Venerdì 11 luglio sul palco della Franvi Beer Fest di Torre de’ Roveri ci sarà la band bergamasca dei “Glass Cosmos”, che eseguirà i brani del suo primo disco "Disguise of the Species", disponibile dal 16 luglio in formato fisico sul sito e sul Bandcamp del gruppo e in digitale nei principali store.
L’appuntamento, a ingresso gratuito, è alle 22 al centro sportivo di Torre de’ Roveri, in via Papa Giovanni XXIII, 6. Il gruppo dei “Glass Cosmos” è un’alternative band formata da quattro elementi provenienti da Bergamo: Francesco Bianchi (voce), Florian Hoxha (chitarra), Francesco Arciprete (basso e seconde voci) e Matteo Belloli (batteria). Amici di lunga data, dopo essere stati coinvolti in iniziative musicali di diversa natura, nell’autunno del 2011 decidono di unirsi e di sviluppare un nuovo progetto. Attraverso le proprie convinzioni, la band sta cercando di 'essere' piuttosto che di 'appartenere'. Il suono oscilla tra groove energici e potenti aperture di delay e di riverbero che creano un'atmosfera suggestiva e melodica. “Chrono” è il primo singolo rilasciato della band ed è stato registrato presso i Massive Arts Studios di Milano. Il brano è stato pubblicato assieme ad un videoclip (facilmente rinvenibile su YouTube) che ha riscosso dei feedback positivi in Italia e nel resto dell'Europa. La band ha da poco ultimato il proprio album di debutto,
Disguise of the species', che vedrà la luce a luglio 2014. Gli 11 brani del LP sono stati registrati al 1901 Studio di Bergamo e spaziano tra l'alternative rock e la new wave, rappresentando senza compromessi lo spirito della band. Il loro primo album, “Disguise of the Species", è un lavoro che mescola post-punk, new wave e glam rock in undici tracce ad altissimo tasso emozionale: fra di esse il primo singolo “Chrono” (http://youtu.be/GfRtE1AYxCI), che nei mesi scorsi si è guadagnato un'ottima visibilità in rete (oltre quattordicimila le visualizzazione su YouTube). Le canzoni del disco gravitano attorno al tema del tempo che trascorrendo permette una visione più lucida sulle cose e ad un altro tema molto importante come quella della condizione sociale e lavorativa dell'attuale generazione dei trentenni, sempre in bilico sul filo di un'esistenza precaria non solo a livello occupazionale. Nel raccontare le loro vite di individui o il mondo intorno i Glass Cosmos utilizzano una serie di citazioni più o meno popular che vanno dal Cicerone del brano “O tempora, o mores” fino al Beckett di “Aspettando Godot” in “Last night I killed Godot” passando per la ripresa di un celebre quadro di Renè Magritte (“L'illusione collettiva”, 1934) nella surreale copertina del disco. Quest'ultima si ricollega anche al titolo dell'intero lavoro, che nasce ancora una volta da una citazione: la “Disguise of the spieces”, cioè il camuffamento anziché l'evoluzione della specie di Darwin, è quella di molti gruppi attuali che rinunciano a una loro personalità inseguendo invece i fenomeni del momento, proprio come la sirena “rovesciata” in copertina che vorrebbe essere un pesce ma invece non lo è. A ciò i Glass Cosmos oppongono la loro voglia di Essere piuttosto che appartenere, una volontà che si traduce in un sound mesmerico capace, soprattutto dal vivo, di sorprendere e rapire gli ascoltatori.
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