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L'intervista

Dopo la malattia Pettinari torna come mister: “La mia vendetta contro il destino”

Dopo la malformazione al cuore che l'ha costretto a chiudere col calcio giocato a 27 anni, l'ex atalantino torna come allenatore de La Querce, squadra toscana di Seconda categoria: "Chiusa una porta, spero si apra un portone. Il mio modello è Guardiola"

“Adesso voglio riprendermi quello che il destino mi ha tolto”. Dopo lunghi mesi di buio Leonardo Pettinari torna a vedere la luce. 

L'ex giocatore dell'Atalanta a 28 anni rientra nel mondo del calcio come allenatore de La Querce, squadra di Seconda categoria della provincia Prato, zona di origine di Leonardo.

Una notizia che gli ha fatto tornare quel sorriso che aveva perso due anni fa, quando a causa di una malformazione al cuore (sul ventricolo sinistro ha un tessuto cicatriziale e adiposo al posto del tessuto muscolare ma ancora non si sa se si tratta di una questione genetica o di una miocardite regredita che ha lasciato una cicatrice), fu costretto ad abbandonare il mondo del calcio e dire addio a quel grande sogno che cullava fin da bambino.

E' stato il momento più brutto della mia vita, una situazione difficilissima da superare – racconta Pettinari a Bergamonews - . Ero nel momento migliore della mia carriera, e all'improvviso fui costretto ad abbandonare tutto. Ma ho sempre cercato di pensare positivo, capendo che la scoperta di quella malformazione forse mi ha salvato la vita. Dopo aver smesso sono tornato al mio paese, e con l'affetto degli amici di sempre e della mia famiglia sono riuscito a superare l'amarezza”.

Dopo la delusione Leonardo inizia a coltivare un nuovo sogno: “Il mio desiderio è sempre stato quello di rimanere nel mondo del calcio. Ma soprattutto sul campo. E quindi il ruolo di allenatore era quello che avevo pensato. Adesso si è presentata questa occasione, nel mio paese e con una squadra formata da tanti amici che mi sono stati vicini nei momenti di difficoltà. Anche per questo ho deciso di ripartire da qui”.

Tornando alla carriera da calciatore, dopo aver stupito tutti con il Cittadella, Pettinari arriva a Bergamo nel 2010. Un buon inizio, ma poi si perde un po' per strada: “A Bergamo ho ancora un sacco di amici, oltre che di tifosi che mi adorano. Sono sempre stato trattato molto bene. Auguro a tutti i giocatori di provare un'esperienza simile. C'è un ambiente fantastico intorno alla squadra, fatto di gente che vive per il calcio. Ero partito bene in maglia nerazzurra, giocando spesso. Poi mi sono un po' perso, anche per alcune scelte tecniche a me sfavorevoli. Solo ora che sto iniziando a fare l'allenatore capisco quelle decisioni e quanto sia difficile gestire una rosa formata da tanti elementi”.

L'ex esterno ha un grande rimpianto legato all'avventura bergamasca: “Quello di non aver potuto dare sempre il 100 %. Questo non è dipeso da me, ovviamente, ma la causa è stata il problema che ho avuto. Negli ultimi mesi a Zingonia iniziavo ad avvertire qualche fastidio, per questo a volte mi limitavo in campo”.

Mentre il ricordo più bello è ancora stampato nei suoi occhi: “Non dimeticherò mai l'emozione del primo gol, alla prima partita di campionato di Serie B, in casa contro il Vicenza, davanti a 20 mila tifosi e con una cornice fantastica. Una gioia indimenticabile”.

Adesso la nuova avventura, con grandi motivazioni: “Spero di diventare un grande allenatore, anche se so già che sarà un percorso ancora più difficile rispetto a quello per diventare giocatore. Ma ho tanta voglia, di imparare e di lavorare per raggiungere i miei obiettivi. Sarebbe un po' la mia vendetta contro un destino che con me è stato piuttosto ingrato. Diciamo che chiusa una porta, si potrebbe aprire un portone”.

Anche a livello di modulo Pettinari ha già le idee chiare: "Ho in mente è un 4-3-3, alla Barcellona di Guardiola, il mio grande idolo e modello da seguire. Ma come ogni bravo tecnico dovrò cercare soprattutto di adattarmi ai giocatori che avrò a disposizione. In ogni caso, la mia prima regola sarà quello di far divertire e di divertire i miei ragazzi attraverso il bel gioco: è questo il modo per raggiungere i risultati".

Un grande sogno potrebbe essere quello di tornare a Bergamo da mister? "Quello non è un sogno, è un super sogno. Ma è meglio rimanere con i piedi per terra. Dopo la mia vicenda ho imparato a pensare a obiettivi vicini, da raggiungere a breve, e non troppo a lungo termine. Non sai mai cosa ti può succedere nella vita".

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