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Bergamo

Omaggio a Sergio Leone: “C’era una volta il cinema” di e con Fabio Santini

Fabio Santini torna a Bergamo con il suo omaggio al Mito di Sergio Leone, alla Musica di Ennio Morricone: una specie di one-man-show che mette al centro della serata l’opera di un genio i cui film non sono mai passati di moda, perché, come ha di recente dichiarato Quentin Tarantino, “Leone ha inventato il cinema moderno”.

Fabio Santini torna a Bergamo con il suo omaggio al Mito di Sergio Leone, alla Musica di Ennio Morricone: "C’era una volta il Cinema", che abbiamo già potuto apprezzare a Notti di Luce due anni fa, va sul palco del cortile degli ex-Ospedali Riuniti all’interno della manifestazione "Bergamo estate 2014", domenica 20 luglio, ore 21, ingresso gratuito. In caso di pioggia, si terrà giovedì 24.

“Quando l’ho varato nel ’97 – dichiara Santini a Bergamonews – pensavo che lo avrei portato sino al ’99, giusto per celebrare il decennale della scomparsa di Leone, datata 30 aprile ’89. E invece, dopo 17 anni e 406 repliche, riconoscimenti internazionali e recensioni sempre positive, il mio spettacolo è ancora di grande attualità, forte degli spezzoni di film immortali, delle colonne sonore di Morricone, della messe di aneddoti e dietro le quinte che sono alla base del copione di questa ora e mezzo di teatro e cinema, di giornalismo e musica”.

Di passione ed emozioni, aggiungiamo noi.

Quello di Fabio Santini, cultore e studioso del grande regista, è una specie di one-man-show che mette al centro della serata l’opera di un genio i cui film non sono mai passati di moda, perché, come ha di recente dichiarato Quentin Tarantino, “Leone ha inventato il cinema moderno”.

Ciò che colpisce dello spettacolo è la forza che Santini comunica dal palco, l’aver saputo ritagliare su se stesso tra opere d’arte come "C’era una volta in America", oppure "C’era una volta il West" , il ruolo di comunicatore discreto che si esprime con un linguaggio semplice ed efficace, l’essere riuscito nella coniugazione di due forme d’arte così lontane come cinema e teatro.

Nel testo non c’è una parolaccia eppure se c’è da ridere, si ride con gusto.

Spesso il racconto raggiunge livelli di suggestione altissimi come quando l’autore-attore racconta di come Leone recuperò uno spento Lee Van Cleef, condannato all’isolamento da Hollywood perché alcolizzato. O quando chiude con il suo personale omaggio alla nostalgia, un sentimento che Leone seppe sublimare e narrare come nessun altro.

Spettacolo per la famiglia, per chi ama il cinema e la grande musica. “Per la gente – conclude Santini – a cui Leone regalava piccole grandi opere d’arte popolare”.

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