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Il libro

A un secolo dalla strage il nipote di Pianetti scrive “Cronaca di una vendetta”

A 100 anni dalla strage di Simone Pianetti, venerdì 11 luglio, alle 20.30, all’Oratorio di Camerata Cornello, sarà presentato il libro "Cronaca di una vendetta". La vera storia di Simone Pianetti, scritto dal nipote Denis Pianetti. Il volume è edito da Corponove.

Realizzato in occasione dei 100 anni della mai dimenticata strage di Camerata Cornello ed San Giovanni Bianco dove il 13 luglio 1914 Simone Pianetti uccise a fucilate per vendetta ben sette persone, tra cui il parroco, il medico e il segretario comunale, il corposo volume (quasi 570 pagine), ricostruisce - come recita il sottotitolo - La vera storia di Simone Pianetti.

Il suo passato ribelle, la giustizia solitaria, la fuga romanzesca. Una fra le più appassionanti vicende della Belle Époque. Un enigma mai risolto. Sulla scorta dei testi dell’epoca, integrati da importanti documenti inediti e da nuove testimonianze raccolte anche in famiglia, l’autore ha realizzato uno studio assai articolato e approfondito, nel quale la narrazione dei fatti viene integrata con la presentazione delle varie ipotesi circa le cause e le conseguenze della strage e viene tracciato un quadro dettagliato e attendibile delle infruttuose ricerche del pluriomicida, dando conto delle polemiche sorte in merito alla conduzione delle operazioni e all’atteggiamento discorde della popolazione e fornendo un ampio panorama di tutte le congetture formulate negli anni circa la scomparsa del ricercato.

Compito particolarmente complesso e delicato quello di Denis Pianetti, perché nella sua qualità di componente della famiglia era esposto al rischio di interpretare la vicenda da un punto di vista parziale. Rischio scongiurato dalla massima obiettività con cui ci propone la ricostruzione dei fatti, l’analisi psicologica del protagonista e dei vari personaggi, la sintesi delle dispute, e l’attenta interpretazione del dibattito che si sviluppa da un secolo.

PRESENTAZIONE

I tragici spari del 13 luglio 1914, dopo aver seminato scompiglio tra le popolazioni della Valle Brembana ed alimentato le cronache quotidiane dei giornali locali e nazionali, erano poi stati coperti dai ben più assordanti rumori della Grande Guerra e, almeno presso il vasto pubblico, il dolore per le sette vittime di San Giovanni Bianco e Camerata Cornello era stato travolto dal dramma cosmico delle centinaia di migliaia di soldati morti al fronte. Messa in sordina nei decenni successivi, per le ragioni che sono ben spiegate nel presente libro, la strage tornò a occupare le cronache a partire dagli anni Cinquanta, per essere poi rivissuta, arricchita di particolari nuovi, curiosi e a volte inverosimili, in occasione dei vari decennali.

Finché nell’ultimo scorcio del Novecento l’attenzione alle sventurate gesta di Simone Pianetti è diventata più minuziosa, coinvolgendo oltre ai giornalisti, anche ricercatori storici, narratori, registi, attori, musicisti e poeti, che vi hanno dedicato saggi, romanzi, rappresentazioni teatrali e composizioni di vario genere, a volte ben supportate dalla documentazione, altre caratterizzate da ricostruzioni abbastanza plausibili e altre ancora condite con interpretazioni personali più o meno libere e fantasiose.

Nel frattempo si è accresciuto il dibattito sulla vicenda, imperniato soprattutto sulla figura del protagonista e teso a far luce su tutti gli aspetti della sua vita, dagli anni della giovinezza e del periodo americano, alle cause scatenanti la sua collera vendicativa sfociata nella strage del 13 luglio, ai particolari della fuga e delle affannose ricerche dei mesi successivi, fino all’enigma della definitiva scomparsa.

Senza trascurare l’analisi e l’interpretazione in chiave attuale delle polemiche e delle contrapposizioni ideologiche e politiche che infuriarono nel periodo immediatamente successivo ai fatti. A mano a mano che il dibattito si sviluppava, mediante incontri pubblici, presentazione di nuovi documenti e testimonianze e redazione di testi, cresceva il desiderio di delineare in maniera definitiva e il più possibile realistica i termini della vicenda e di arrivare finalmente a fare il punto sullo stato delle ricerche.

Desiderio che non coinvolgeva solo gli storici, ma anche la gente comune, non ultime le giovani generazioni, introdotte dai genitori o dai nonni alla sinistra figura del Pianetti, per quanto spesso solo in modo confuso e superficiale. Il presente libro è la risposta a queste aspettative.

Denis Pianetti, discendente della famiglia in quanto pronipote di Pasquale, fratello di Simone, vi ha raccolto il frutto di decenni di appassionate e minuziose ricerche condotte in Italia e in America, animato dalla volontà di ricostruire con chiarezza i fatti, scindendoli dalle opinioni, dalle interpolazioni e dai travisamenti che si sono sovrapposti nel corso dei decenni. Sulla scorta dei testi dell’epoca, integrati da importanti documenti inediti e da nuove testimonianze raccolte anche in famiglia, l’autore ha realizzato uno studio assai articolato e approfondito, nel quale la narrazione dei fatti viene integrata con la presentazione delle varie ipotesi circa le cause e le conseguenze della strage e viene tracciato un quadro dettagliato e attendibile delle ricerche del pluriomicida ad opera dalla forza pubblica nel periodo immediatamente successivo al 13 luglio, dando conto delle polemiche che si svilupparono in merito alla conduzione delle operazioni e all’atteggiamento discorde della popolazione e fornendo un ampio panorama di tutte le congetture formulate negli anni circa la scomparsa del ricercato.

Il compito di Denis Pianetti è stato particolarmente complesso e delicato, perché nella sua qualità di componente della famiglia era esposto al rischio di interpretare la vicenda da un punto di vista parziale. Così non è stato: la ricostruzione dei fatti e dei fenomeni connessi, l’analisi psicologica del protagonista e dei vari personaggi, la sintesi delle dispute che si svilupparono attorno agli avvenimenti sono proposte con la massima obiettività e sono basate esclusivamente su dati di fatto o sull’attenta interpretazione degli elementi emergenti dal dibattito di allora. L’opera assume quindi una rilevante importanza, in quanto fa il punto su un secolo di ricerche e di discussioni, mettendone in luce i contributi alla verità storica, senza trascurare di scandagliare la società brembana del tempo, apparentemente così diversa, ma forse non troppo, da quella di oggi.

L’auspicio è che dalla lettura di questa intrigante storia possa dare al lettore la consapevolezza di ciò che è stato, razionalmente e al di là di ogni inopportuna mitizzazione.

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