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La lettera

“Clochard falso problema Io non mi sento sicura tra tossici e criminali”

Pubblichiamo una lettera di una residente del centro cittadino che si interroga sulla dibattutissima questione sicurezza, domandandosi, in base alle proprie esperienze personali, se il vero problema della zona siano i clochard sulle panchine e il decoro.

La questione della sicurezza nel centro cittadino sta tenendo banco nelle ultime settimane: in particolare il provvedimento preso dalla giunta comunale che ha deciso di installare su viale Papa Giovanni XXIII delle panchine dotate di bracciolo “anti-clochard” ha sollevato una lunga ondata di polemiche.

Pubblichiamo, a tale proposito, la lettera di una residente della zona che si chiede se quello del decoro e dei “barboni” che occupano le panchine sia il vero problema o se siano invece altre le priorità in tema di sicurezza alle quali dovrebbero rivolgere la propria attenzione i candidati sindaci.

“Ha recentemente fatto scalpore la decisione di Bandera, assessore alla pubblica sicurezza della giunta Tentorio di installare su viale papa Giovanni xxiii le ‘panchine anti-barbone’ munite di una sorta di bracciolo metallico al centro che dovrebbe scoraggiare eventuali clochard dal passarvi la notte. La proposta tocca quello che, per molti residenti della zona come me, è un nervo scoperto, in particolare da alcuni anni a questa parte. Che zone quali piazzale degli Alpini, via Fantoni e il quadrato delimitato da via Maj, via Maffei, via Pascoli e via Taramelli vivano una situazione di degrado, non è un mistero per nessuno. La vicinanza con le due stazioni sicuramente contribuisce a peggiorare una condizione che non è stata risolta nemmeno con la parziale riqualificazione dello Urban Center.

Per quanto riguarda la mia esperienza di residente, per di più donna, posso affermare di essere arrivata a un punto limite, nel quale perfino azioni quotidiane, quali parcheggiare l’auto sotto casa (con regolare contrassegno), recarmi in stazione passando per piazzale degli Alpini o rientrare dopo una pizza con gli amici mi sono precluse se mi trovo a dover camminare da sola dopo il tramonto. Temere per la mia incolumità è diventata una condizione ‘normale’, tenere una serie di precauzioni la ‘prassi’. Se devo andare in stazione la sera, per qualunque motivo, automaticamente prendo l’auto per percorrere 100 metri o sono costretta a scomodare mio padre perché mi accompagni a piedi, non passando dalla strada per noi più breve, ma facendo il ‘giro largo’, perché nemmeno avere un uomo che ti ‘scorta’ è sinonimo di sicurezza.

Se non trovo parcheggio nei posti gialli dei residenti più vicini a casa sono costretta a cercare un altro posto nelle vie circostanti e quindi a percorrere 100, 200, 300 metri di corsa guardandomi continuamente le spalle.

Queste scelte non nascono da mie paranoie, ma da una concatenazione di fatti che è venuta sommandosi e aggravandosi negli ultimi anni.

Fino a circa un anno fa posteggiavo l’auto in un parcheggio a pagamento in zona viale Papa Giovanni. È risaputo però che, nelle ore notturne, offre rifugio ad alcune persone, dal barbone che, innocuo, dorme sulla panchina accanto alle casse automatiche, al tossico che si nasconde in un angolo dietro a un’auto mentre si buca. Dopo alcuni anni passati a pagare il servizio di custodia della macchina ho deciso non rinnovare il contratto poiché, durante quel periodo, mi è capitato di trovarmi in mezzo a diverse situazioni spiacevoli, dai finestrini delle auto rotti al casco -legato con una catena e lucchetto- rubato, per non parlare dell’ascensore che dalla strada scende ai piani interrati, meta di chi cerca un posto per bucarsi o di chi entra cercando di scassinare le casse automatiche (alterato da non so quali sostanze), che non esita a rincorrere i passanti ‘rei’ di averlo interrotto o guardato male, fortunatamente la condizione pietosa in cui versa vi permette di cavarvela se non avete la macchina troppo distante dalle scale.

Le hall degli alberghi che costeggiano viale Papa Giovanni xxiii diventano allora oasi di salvezza, perché dal breve tragitto parcheggio-semaforo si viene importunati da varie persone, dagli ubriachi a piedi o in macchina, ai tossicomani in cerca di soldi; per non parlare degli spacciatori che si annidano in via Maj, nascondendosi tra le piante o dietro ai bagni chimici, che aggrediscono (fin’ora solo verbalmente, per fortuna) o seguono minacciosi chi passa sul marciapiede antistante dopo le otto di sera. In tutto questo, nella strada parallela a via Paglia, via Novelli, è situata la caserma dei Carabinieri.

Per questi motivi, ho deciso di accorciare il tragitto casa-macchina il più possibile, posteggiando la mia auto negli spazi riservati ai residenti. Negli ultimi due mesi, di notte, sono stati rotti i finestrini di tre auto e alla mia è stata forzata la serratura. Si può dunque arguire che, nonostante io corra meno rischi nel raggiungere il portone di casa (per il semplice fatto che il tragitto è notevolmente più breve) le brutte esperienze non sono cessate. Oltre a ciò il giardino di una delle scuole in zona è l’habitat preferito di tossici che, armati di bottiglietta d’acqua e siringa, scavalcano con disinvoltura i cancelli e operano agevolati dal fatto che il lampione di fronte si accende solo se ci si passa davanti e per poco tempo.

Quindi è servito a tanto mettere le reti anti-barbone attorno all’ingresso principale della scuola, mentre nelle retrovie proliferano mucchi di siringhe. La differenza è che il barbone alle 7.30 di mattina continua a dormire nel suo giaciglio e quindi ‘lede il decoro urbano’, è ‘brutto da vedere’ per gli studenti e i professori; il tossicomane, invece, a quell’ora ha già finito da un pezzo di compiere le sue mansioni e se si ricorda di raccogliere gli attrezzi del misfatto nessuno si accorgerà che è stato lì. Ma se, come me, si passa lì davanti durante le ore notturne (e non parlo certo di notte fonda, alle 21 la zona è già in piena attività) questi nuovi prototipi di saltatori di ostacoli offriranno uno spettacolo ormai abituale.

Qualche anno fa, durante la notte, alcuni di loro forzarono sia la serratura del portone di ingesso del mio condominio sia quella della guardiola per impossessarsi dei lacci emostatici e delle siringhe contenute nel kit di pronto soccorso in dotazione alla portineria. Queste stesse persone sono riconoscibili a vista poiché, durante il giorno, sostano nelle zone tra lo Urban Center e McDonald’s oppure ‘fanno le vasche’ tra viale Papa Giovanni xxiii, via Taramelli e piazzale degli Alpini chiedendo soldi. Almeno tre volte alla settimana vengo fermata sempre dallo stesso ragazzo, anche più volte nella stessa giornata. La cosa non è preoccupante più di tanto, visto che nelle ore di luce i passanti sono molti (sebbene le occhiatacce e i commenti poco lusinghieri non facciano piacere nemmeno di giorno), ma nel momento in cui ritrovi la stessa persona di notte che ti ferma al semaforo quando non passa anima viva, memore dei tuoi innumerevoli rifiuti a foraggiarlo, la situazione cambia.

Ma non operano solo tossicomani in questa zona. Se passate, principalmente nel fine settimana, in via Pascoli durante le ore di punta serali vedrete sicuramente tre o quattro persone che cercheranno in tutti i modi di indicarvi un posto libero per posteggiare l’auto. Una volta compiuta la manovra però vi si attaccheranno alla portiera impedendovi di uscire a meno che non versiate il dazio e prendendo a calci la vettura di fronte a un eventuale rifiuto, intensificando la minaccia con ingiurie e ulteriori gesti intimidatori.

E attenzione, non parlo dei due o tre ragazzi di colore che cercano di vendervi gli accendini durante le ore di luce, ma di una vera e propria banda che agisce sempre nella stessa modalità. Anche solo pensare di attraversare via Pascoli a piedi dal lato della strada che costeggia la scuola diventa allora un progetto di difficile realizzazione, soprattutto se sei da sola. Non è certo una cosa impossibile o impensabile che anche le vostre stesse figlie possano essere un giorno vittime di tali insistenze, se non peggio: in questi anni ho assistito a ‘inseguimenti’ in macchina da parte di gruppi di ubriachi che, avendo individuato una ragazza sola in auto, la seguono per tutta la città, urlandole minacce e commenti a sfondo sessuale; non è raro neppure il caso dell’uomo che si intrufola in macchina quando vede una donna sola in auto al semaforo della stazione.

Queste sono solo le mie testimonianze, ma se aggiungiamo tutte le terribili notizie di cronaca, arrivata a questo punto non posso fare a meno di porre una domanda: sono davvero i barboni che dormono sulle panchine la piaga del centro di Bergamo o sono altri i problemi verso i quali la giunta comunale dovrebbe rivolgere la propria attenzione? A quanto pare, per la giunta Tentorio è più importante erigere dei bordi alle aiuole di via Papa Giovanni e riempirle di azalee o apporre braccioli alle panchine piuttosto che pensare all’incolumità dei propri cittadini.

Ma alle soglie delle elezioni amministrative un altro quesito giunge spontaneo: cosa intendono fare i candidati sindaci per quanto riguarda la sicurezza? Qualsiasi altra promessa elettorale scolora di fronte alla necessità minima di sentirsi sicuri nelle strade della propria città”.

Lettera firmata

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