possa accettare di essere circoscritto nel ruolo di semplice direttore generale. Pur con le aumentate incombenze da seguire in Lega Calcio, come Percassi tiene a sottolineare. La verità non si farà attendere. Sarà solo una questione di un accordo sulla buonuscita? Marino finirà alla corte di Thohir come dicono dalle parti di Milano, sponda Inter? E ora che ne sarà di Zamagna, mai protagonista e fin troppo supino a Marino? Per non parlare di "missing" Beppe Corti, dopo l’ingombrante arrivo di Costanzi. Marino può continuare a sogghignare. Il modello Chievo salvatosi all’ultima giornata non basterà di certo alla proprietà. Rivoluzionata la guida tecnica ora servono investimenti in prospettiva.

La tranquilla salvezza non basta più a nessuno. La proprietà ha deciso di correre questo rischio. A Bergamo l’ultimo nome celebre a pagare fu un certo Marotta. L’esame non riguarda il solo Colantuono. La proprietà attende risposte da tutte le componenti cittadine. Non a caso Percassi tiene a precisare che il progetto stadio verrà presentato solo a problemi risolti. "Gori è disponibile". Quando lo vedremo allo stadio, ora che non siamo più in campagna elettorale? La prima risposta dal numero degli abbonamenti. Se non saranno almeno 12.000 significherà che la principale componente cittadina aspetta per crederci. Ma intanto tiene banco il dopo Marino.

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